Partenza

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Se prima aveva avuto difficoltà a comprendere la natura della relazione tra Shura e la sua amica, ora qualsiasi dubbio era magicamente svanito.

Seduto accanto a Mala allettata, lui le stringeva la mano, rimanendo inchiodato nella stessa posizione per ore. La crisi respiratoria di poco prima dimostrava che anche lei aveva contratto il virus. Non sapendo in che modo il contagio avvenisse, i medici avevano consigliato a Shura di abbandonare la stanza.

Parole al vento.

Non si era neanche degnato di rispondere, aveva avvicinato la sedia al letto e per il resto della giornata aveva ignorato chiunque, esclusa Eileen. Non sapeva se sentirsi lusingata di quel trattamento preferenziale. Essendo l'unica persona a cui rivolgeva la parola, automaticamente era diventata la responsabile sia di Noah che di Mala.

Shura faceva parte del Consiglio e a nessuno venne in mente di lamentarsi. Le occhiate che i suoi colleghi le rivolgevano erano molto eloquenti, ma, come aveva già fatto in precedenza, continuò ad ignorarle. Aiutare la gente era il suo obbiettivo principale, tutto il resto passava in secondo piano.

Per precauzione, Eileen si coprì naso e bocca con una pezza. Aveva invitato Shura a fare lo stesso, ma non volle saperne. Doveva ammettere che era parecchio cocciuto.

Non insistette oltre e si diresse verso il laboratorio. Aveva bisogno di silenzio e di concentrazione per trovare una soluzione a quel dilemma: come era possibile che Mala si era ammalata e lei no? Entrambe erano state a stretto contatto con Noah, ma i risultati erano diversi.

Appoggiò i gomiti sulle ginocchia ed iniziò a massaggiarsi le tempie, provando ad alleviare il mal di testa.

Non conoscendo il tipo di nemico contro cui stavano combattendo, la cosa più intelligente da fare era cercare di attenuare i sintomi. Sicuramente entrambi avevano avuto difficoltà respiratorie, quindi sarebbe partita da lì.

Si alzò di scatto e iniziò la sua ricerca tra gli scaffali. Non ricordava il nome, ma era convinta di aver letto da qualche parte che esisteva una pianta dotata di proprietà curative per i polmoni. Le foglie, grandi quanto una mano, dovevano essere applicate sul petto.

Ringraziò chiunque avesse catalogato le piante e organizzato il laboratorio, dato che in pochi minuti, si ritrovò nella sezione giusta.

Artesia, Caschi, Farmo,

Insulus! È questa la pianta!

Con estrema agilità raccolse il vasetto dallo scaffale e lesse l'etichetta. Per fortuna, la memoria non l'aveva ingannata. Senza perdere altro tempo si precipitò dai suoi pazienti.

Entrambi non avevano ancora ripreso coscienza: non era un buon segno.

Eileen si avvicinò al letto di Noah, con movimenti decisi gli arrotolò la maglietta verso l'alto, lasciando scoperto il petto.

Sentiva gli occhi di Shura addosso, tuttavia, non disse nulla. Apprezzò quel silenzio e continuò ad operare.

Sfregò le foglie tra le mani e con forza le applicò sul petto del ragazzo, facendole aderire con forza. Non si mosse. Aspettò ferma qualche minuto, ma ancora nessuna reazione.

Porca miseria, sento che lo stiamo perdendo.

Come se avesse udito quelle parole, Noah spalancò gli occhi e bruscamente iniziò a tossire.

Mio Dio, grazie.

Lo aiutò a sedersi e dopo qualche secondo, la tosse scomparve, lasciandolo senza fiato.

"M-male la g-gola" disse con voce rauca toccandosi il collo. Con delicatezza, tastò la parte che gli doleva.

Non percepiva nulla.

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