Carry on pt. 5

38 1 0
                                    

Carry on my wayward son
Dean neanche si accorse di aver guidato fino ad una piccola casetta simile a quella di Bobby. Non sapeva esattamente chi ci abitasse, ma sentiva di dover andare lì e così fece. Bussò, un po' spaesato e incapace di comprendere quella forza che lo attirava verso l'interno.
- Vado io!- disse qualcuno all'interno. No, non qualcuno, quella voce l'avrebbe riconosciuta sempre. Dean piangeva ma, per la prima volta da tanto tempo, non era triste. La porta si aprì rivelando una donna bellissima con dei capelli voluminosi che arrivavano fino alle spalle. Quando vide chi c'era davanti a lei, si immobilizzò.
- Mamma- sussurrò solamente sotto il suo sguardo confuso.
La bionda lo guardò e, dopo un secondo di smarrimento, anche i suoi occhi si riempirono di lacrime.
- Mary, chi era?-

... There'll be peace when you are done ...
Dean sentì le ginocchia crollare quando si ritrovò di fronte a John. Istintivamente si mise sull'attenti come faceva da bambino, dopodiché rimase per degli interminabili secondi in silenzio mentre il padre lo fissava. Così abbassò lo sguardo e si sentì come quando, in vita, aspettava un suo commento su qualcosa di fatto. Si sentì come quando non sapeva se aspettarsi un "ben fatto giovanotto" o un "È questo quello che ti ho insegnato?! Mi aspettavo di meglio". Come quando Bobby, a tredici anni, l'aveva portato a giocare a football per la prima volta anziché farlo esercitare con la pistola o insegnargli come uccidere le creature. Aveva disubbidito agli ordini ma l'amico di papà gli aveva assicurato che John avrebbe sicuramente capito. Così, al suo ritorno dalla caccia, gli aveva mostrato quanto fosse bravo a battere credendo di ricevere un complimento mentre ottenne solamente delle urla per non aver fatto ciò che aveva chiesto, uno schiaffo in pieno volto e l'ordine di recuperare le loro cose e salire immediatamente in macchina.
Ecco, si sentiva spaesato come quando aveva ricevuto le botte, e tremendamente ansioso scoprire la sentenza.
Suo padre, però, continuò a non dire nulla e lui così si rese conto di non avere più dodici anni. Alzò lo sguardo e si costrinse a mantenere quello di John cercando di formulare una frase. Cosa avrebbe dovuto dire? Non lo sapeva nemmeno lui.
Cosa c'è da dire ad un padre che non vedi da 14 anni? Come si può dire "grazie per avermi salvato", come poteva, allo stesso tempo, dire "NON HAI PENSATO A COME AVREI VISSUTO SAPENDOTI ALL'INFERNO PER COLPA MIA?!"
Come si può dire "ti perdono per la vita che mi hai fatto vivere"? Come si può dire "mi sei mancato così tanto" quando una parte di te vorrebbe prenderlo a pugni? Come si può dire "ho aspettato questo momento da tutta la vita" quando un pezzo di te, un pezzo della famiglia, è ancora sulla Terra? Cosa si deve dire esattamente in questi casi?
Dean voleva esprimere tutto ciò che provava, sputare fuori la rabbia, il dolore, la felicità, il rancore e la tristezza, ma non era mai stato bravo con le parole. Quello era Sam, lui era quello portato per queste cose. Di tutto ciò che doveva dire, alla fine sembrò quasi che la bocca si fosse mossa da sola. Sussurrò qualcosa che gli veniva dal cuore, qualcosa che rappresentava esattamente come si sentiva.
- Sono a casa-.
E a quel punto suo padre lo stupì: si gettò addosso a lui e lo strinse con forza, si aggrappò a Dean come se temesse sarebbe volato di nuovo via.
Il Winchester si era irrigidito, non se lo aspettava, non era da John, però sentendo di nuovo quel calore, il calore dell'uomo che più odiava e amava, qualcosa si smosse in lui.
Ricambiò l'abbraccio e cominciò a singhiozzare esattamente come un bambino. Pianse via tutto ciò che non aveva fatto uscire da piccolo e da adulto, quelle lacrime che si era tenuto per essere forte, lacrime che avrebbe dovuto versare per la morte di suo padre, di Bobby, per aver perso Lisa, per Benny, Kevin, Jo, Charlie, Pamela. Pianse per non aver avuto l'occasione di aver una sua famiglia, per non aver avuto l'occasione di riabbracciare la donna che amava, per aver perso Sam. John intanto non lo lasciava e, per la prima volta forse da tutta la vita, fece il padre. Non era l'eroe della situazione, non era l'uomo che cercava vendetta, non era il marito di Mary o il padre apprensivo di Sam... era il padre di Dean.
- Sì, sei a casa Dean... sei a casa-.

