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Freja venne svegliata di soprassalto da una specchiata di acqua fredda.
Ivar era in piedi, davanti a lei e con gli occhi furenti mentre un soldato teneva la volpe per la collottola.
"Cosa ci fa un animale in casa mia?!"
Freja, troppo imparita per rispondere, tremava vistosamente per la paura, senza alzare gli occhi dai piedi dei due uomini.
Il Vichingo si abbassò, per quanto possibile, e le afferrò i capelli per poi tirarli verso di sé; per evitare il dolore la ragazza si alzò e venne spinta contro il muro, una mano alla gola e occhi di ghiaccio che le sondavano l'anima.
"Perché quell'animale è qui.
Voglio una risposta, ADESSO!"
Lei non poteva parlare, no, non poteva, niente più botte, no, non poteva parlare.
Cercó si supplicarlo con gli occhi ma l'espressione derisoria che ricevette in cambio le fece capire che non avrebbe ottenuto niente da lui.
" Portatela fuori "
Venne sollevata da due uomini, anche se ne sarebbe bastati uno solo vista la sua condizione fisica, che la portarono fuori e la legarono ad un palo che sorreggeva un lembo della copertura di pelle dell'ingresso.
Sotto i suoi occhi vide l'uomo afferrare la piccola volpe, che si dimenava impazzita, per poi tagliarle di netto la gola con uno dei suoi coltelli.
Poi le si avvicinò e fece colare il sangue sul suo corpo, sul suo vestito, imbrattando l'erba verde di rosso.
"Non tollero animali in casa mia!"

Nonostante la rabbia, lo sguardo terrorizzato della donna gli smosse qualcosa nel petto che decise prontamente di ignorare, allontanadosi.
Rimase fuori tutta la giornata e quando tornò la sera cercò con lo sguardo la ragazza ma non era dentro la tenda. Si ricordò della punizione così, con fatica, si slacciò le protezioni e si sciolse i capelli.
la mattina dopo ripetè le stesse operazioni e uscì per nadare a vedere la prigioniera.
Era rimasta fuori tutto il giorno e tutta la notte, sorvegliata dai soldati a cui aveva orinato di non far avvicinare nessuno, pena la morte.
La ragazza era pallida, con le mani ancora legate dietro al palo posizionato dietro la sua schiena; vicino a lei il corpicino della volpe che aveva spostato aiutandosi con i piedi.
"Svegliati serva, devi lavorare adesso"
La ragazza non rispose.
"Prendetela"
Uno dei soldati tagliò le corde, facendola cadere in avanti.
"Signore, non repira"
"Portatela nella mia tenda, avvolgetela nelle pellicce che ci sono davanti al camino e lasciatela lì."

Freja rimase in uno stato febbricitante per quasi tre giorni e Ivar rimase al suo fianco per tutto il tempo, era resposnabile di quello che era successo e si trattenne dall'uccidere i suoi fratelli quando lo presero in giro.
Appena la ragazza tornò cosciente la obbligò a mangiare una zuppa calda poi, appena fu stabile, le fece fare un bagno, osservando da dietro le tende i suoi piccoli seni e le cicatrici sulla schiena che intravedeva quando si girava di spalle.

Freja tornò a stare bene solo due settimane dopo e riprese la soltita routine: la mattina andava a prendere la colazione al principe norreno, lo svegliava, gli intrecciava i capelli e gli metteva le protezioni alle gambe.
Nonostante le facesse paura per via della sua vena sadica che a lei mostrava di rado, si accorse che era di ottima compagnia, gentile e apprensivo, anche buono volendo.
Durante le giornate brutte, quando provava tanto dolore, lo aiutava a stare meglio mettendogli sulle gambe deboli e fragili dei panni bagnati con acqua fredda, distraendolo giocando a scacchi o ascoltandolo mentre parlava di strategia.
Gli mostrò come realizzare una pomata per alleviare il suo dolore e lui in cambio le regalò un suo vecchio coltello, insegnandole ad usarlo come arma di difesa.

Una sera, mentre stava mangiando al tavolo insieme ai suoi fratelli, si accorse degli sguardi di rabbia che lanciava nei confrotni di una serva bionda.
Quella notte lo sentì agitars in preda ad un incubo così si precipitò da lui.
Si sedette al suo fianco, stringendo il suo viso tra le mani e mugolando la melodia della ninna nanna che sua madre le cantava da piccola e di cui aveva person memoria delle parole.

Ivar era accerchiato dai nemici, dopo che la serva lo aveva pugnalato al cuore, era disarmato e terrorizzato quando una melodia attirò la sua attenzione.
Uno ad uno tutti i suoi nemici scomparvero e al posto della serva comparve Freja, indossava un semplice abito, aveva i capelli sciolti e gli sorrideva con amore mentre gli porgeva un fiore.
Nelle sue mani però il fiore divenne un coltello che si piantò nella schiena della ragazza, tracciando un lungo solco da cui iniziò ad uscire il sangue.
"No!"
Cercò di fermare quelle mani insanguinate mettendosi in mezzo, stavano per colpirlo quando la ragazza si mise in mezzo.
"Freja..."
La scena era cambiata di nuovo.
Loro due che correvano nella foresta, ridendo spensierati.
Lei cercava di arrampicarsi su una roccia, scivolando e cadendogli tra le braccia.
I loro occhi che si incatenavano, le loro bocche sempre più vicine...

Aprì gli occhi.
Davanti a lui, illuminata da una torcia accessa accanto al suo letto, Freja lo guardava negli occhi, le piccole e delicate mani a stringergli il volto.
I suoi occhi preoccupati gli fecero capire che il suo incubo non era stato affatto silenzioso.
"Sto bene, tranquilla."
La ragazza si allontanò si scatto da lui, sedendosi con la schiena dritta e le mani sul grembo.
"Vieni qui" con una mano il ragazzo le indicò lo spazio nel letto accanto al suo; con lentazza la ragazza fece il giro del letto, si tolse i calzari che aveva indossato e, con solo la sottoveste, si sdraiò accanto a lui.
Ivar si mosse, stringendo i denti per il dolore, e si mise al suo fianco, posando la testa sul suo petto, sentendo il battito agitato del suo cuore.
Posò il braccio sinistro sul suo corpo, stringendo delicatamente la presa; gli occhi di Freja attirati dal guizzare dei muscoli sotto la pelle ricoperta dai tauaggi.
Timidamente, con la mano sinistra gli accarezzò i capelli, accarezzandogli delicatamente la cute, passandovi anche la mano in mezzo.
La mattin dopo i due si recarono al fiume, distante pochi chilometri, a fare il bagno.
Andarono usando la biga di Inar, regalo del pazzo costruttore di barche Floki, partito un paio di anni prima dopo la morte della moglie.
Legato il cavallo a dei cespugli, Ivar ordinò alla donna di spogliarlo prima di trscinarsi verso l'acqua dove Freja lo raggiunse dopo essere rimasta in sottoveste.
Mentre gli lavava il petto lui, di scatto, si sporse in avanti, rubandole il suo primo bacio a cui, per la gioia di entrambi, ne seguirono tanti altri.

Alone I will fight for youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora