C A P I T O L O 3

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Non riuscivo a respirare: l'emozione di vedere mio cugino dopo quasi sette anni era troppo.

Mi avvicinai a lui lentamente, il silenzio regnava sovrano nella piazza di Arkadia.

Dove era stato in questi anni? Chi era con lui? Come era sopravvissuto a otto anni nel bosco da solo?

Lui sembrò leggermi lo sguardo perché sorrise piano, lasciando che la mia mano gli sfiorasse i tratti del viso mascolino: il bambino che amavo addestrare, che allenavo per la sua Natillia non c'era più.

Era un uomo quello che osservavo. Un uomo che sapeva badare a se stesso piuttosto bene a giudicare dai Lycan morti.

Non ricordavo nemmeno che avesse le ali! Non ricordavo nemmeno che esistesse una razza con le ali a Tarsais!

A parte i mutaforma che potevano assumere forme di uccelli, le streghe Ombras che durante le ore notturne potevano sollevarsi in volo usando i propri poteri sull'oscurità o usando le scope durante il giorno, oppure i rari fae che avevano il controllo sul vento e sfruttavano le correnti aeree, nessuno poteva volare a Tarsais.

Eppure mio cugino volava grazie a quelle ali che lo facevano sembrare uno dei figli di Aella, la dea dell'aria, raffigurati dai sacerdoti come umani con le ali.

- Sono sopravvissuto grazie a lui – Chres indicò l'incappucciato con la mano, facendomi vedere inavvertitamente che era piena di cicatrici di ogni tipo.

Ne avremo sicuramente discusso più tardi, ma ora volevo sapere chi aveva nascosto un membro della famiglia reale per sette anni.

Gli ero grata per aver salvato Chres, certo, ma perché non mi aveva mai contattato?

- Mostra il tuo volto straniero, così che il mio popolo possa vedere chi ha salvato il principe Chres Helintytar, figlio della sorella di mio padre –

Chi non aveva ancora capito chi fosse, rimase in silenzio, nonostante potessi percepire il loro stupore. Non era da tutti i giorni immagino, che un ragazzo creduto morto si rivelasse il cugino della regina.

Lo sconosciuto si fece avanti camminando con grazia, fino a sistemarsi accanto a Chres.

Trattenni il respiro mentre lasciava scivolare il cappuccio come mio cugino aveva fatto in precedenza: capelli castano scuro e ricci, corporatura forte ma non adatta al corpo a corpo, le labbra sensuali strette in una linea sottile, occhi grigi e profondi che rivelavano uno sguardo attento e critico. Bellissimo e sensuale, non avrei trovato altre parole per descriverlo, ma non fu per quello che rimasi senza fiato.

A Tarsais, i nostri predecessori erano stati ben attenti a non permettere che gli abitanti di nazioni diverse si frequentassero, dando origine così a una monocromatica selezione di colori dei capelli in ogni paese dell'Alleanza.

Rosso per le bufere, biondo per le maree, ebano per le braci e castano per le comete.

Ciò significava solo una cosa: un erudita delle comete era nel mio territorio senza il mio permesso, perché nonostante ci fosse l'Alleanza fra le quattro nazioni degli umani ciò non significava necessariamente che i vari governanti permettessero a membri di altre zone di Tarsais di entrare nel loro territorio.

Sussurri si sparsero per la piazza mentre anche gli altri comprendevano ciò che sarebbe accaduto: se l'erudita non avesse provato che veniva in pace l'avremmo ucciso.

- Chi sei? – la mia domanda venne fuori come un ringhio ma lo sconosciuto non si mostrò irritato.

- Il mio nome Regina Seraphyna delle bufere, è Antares Orion Malafede delle comete, fratello maggiore del principe ereditario Deneb Lucius Malafede –

The Chronicles of Tarsais - Queen of GlassDove le storie prendono vita. Scoprilo ora