Stanchezza

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Stremata.

Ecco l'unica parola che ad Eileen sembrava appropriata riferendosi al suo attuale stato psicofisico.

Seduta, con le spalle al muro, aveva a malapena toccato cibo. Sebbene non avesse ingerito nulla dalla mattina, sentiva lo stomaco chiuso, serrato.

Era un medico, era cosciente di quanto fosse indispensabile rimanere in forze. Tuttavia, sapeva quanto l'umore influenzasse la sua condizione fisica.

Per tutta la giornata, aveva cercato di tenersi il più impegnata possibile, ma non aveva potuto fare a meno di fissare la porta per almeno un centinaio di volte.

Ogni volta, aveva sperato di vedere comparire sulla porta la figura del ragazzo, o meglio, dell'uomo che riusciva a portarla sia in paradiso che all'inferno.

Anche ora che era in pausa continuava a lanciare occhiate all'ingresso dell'ospedale.

E se non volesse più vedermi?

I peggiori pensieri iniziarono vorticarle nella testa dimostrando ancora una volta la sua insicurezza.

L'insicurezza l'aveva spinta a perdere la calma e a rovesciare il piatto a terra, riducendolo in mille pezzi.

Al solo ricordo, le venne spontaneo chiudere gli occhi, crogiolandosi nell'imbarazzo.

Il rumore della pioggia attirò la sua attenzione. Era così persa nei suoi pensieri che non si era accorta che aveva iniziato a piovere.

Maledizione, così mi sarà più difficile raggiungere l'asilo.

"Lo mangi quello?" chiese una voce flebile. La donna che le aveva regalato tempo fa una forcina si rivolse a lei, indicando il piatto che aveva sulle gambe.

Eileen guardò il cibo e lentamente glielo porse.

Almeno non verrà buttato.

Pensò, guardandola divorare la carne.

Invidiava il suo appetito.

Sentendosi osservata, la donna alzò lo sguardo e si presentò: "Il mio nome è Ella, il tuo infuso è stato miracoloso."

Felice, le sorrise in risposta. 

Dalla tasca uscì un piccolo taccuino, poteva esserle utile per comunicare.

Prima di appoggiare la penna sul foglio, la donna la interruppe: "Non ti scomodare, mi ricordo il tuo nome. Eileen, giusto?"

Stupita, annuì animosamente. Per la seconda volta, Ella era riuscita a tirarle su il morale.

"Ho una memoria di ferro, nonostante molti mi credono un po' svitata" le riferì, pulendo il fondo del piatto con i polpastrelli.

Li leccò, senza fare troppi complimenti.

Seguì i suoi movimenti, felice che almeno lei avesse apprezzato la pietanza.

Concordo, hai una buona memoria.

Scrisse sul taccuino.

Ella d'istinto si avvicinò a lei, e con naturalezza, iniziarono a parlare.

"Mi piacciono i tuoi capelli, non se ne vedono molte di persone con questo colore" disse, toccandole qualche ciocca.

Eileen subito notò che stranamente non le dava fastidio. La vicinanza di Ella le trasmetteva calma e tranquillità. Si crogiolò in quel momento, cercando di prolungare la conversazione il più possibile.

Effettivamente hai ragione. Anche nel mio branco, non sono in molti.

"Voglio assolutamente vederti trasformata in lupo, il tuo manto dello stesso colore dei capelli sarà uno spettacolo" affermò, continuando ad arricciarsi una ciocca dei suoi capelli intorno al dito.

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