Sola

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Non dormiva così bene da secoli. Niente incubi. Niente notte insonne. Si era addormentata più in fretta del previsto, nonostante la situazione in cui si trovasse.

Non riusciva ancora a mettere a fuoco gli eventi della giornata precedente, ma ricordava vagamente qualcosa.

Ansia e preoccupazione non erano emozioni che le appartenevano in quel momento, solo calma e tranquillità. Non aveva né la voglia e né le forze di alzarsi e iniziare una nuova giornata. La pigrizia la assalì.

Si mosse verso sinistra, cercando una posizione migliore. Un movimento attirò la sua attenzione. Un movimento ripetuto e scandito.

Eileen aprì leggermente le palpebre e cercò di mettere a fuoco ciò che l'aveva costretta ad abbandonare il suo sonno ristoratore.

Un pollice che non apparteneva a lei si muoveva sul suo braccio, avanti e indietro, accarezzandola.

Di chi era quella mano?

Gli eventi della giornata precedente le piombarono addosso, facendole riprendere coscienza del luogo in cui si trovava e della persona accanto a lei.

O meglio della persona sotto di lei.

Eileen non era rimasta vicino al bordo come sperava, ma durante la notte si era spostata fino ad invadere lo spazio di Roman. Non solo si era appropriata del letto, ma parte del suo corpo aderiva completamente a quello dell'uomo.

Il braccio sinistro, parte del seno e la gamba sinistra avevano confuso Roman per un materasso. Lui supino non protestava e sembrava essersi abituato alla nuova posizione. Il braccio intrecciato al suo, mentre le dita le accarezzavano una zona sopra il gomito. La gamba sinistra (a cui apparteneva la caviglia slogata) era posata su entrambe quelle di Roman, imprigionandole. Ed infine, la sua testa aveva trovato un posticino sul suo petto, proprio vicino al cuore.

Ironia della sorte.

Eileen non sapeva se sfuggire da quella situazione imbarazzante oppure goderne appieno fino alla fine, fingendo di essere ancora nel mondo dei sogni.

Optò per la seconda.

Quando mai le succedeva di godere del calore di un'altra persona. E non una qualunque. Una persona che iniziava ad "andarle a genio".

Il movimento costante delle dita sulla sua pelle le facevano venir voglia di rimanere lì, in eterno. Era strano sentirsi al sicuro tra le braccia di un perfetto estraneo. Avrebbe approfondito la questione più in là, ora cercava di godersi il momento.

"Odio interrompere questo momento paradisiaco, ma dovremmo alzarci per andare a caccia."

A caccia?

L'affermazione di Roman fu per lei una vera e propria doccia fredda. Di nuovo.

Si alzò di colpo e troppo tardi si accorse che Roman stava facendo lo stesso. Sbatté la testa contro il suo mento, provocando dolore ad entrambi.

"Ah!" esclamò lui, accusando il colpo. Eileen d'istinto si girò, non badando al proprio dolore e si trovò faccia a faccia con Roman.

"Tutto bene?" segnò con le mani. Senza aspettare una risposta, gli prese il mento con le mani, accertandosi che fosse integro.

Qualche secondo dopo si rese conto di quanto quel contatto fosse intimo. Non che la posizione in cui si trovavano prima lo fosse meno. Però ora erano a pochi centimetri di distanza, le sue mani sul viso di lui lasciavano presupporre che l'avrebbe baciato.

Roman non rideva, anche lui era del tutto preso dal momento. Non essere l'unica a percepire l'attrazione tra di loro, la faceva sentire meglio. Alla fine, fu lui a muoversi per primo.

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