San Valentine

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Joshua

14 febbraio 2019
Quella mattina, anche se un po' intorpidito, si svegliò. Con fatica riuscì a percorrere tutti i gradini senza cadere, maledicendosi per aver scelto proprio una camera al secondo piano.

-Buongiorno fiorellino.
Sorrise Tim, allegro, che intanto distribuiva tazze di latte a tutto il tavolo della cucina.
-Tra te e Olivia la mattina fate a gara, per chi dorme di più.
Continuò ironico mentre le gote della ragazza iniziavano a prendere colore.

Così Josh, ancora prigioniero del sonno, la individuò, in piedi appoggiata alla credenza, mentre legava i suoi capelli in una coda disordinata. Aveva una felpa nera che probabilmente sarebbe andata grande persino a lui, mentre i pantaloni, larghi, le avvolgevano perfettamente le gambe.

Era bella, come sempre, ogni giorno di più, in particolare quando arrossiva abbassando lo sguardo, forse era la cosa che preferiva di lei.
Il fatto che fosse così semplice imbarazzarla.

-Sulla mensola accanto al divano ci sono tutti i copioni per la prima puntata. Sopra ognuno c'è scritto il proprietario, con le proprie battute evidenziate. Lo rivedremo domattina prima di colazione.
Con un cenno della testa si congedò, lasciando i ragazzi alla loro colazione, i quali non si fecero problemi a raggiungere il salotto in pochi minuti.

Sofia e Julia si sorrisero a vicenda sfogliando le prime pagine, emozionate.

Josh non prestò molta attenzione alle loro espressioni, quanto più ad Olivia, che sorridente usciva dalla casa. Non potè fare a meno di seguirla, ignorando del tutto ciò che si poteva considerare la sua privacy.

Ma lei non sembrò molto contrariata quando, con le gambe incrociati seduta su un dondolo del giardino, osservava quel blocco di carta con occhi particolarmente luminosi. Era raggiante.

-Posso?
Chiese senza perdere il ghigno che gli contornava il volto.
Non prestando attenzione l'altra annuì.

-Sai, non è la prima volta in cui affronto esperienze del genere, ma è tutto così nuovo ed eccitante.
Con fare impacciato si girava il braccialetto argento che portava al polso, lasciando lo sguardo basso.

-A volte ho paura di sbagliare, di fare qualcosa che potrebbe rovinare tutto e non soddisfare le aspettative che io stessa mi pongo.
Prese un respiro profondo prima di continuare.

-Ma ora mi sento così elettrizzata che non ci penso. Non penso a quello che potrebbe accadere, né alle cose che ho intorno. Penso soltanto che potrei fare qualcosa di bello.
Il moro non disse nulla, la lasciò esprimersi, la lasciò confidarsi. Gli piaceva sentirla parlare. Gli piaceva osservare i suoi occhi puntati verso una zona indefinita davanti a sé.

-La prima volta che ho messo piede su un set, ho vomitato.
Si interruppe sentendo la risata genuina della ragazza di fronte.
-Avevo 7 anni, non c'è da scherzare.
La ammutolì appoggiandosi meglio allo schienale.

Olivia alzò le mani, per difendersi, copiando il suo ultimo movimento.

Uno strano silenzio si impadronì dell'atmosfera. Era quasi un silenzio desiderato, che non aveva bisogno di essere riempito.
Eppure, venne spezzato.

Josh, con un flusso repentino, alzò platealmente un braccio con un finto sbadiglio, cingendole le spalle.

-Non ci credo. Non puoi averlo fatto.
Ridendo, lo schernì.
-L'avevo visto in un film. Ora arriva il momento in cui mi fai gli occhi dolci.
Si strinse nella spalle, ma in cambio di uno sguardo sdolcinato, ricevette una brutale occhiata.

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