Piove stamattina.
Grosse gocce d'acqua imperlano le finestre e scivolano verso il basso in una corsa infinita e senza meta.
I fulmini appaiono come lampi di luce bianca sullo sfondo nero del cielo.
Tamburello con le dita sulla tazza sbeccata piena di caffè cercando di riordinare le idee, di convincermi che oggi andrà tutto bene.
Adesso ho un lavoro.
Potrò pagare le bollette e trasferirmi in una casa meno angusta.
Magari troverò una fidanzata.
Ci sposeremo e avremo tanti bei bambini...
Forse sto correndo troppo con la fantasia.
Soffio sulle mani, scottate per essere state troppo tempo a contatto con la ceramica bollente della tazza, e ne butto il restante contenuto nella pattumiera.
Non ho fame oggi.
Un boato assordante rompe la quiete e stringo nervosamente il ripiano di legno del tavolo.
Una strana sensazione di malessere mi si agita nel petto, un peso che mi opprime.
C'è un telefono appeso alla parete che non ho mai usato.
E perché avrei dovuto? Non conosco quasi nessuno.
Eppure adesso vorrei poter digitare un numero e sentire la voce di una persona conosciuta.
L'orologio batte le 7:00.
-
"ClothesGiver via March numero 66, ritiro abito da lavoro guardia entro e non oltre le ore 15:00."
Leggo ad alta voce il biglietto che il vecchio mi ha lasciato prima di mandarmi via e la donna dietro al bancone del negozio finalmente mi fa cenno di aver capito.
«Scusami tesoro.» sorride e mi trascina al centro della stanza. «Non pensavo che quel ristorante trovasse tanto presto qualcuno per rimpiazzare Dane.»
Brandisce un metro e mi costringe a voltarmi e ad alzare le braccia mentre prende le misure.
«Era un tale lavoratore... Chissà che fine ha fatto. E io che pensavo che avesse tutto ciò che si può desiderare, una bella casa, una buona famiglia...»
Continua a parlare ininterrottamente, e alla fine batte le mani, contenta.
«Oh, perfetto ragazzo mio! Ho una divisa di qualche anno fa che ti calzerà a pennello! Aspettami qui.»
Si allontana lungo un corridoio e quando torna stringe un completo nero fra le mani.
«Provalo.» ordina.
Me lo infilo senza fiatare poi mi guardo allo specchio.
«Ti sta benissimo.» commenta la sarta. «Adesso ciò che ti ci vuole è solo una grande dose di fortuna.»
«Di fortuna?» chiedo.
«Vuoi forse fare la fine di Dane? Io non credo.» alza entrambe le sopracciglia con fare minaccioso. «Adesso puoi andare. Il vestito è offerto dalla pizzeria.»
Mi rinfilo i jeans e la maglietta prima di uscire.
Quando arrivo in fondo alla strada e mi volto, la saracinesca del negozio è chiusa.
A/N
Scusate se non posto spesso e se questo capitolo "di passaggio" è un po' corto, ma sono stata impegnata tutta la settimana e oggi sono andata a ri-tingermi i capelli di rosso (aw).Continuate a votare e commentare <3
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Five night at Freddie's
FanfictionNon lo sapevo. E come potevo? Stavo solo cercando un lavoro. Adesso non posso più andarmene, non ho scelta. Mi stanno cercando. Mi danno la caccia. Morirò qui dentro come l'uomo prima di me.