╭──────╯ ⁰³, STARS. VOLUME ONE▅▅▅ ❛ HURT IN THE PAST ❜
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«TU—DA DOVE SEI APPARSO?!» vociò il più grande, mantenendo un tono basso, e gli occhi completamente spalancati.
A quel punto, il ricciò si gelò sul posto. Ogni singolo muscolo che completava il suo corpo era come immobilizzato, apparentemente al di fuori non sembrava, ma in quel momento Keiji stava provando notevoli emozioni tutte contemporaneamente.
Sgranò anch'egli gli occhi, iniziando a guardarsi intorno, non cercando nulla di particolare, ma lasciando ancora più confuso e impaurito il più grande.
«Non eri a dormire?» pronunzió il più piccolo alzandosi fulmineo dal letto, e posizionandosi in un angoletto della stanza, con il cuore che minacciava di uscire dalla cassa toracica.
«Ero a dormire si, però mi sono svegliato per il troppo mal di testa.. aspetta perchè sto parlando con te! non ti conosco nemmeno, e se vuoi rubarmi l'anima?!» indietreggiò ancora di più il bicolore, quasi volendosi spingere dentro la spalliera del letto.
Ciò, fece scappare una lieve risata al più piccolo che finalmente rilassando i muscoli e calmando i battiti del cuore, lo rasserenò, assicurandogli più volte che non volesse rubargli l'anima o fargli del male.
«Se è così..allora puoi avvicinarti.» allontanandosi dalla spalliera e mettendosi seduto a gambe incrociate sul letto, il bicolore.
L'altro dopo essersi avvicinato ed aver mantenuto le dovute distanze, venne riempito di domande dal più grande, del tipo "sei una specie di angelo? come mai sei qui? sei caduto dal cielo?! una divinità?" e un'altra miriade di domande simili.
A poco a poco il riccio riuscì a rispondere a ognuna di loro con calma, spiegandogli per bene la situazione, che stranamente l'altro capì, senza rimanere stupito.
«Ti starai chiedendo come mai io non sia sorpreso del fatto che tu sia una divinità, o che tu sia sceso fin qui con una nuvola.» fece una piccola pausa, poi continuò «questo poichè sin da piccolo mia madre, mi diceva che le divinità esistevano; e c'era un dio che le sovrastava tutte. Mi è sempre piaciuta la mitologia o le cose- argh scusa sto parlando troppo!» affermò il piu grande mettendo le mani sul volto e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Non poteva negarlo, c'era un qualcosa in quel ragazzo, che a Keiji piaceva; anche se non sapeva ancora cosa fosse.
«Comunque, non ci siamo ancora presentati. Keiji, Akaashi Keiji.» puntando lo sguardo verso di lui, che finalmente alzò il viso.
«B-bokuto, Koutarou Bokuto.» annuí ancora un po' nervoso, lasciando però spazio ad un grande sorriso.
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Bastò davvero poco tempo affinchè l'uno entrasse in confidenza con l'altro.
Non vi era più quell'imbarazzo iniziale che sostava al primo incontro, grazie al bicolore ed il suo carattere aperto.
Parlottavano ogni giorno, o più che altro, era bokuto a portare un nuovo arogomento, Akaashi si limitava ad ascoltarlo e annuire quando cen'era bisogno, quella missione sulla Terra si stava rivelando piacevole.
«Oh, Bokuto. Non ti ho accennato del fatto che non posso mostrarmi agli occhi umani, è già abbastanza essermi mostrato ai tuoi, di occhi.» In quel momento erano entrambi seduti sul letto, a momenti sarebbe sorta l'alba.
«Quindi rimarrai sempre qui dentro?» chiese, ricevendo come risposta un "si" con il capo.
Passarono ben due ore, e prontamente il piccolo raggio di sole Shoyo portò la luce sul paesino. Il chiarore dei raggi arancio-gialli si andava a posare sulle abitazioni delle persone, penetrando dalle loro finestre e infastidendone alcuni. Anche a casa Bokuto la luce si insinuò all'interno, andando ad adagiarsi sul viso dei due.
Keiji socchiuse di poco gli occhi, e sospirò. Non era passato molto tempo dal suo arrivo sulla terra -non che fossero passati già mesi-, e già aveva infranto una regola. Ma, in compenso si era trovato un'amico.
L'altro si alzò lentamente dal letto, rammentandosi che dovesse andare a lavorare. Andò a cambiare i suoi abiti, e salutando di fetta Keiji uscì dalla casa iniziando a correre.
Egli, rimasto da solo in casa, sprofondò nel morbido letto e fissò a lungo il soffitto.
«Bokuto è un ragazzo molto aperto, non ha paura di esprimere la propria, o le sue emozioni. È simpatico, un po' tonto, ma carino e dolce.» sorrise alla sua stessa affermazione «Tutti quei piccoli gesti che mette in atto mi fanno stare bene, mi fanno sentire amato.»
Mandò giù un po' di saliva.
«Che io mi sia..? no, impossibile.» non voleva nemmeno pensarci a quella minima possibilità. Vi erano altri problemi che sussistevano dato quel pensiero.
Keiji nonostante tutto, non era del tutto un dio; la madre era umana e il padre un dio. Trovarono amore, superando mille ostacoli che intralciavano la loro relazione, finchè il padre non decise di allontanarsi definitivamente dall'Olimpo, per restare con la moglie ed il piccolo fanciullo. Tempo dopo, quando finalmente Akaashi compì i suoi 5 anni, Sawamura decise di sottrarlo ai suoi genitori, lasciandoli in preda alla peggio disperazione; Arrivato li, non fece nessuna conoscenza, decise di restare nel suo spazio per molto tempo, finchè alcuni bambini del suo stesso clan non gli si fecero vicini, fino a creare una stretta amicizia. Anni dopo, trovò anche lui l'amore, con un ragazzo del clan prossimo. Poteva definirsi ora "il ragazzo più felice dell'Olimpo" non sapendo neanche cosa fosse davvero quel sentimento. Ma, non tutte le persone sono destinate a rimanere con te fino alla fine dei tempi. E questo qualcuno per il riccio era proprio quel ragazzo che fino a poco tempo fa gli dedicava i suoi "ti amo" più dolci, e adesso gli sbraitava contro e gli lasciava dei segni ben evidenti su quella pelle limpida. Non sapeva neanche lui come riuscì a superare quel periodo di puro inferno, ma sicuramente i suoi compagni riuscirono a dargli un grande aiuto.
Sopra la sua morbida guancia si adagiò una lacrima, mentre teneva gli occhi semichiusi e continuava ad osservare il soffitto indisturbato.
Anche se quel contesto era oltrepassato, qualche pensiero malinconico sbocciava sempre.