Lay your weary head to rest

Sam teneva saldamente Dean jr. per impedirgli di correre via. Lo guardò ridere e il suo cuore si scaldò immediatamente osservando quegli occhi così verdi, pieni di gioia e speranza. Suo figlio era l'unico che lo facesse sentire vivo, che lo spronava a non mollare tutto per raggiungere suo fratello.
Quando aveva saputo del suo arrivo, ne era stato terrorizzato: era ciò che aveva sempre desiderato, ma allo stesso tempo era come aver sperato nell'impossibile. Non aveva più avuto grosse speranze su quella vita dopo la morte di Jessica e poi, un giorno, eccolo lì con il test tra le mani mentre la donna che amava aspettava una sua reazione. Si vergognava di ciò che era avvenuto dopo: era fuggito. Aveva preso la sua macchina e, senza voltarsi indietro, aveva raggiunto l'entrata del bunker. Stese lì, fermo, per un tempo interminabile a osservare l'ingresso. Una parte di lui sperava ancora di vedere il fratello uscire mangiucchiando una fetta di crostata, sperava di sentirlo pronunciare quel fatidico "Sammy" che il piccolo amava e odiava al tempo stesso, ma non accadde nulla.
Tutto taceva. Sam era solo, lo era da tanto.
Quella notte si addormentò senza smettere di fissare la sua vecchia casa dall'auto e sognò Jack: stava comodamente seduto sulla riva del lago dove Chuck era stato annientato.
Il Winchester ricordava di essersi avvicinato lentamente e di essersi rasserenato solo dopo aver scorto il viso del ragazzo.
- Ehi Sam- sussurrò il Dio sorridendogli.
-Jack- borbottò solamente.
- Perché scappi?-
Il gigante rimase in silenzio non sapendo cosa rispondere, ci volle un bel po' prima che fosse in grado di parlare.
- Jack io non riesco- scandì ogni parola mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
- Cosa dovrei fare? Smettere di cacciare? Ho lasciato il bunker, ma i mostri sono rimasti e ho fatto il mio dovere di continuare gli affari di famiglia... un figlio è...-
- Un figlio è tutto ciò che tu e Dean avete sempre voluto- lo interruppe con tono gentile.
- ... un figlio ti obbliga a smettere- continuò lui imperterrito.
- Un figlio ti da una via d'uscita- e lanciò un sasso che rimbalzò nella calma acqua del lago mostrandogli l'avvenimento sotto un'altra prospettiva.
- Dean avrebbe voluto che continuassi- disse tremante.
- Hai visto il foglio, il suo curriculum. Sai che non è così- e si alzò avvicinandosi.
-Credi che smettendo, lo perderai del tutto?-
Sam si costrinse a non piangere, ma la durezza lasciava, pian piano, spazio alla tristezza.
- È l'unico modo che ho per stagli vicino- confessò.
Jack allargò il suo sorriso e gli posò una mano sul cuore. Bastò quel contatto a fagli vedere, per una frazione di secondo, suo fratello che rideva. Gli mancava la sua risata.
Sam riprese a respirare, come se quel contatto gli avesse alleggerito il macigno che da anni si portava sul petto. Come se il dolore fosse realmente diminuito.
- Dean ti è sempre vicino. Lo siamo tutti-
E, dopo quella frase, Sam si risvegliò improvvisamente. Non ebbe mai modo di capire se Jack fosse realmente andato da lui o se fosse stato solo frutto della sua immaginazione, però il dolore si era davvero affievolito permettendogli di riacquistare un po' di lucidità. Facendolo tornare a casa da Eileen che non disse una parola sulla sua fuga, ma semplicemente lo riaccolse in casa.
Adesso, al parco, Sam riguardò la sua donna mentre faceva correre Miracle giocando con la palla. Poi riguardò il bambino, sorrise e osservò il cielo.
Don't you cry no more...




Ecco, siamo giunti alla penultima parte. Spero che questo racconto vi sia piaciuto o che vi abbia suscitato qualche emozione in generale. Non pretendo di mettermi al di sopra dei registi, non lo farei mai, però sentivo il bisogno di sfogarmi. Mi sono sentita tradita dalla puntata, oltre che delusa.

Dean Winchester - Supernatural endingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora