╰─── 𝗛𝗢𝗠𝗘𝗦𝗜𝗖𝗞, ᶜʰᵃᵖᵗᵉʳ ⁰⁰
❝ 𝑒ra necessario un addio,
perché 𝒸apissi, che non c'è
un addio per 𝖓𝖔𝖎. ❞ ───╮
L'OLIMPO ERA la dimora dei. Sulla sua vetta, perennemente circondata da nubi, c'erano svariate abitazioni detti olimpi.A capo della numerosa famiglia dominava Daichi Sawamura, dio del cielo e del tuono. Le altre divinità erano suo marito, Koushi Sugawara, i fratelli Azumane Asahi dio del mare, Chikara Ennoshita, dio dell'oltretomba e altri vari parenti.
Avviandosi più avanti, vi erano altri olimpi, occupati da diversi clan come Aoba, Inarizaki, Dateko, Nekoma o Fukurodani. In essi, non vi sovrastava nessun'altro dio gagliardo, bastava Sawamura per tutti.
L'Olimpo, era inoltre zeppo di lussuria, vi erano eretti edifici enormi come dei templari, realizzati con oro consueto, che per loro era la normalità, la quotidianità. Sopratutto le donne, abbigliate con abiti fastosi, erano piene d'oro, castrato in bracciali, collane o copricapi.
Ma, lasciandoci indietro l'Olimpo e le sue divinità, di gran lunga meno importanti degli dei, scorgiamo i mortali. Coloro che hanno un'arco di vita prestabilito da essi nel cielo.
La giú le persone, conducono una vita normale. C'é chi é piú benestante, e chi meno. C'é chi nonostante la povertà prova a mantenere in vita i propri pargoletti e famigliari.
Ogni tale ha un compito, e uno di loro é colui che "dirige" il paesino.
Ogni giorno in esso, vi arrivano soldati con ferite e lesioni dovute alle costanti e sanguinose guerre; altri non tornano nemmeno, e questa cosa non potrebbe interessare di meno a Sawamura. Dopotutto sono solo umani, nascono crescono e poi decedono, nulla di tanto speciale.Intanto al di sopra degli sguardi del popolo, vi era nuovamente un battibecco tra il dio del sole e il dio della luna. «Ah si?non ci andrai mica tu sulla terra Tobio! É ovvio che manderanno me.» stava un ragazzino alquanto basso, dalla chioma arancio come il tramonto, e un'altro di gran lunga piú alto di lui, corvino come la notte. «Non dire sciocchezze, Shoyo! Cosa dovresti andare a fare sulla terra se non sai badare nemmeno a te stesso!».
Le loro litigate erano all'ordine del giorno, ogni volta un qualcosa di nuovo su cui discutere anche se erano solo piccolezze insignificanti.
«Ma cosa stai dicendo! So perfettamente badare a m-» un vocione profondo interruppe la loro discussione. Sawamura doveva sempre fermarli, senò sarebbe stato possibile per loro, continuare fino all'indomani.
«Finitela. Non siete voi a decidere chi mandare sulla terra, bensí io, ed ho già preso una decisione.» ogni anno qualcuno veniva scelto accuratamente per badare ad un soggetto, e tenerlo d'occhio come un'angelo custode. Ovviamente, egli non poteva mostrarsi agli occhi dell'uomo, avrebbe infranto le regole e ne avrebbe ricavato le conseguenze.
. . . . .
La giornata, alfine andata normalmente, condusse pian piano ogni dio nelle proprie case. C'era chi assaporava un prelibato cibo, chi era andato già a riposare o chi si lasciava andare alla passione e alla lussuria.
Invece, nel clan Fukurodani, c'era un ragazzo dai capelli nero pece presentati da ondulazioni, che non era andato a fare nessuna di queste cose, al contrario, era ancora li fuori a sbirciare tra le nubi il paesaggio che si estendeva per chilometri e chilometri in quel paesino che sembrava enorme.
Non rifletteva su nulla in particolare in quel momento, si stava solo godendo la vista, che lo affascinava ogni giorno di piú. Osservava anche le abitazioni delle persone, era qualcosa di nuovo per lui, essendosi abituato a quegli immensi palazzi che sorgevano alle sue spalle. Notava ogni piccolo particolare, quanto fossero ristrette e andate quasi in distruzione, adirittura qualche pezzo mancante.
A quell'ora si erano tutti addormentati, l'unica cosa che risuonava era quel silenzio incantevole che sovrastava anche il fruscio del vento, nonostante lo sentisse sulla sua pelle.
Qualcuno lo notó, e si avvicinó a passo lento a lui, non volendolo disturbare. Akinori Konoha, un suo caro amico. «Keiji?» al sentire pronunciare il suo nome, sobbalzó, e quasi non emise un urletto poco virile. Si voltó verso la fonte della voce e si rilassó poco dopo, scrogendo il viso del verdino. «Akinori, mi hai fatto prendere un colpo.» l'altro ridacchió e si avvicinó a lui sedendovi accanto.
Nessuno dei due spiccava parola, non sapendo come iniziare la conversazione. Konoha, sapeva che ogni tanto il riccio andava a sostenersi sulle nubi, per scorgere il paesaggio; ma sapeva che c'era qualcosa in piú che doveva sapere.
«Keiji, come mai ti rechi sempre qui?» domanda stupida, ma intenzionata a far sputare il rospo all'altro.Lui rimase in silenzio per qualche secondo, primo segno del non é venuto qui solo per ammirare il paesaggio. «Per apprezzare il pesaggio sottostante. Perché questa domanda?»
Non era stupido, per niente, ma non conosceva la fonte di questo suo ammirare il paesaggio cosí spesso.«Amico, é ovvio che non vieni qui solo per guardare i vasti prati o il piccolo paesino. C'é qualcosa di piú.»
Il moro sospirò. Beh, era ovvio che c'er qualcosa di mezzo che si andava ad intersecare ed aumentava la sua curiosità, ed era il voler assaporare il tatto dei piedi con la terra.Lo aveva sempre desiderato, ma mai ne aveva spiccato parola con nessuno.
Voleva provare la sesazione di quell'atmosfera umana, il cibo e il divertirsi dei terrestri. Non voleva andare lì solo per badare a qualcuno senza toccare il terreno; cosa ci sarebbe andato a fare?Sospirò ancora una volta tra se e se, e prese ad alzarsi da quel soffice e quasi trasparente pavimento nuvoloso, raccomodando il suo abito.
«Scusa, vado a riposare. Buonanotte.» e, a passo veloce andó a rifugiarsi nella sua dimora, lasciando il suo amico ancora con i dubbi che gli ronzavano per la testa.
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˖ ˙ 𝒉omesick 𝖻𝗈𝗄𝗎𝖺𝗄𝖺.
Fantasy᭡ ˖ ✿ ◌ 𓈒 ᨳ ❪ 𝓗.ome 𝘀𝗶𝗰𝗸 ❫ ︶ k. bokuto 𝘅 k. akaashi ❜ my 𝔀𝗶𝗻𝗴𝘀 are broken, and fell against the 𝘀𝗸𝘆. ✉️ ⩋ © 𝗹𝗼𝗿𝗿𝘂𝗶𝗻𝘀 ๋ 2𝘬...