Stava per far buio e i negozi erano in procinto di chiudere per la notte, quando i due giovani giunsero di fronte alla macelleria. Si guardarono intorno un po' spaesate, constatando con gioia che le strade della città di stava svuotando.
Forse nessuno avrebbe notato due figure che si nascondevano tra i vicoli, ma comunque di lanciarono uno sguardo imbarazzato e preoccupato. Non era a loro agio con quegli atteggiamenti loschi.
Il primo, quello con gli occhiali, si sistemò il capello, cercando di assumere un'atteggiamento composto e naturale, anche se tutto in lui urlava il contrario.
Prima di cambiare idea, si affrettarono a sparire dietro al palazzo, all'interno di un vicolo deserto e per niente rassicurante.
Il secondo si avvicinò all'unica porta, in legno e ben rifinita nonostante il luogo, e bussò con la mano ricoperta di un guanto scuro, continuando comunque a fissare il suo compagno.
«Forse dovremmo andare via, Archie, è una pessima idea...», asserì con un tono lieve il ragazzo con gli occhiali, guardandosi incessantemente alle spalle, per paura che qualcuno lo scoprisse.
Paura irrazionale, considerato che ad occhi esterni non stavano facendo nulla di male. E prima che l'amico potesse rispondergli, la porta si aprì e un uomo di mezz'età, con la lunga barba e un grembiule sporco di sangue li guardò con sospetto.
«Chi siete?», chiese mettendo una mano sui fianchi, mentre nell'altra stringeva ancora una mannaia. Oggetto che attirava da solo tutta l'attenzione.
«Archibald e Harry, ci ha invitati Johnatan Preston», avrebbe voluto aggiungere qualcosa, il caro Archie, ma la parola gli morì in gola, sempre più spaventato dall'uomo che aveva davanti.
Lui si prese una pausa fin troppo lunga, che quasi fece venir voglia ai due giovani di voltarsi e darsela a gambe, ma alla fine annuì e si fece da parte per lasciarli passare.
Il primo ad entrare fu proprio Archie, seguito dall'amico Harry, che non mancò comunque di guardarsi alle spalle un'ultima volta prima che la porta si chiudesse alle sue spalle. Non poteva più fuggire, neanche volendolo.
Il retro del negozio di macelleria era proprio come chiunque potesse immaginare un luogo del genere. Tanfo di morte, carcasse di animali appesi al soffitto e sangue rappreso un po' ovunque.
Non certo il posto adatto per una riunione, ma non poteva aspettarsi niente di diverso da Bill "il macellaio", capo dei Bowery Boys.
La sua fama lo precedeva e ovunque andasse tutti lo rispettano. Harry non aveva mai avuto la sfortuna d'incontrarlo, mentre Archie lo riconobbe subito, in piedi di fronte ad alcuni suoi uomini.
E lui vide i due ragazzi, allungando il collo incuriosito, e regalando loro un sorriso gioviale.
«Venite, venite pure...», l'invitò ad unirsi al piccolo gruppo, apparentemente poco omogeneo. Tra tutti riuscirono a riconoscere Johnatan, il padre di Will, che fece un cenno del capo.
Ad un esterno sembravano tutte persone finite lì quasi per caso, un po' annoiate. Ma quella era solo apparenza, perché la realtà era ben altra.
«Diamo il benvenuto ai giovani Archibal e Harry», continuò Bill, con tono alto per essere ascoltato da tutti, e indicando i due ragazzi che si guadagnarono sguardi da tutti i presenti.
Harry si strinse più vicino all'amico, per niente a suo agio in quella situazione. Se fosse stato per lui sarebbe già andato via, ma si era fatto convincere da Archie e aveva promesso che sarebbe rimasto fino alla fine, ad ascoltare quello che i Bowery Boys avevano da dire.
Nonostante fosse convinto che non era nulla di buono.
«Loro erano amici cari del povero William Preston, il figlio di Johnatan... ucciso in modo così vile da quella feccia di irlandesi», tuonò Bill, trovando la scusa per iniziare il suo discorso sentito e caloroso.
Nessuno sapeva bene chi avesse causato l'incendio che aveva tolto la vita a Will, eppure lui sembrava così convinto che fossero stati gli immigrati che sarebbe stato in grado di convincere chiunque in quella stanza.
Ne fu una prova il fatto che quando Harry trovò il coraggio di guardarsi attorno, dopo neanche un minuto dall'inizio del monologo di Bill, vide delle testa che annuivano, in pieno accordo con lui.
In testa c'era Johnatan, così affranto dalla morte del figlio che avrebbe accettato qualsiasi storia in grado di dargli un colpevole contro cui prendersela. E poteva anche capirlo. Non giustificarlo, ma capirlo sì.
Gli altri, in fondo, era completamente assoggettati ormai da tempo alle parole di Bill, perciò non si stupì nel vederli pendere dalle sue labbra.
Ma ciò che lo sorprese di più fu constatare l'attenzione e la curiosità che provava Archie nell'ascoltarlo. Come se iniziasse a crederci anche lui.
Spazio autrice:
Ed eccoci qui all'inizio del secondo libro.
Il prologo, come di consuetudine, è un po' più corto dei capitoli normali, ed è solo un'introduzione... Comunque molto importante.
Infatti, in questo prologo si pomgo.le basi per qualcosa di molto preoccupante 😬
Vedremo come andrà...
Per chi non se lo ricorda, considerato che sono due personaggi visti poco nel primo libro, Archie e Harry sono due amici di Will che lui presenta ad Agatha il giorno che la porta all'università.
Spero che il prologo vi abbia incuriosito.
A mercoledì prossimo,
Chiara 😘
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Fàilte 2- Storia di vendetta e redenzione
Ficção HistóricaSequel di Fàilte - storia di speranza e di riscatto