Quella mattina Freja decise di osare, portando il piccolo Sigurd, chiamato come il fratello che Ivar aveva ucciso in un momento di ira, di cui il norreno si era pentito, al fiume a meno di cinque kilometri dalla città.
Seduta sulla riva osservava il figlio giocare nell'acqua bassa quando sentì qualcosa avvicinarsi.
Strinse il manico del coltello tra le dita, pronta a tirarlo contro l'aggresso quando vide uscire il Senz'Ossa dai cespugli, camminando con l'aiuto della sua stampella.
La donna rimase in silenzio, seguendo i suoi movimenti fino a quando non si sedette al suo fianco."Ciao Freja"
"Ivar"
Osservarono il bambino che, ridendo, continuava a giocare nell'acqua, schizzando di tanto in tanto anche loro.
"Mi dispiace Freja, ho creduto a una serva e non a te che sei la mia donna.
Solo gli Dei conoscono il valore del mio pentimento.
Vorrei poter tornare indietro e non perdermi niente di nostro figlio ma non sono un Dio, non posso."
La donna al suo fianco rimase in silenzio, guardandolo negli occhi, in cui lesse dolore, rabbia e pentimento.
Questo era il massimo che Ivar avrebbe fatto per chiederle scusa, di più non sarebbe stato in grado di fare.
In silenzio, entrò nell'acqua, recuperando il bambino che si aggrappò al suo collo.
Tornò accanto al norreno e si sedette accanto a lui, il bambino che sbirciava curioso .
"Ivar, lui è tuo figlio Sigurd"
Il bambino, per nulla spaventato, si sporse verso di lui, gattonando dalla madre fino al grembo del padre che lo prese in braccio.
Allungò una manina, afferrandogli il naso e sorridendo, mostrando i dentini bianchi.
Freja osservò il vichingo sorridere di rimando, gli occhi luminosi come stelle.
"D-dada!"
Si misero tutti a ridere per i farfugliamenti del piccolo che aveva da poco inizato a parlare anche se mischiava i suoni correti ad altri simili, creando frasi così fantasiose da sembrare un linguaggio inventato.
"Dadà A-vavv!"
"Si, lui è Ivar, è tuo padre."
"Ivavvv!"Un paio di giorni dopo Ivar arrivò con il carro alla loro capanna e con tono brusco, come suo solito, ordinò ai due di salire accanto a lui.
Quando entrarono dalle porte della città gli occhi del popolo si seguirono fino a quando non entrarono dentro la sala del trono.
Hvitzsark e Ubbe li accolsero con gioia, ordinando ai servi di preparare una lauta cena, prendendo il bambino e allontanandolo dalla coppia.
"Vieni con me"
Il norreno camminò fino ad un lato della sala, uscendo dalla porta ed entrando nella sua parte di palazzo dove aveva fatto sistemare le sue camere.
Si sedette sbuffando sul letto e Freja, automaticamente, si avvicinò per slacciare le protezioni.
Nel tempo in cui era stata assente sembrava che nessuno si fosse preso cura delle piaghe e delle vesciche infatti le sue povere gambe erano piene di ferite che non cicatrizzavano, vesciche scoppiate e rinate sulla stessa carne sofferente e piaghe soprattutto nella parte posteriore del ginocchio.
Si precipitò fuori e, dopo aver svuotato la sua borsa da tute le cose superflue, la riempì delle erbe medicinali che le servivano per creare pomate lenitive.
Prese un mortaio e portò tutto nella stanza dove Ivar la aspettava sdraiato sul letto; preparò la crema usando anche l'acqua calda preparata prima da una serva e appena fu fredda gliela spalmò sulle gambe.
Il norreno si piegò all'indietro, stringendo i denti per il dolore inizale.
Dopo qualche minuto iniziaro a fare effetto, rinfrescando la pelle e dando sollievo all'uomo.
La ragazza applicò nuovamente la pomata poi gli avvolse le gambe con delle bende prima di sedersi, stringendosi le mani con forza, accanto a lui.
"Mi dispiace"
"Lo hai già detto.
E comunque non è vero che ti sei perso la gravidanza, tu eri lì con me"
"Impossibile.
Non sapevo nemmeno che tu fossi alla capanna da caccia di Oleg altrimenti sarei venuto a prenderti"
"Quando mi hai raggiunto al fiume però non mi hai chiesto indicazioni"
Colto in fallo rimase in silenzio, chinando la testa e nascondendo i suoi occhi blu.
"Inoltre- Freja si sfilò il coltello dalla cintura- hai perso questo.
L'ho trovato accanto alla finestra la mattina dopo che ho dato alla luce Sigurd.
Non sei mai stato bravo a nasconderti.
Perchè non sei venuto a prendermi?"
"Perchè non potevo"
"Non potevi o non volevi?
Sono due cose differenti, sai?"
"Non potevo, non dopo quello che avevo fatto.
Sapevo dov'eri, i miei uomini più fidati mi hanno sempre informato su tutti i tuoi movimenti ma non potevo venirti a prendere.
Fredris aveva avuto un bambino, figlio di una delle guardie, e lo spacciava per mio.
Inoltre sapeva i miei piani di guerra e li avrebbe riferiti al nemico se non l'avessi uccisa."
"E' morta quindi"
"Si, l'ho uccisa con le mie mani e ho fatto bruciare il suo corpo."
"Mi dispiace"
"A me no"
Sorrise e suoi occhi brillarono di una luce strana, sadica.
"Ivar- gli prese il volto tra le mani- tu non sei così.
Non fingere che ti piaccia uccidere per divertimento.
Insegna a tuo figlio ad essere un buon re, dimostra che non sei crudele, spietato e sanguinario.
Puoi farlo per me?"
Lui la strinse a sè, baciandole le labbra.
"Per te sì.
Sarei disposto and andare in capo al mondo per te."
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Alone I will fight for you
RomanceUna ragazza, maltrattata e ribelle, decide di vivere da sola, nella foresta, combattendo contro tutti coloro che volevano imprigionarla.