First Day

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Mugugnai dal dolore.
"Non provocarmi mai piú, ragazzina." Disse lui voltandosi e andando via. Che accoglienza qui a Sydney il primo giorno di scuola eh?

Non riuscii a sputare alcuna parola, ma riuscii a farlo con il sangue che fuoriusciva velocemente dalla mia bocca.

"Brutto stronzo." Sussurrai a stento cercando di alzarmi dal pavimento, ormai rosso.
Ero sola, nessuno mi aiutava.

Io a Roma ero la solita "vittima di bullismo". Nessuno mi voleva, nessuno mi guardava, nessuno mi sentiva. E purtroppo capii subito che lo sarei stata anche qui.

"Oddio! Hai bisogno di aiuto?" Una ragazza dai capelli castani entró nel bagno dove ero stata presa a calci e mi piombò addosso, uh, allora in questa cazzo di scuola c'è qualcuno di decente.

"No, va tutto bene, ormai." Forzai un sorrisetto.
"Quel fottuto Hemmings." Disse lei sicura.

Sapeva chi era, io non sapevo nemmeno il suo nome.

"Vieni, ti accompagno in ambulatorio." Disse afferrandomi la mano e trascinandomi per le scale.

"No, ti prego, peggiorerei solo la situazione." Risposi io a testa bassa. Continuavo a lacrimare.
Era straziante quel dolore.

"Sei sicura di star bene?" Richiese la ragazza misteriosa.

"Si, grazie mille, nessuno mi sarebbe venuto ad aiutare come hai fatto tu. Grazie.." Risposi accennando un piccolo sorriso, per quanto il dolore me lo permise.

"Di niente... Il tuo nome?" Chiese incuriosita lei.
"Alessandra..E il tuo?"
"Io mi chiamo Emma."

"Vabene, allora a dopo, Emma!" Gli feci l'occhiolino.
"Si, Alessandra!" Mi rispose voltandosi e andandosene via.

[..]

Uscii in cortile per prendere una boccata d'aria, era ricreazione, ma dopo tutti quei calci sullo stomaco, non credo sarei riuscita comunque ad ingoiare qualcosa.

Ed eccolo lì, con la troietta di turno a cavalcioni su di lui, assetata di quel coglione.

Mi girai dall'altro lato, schifata,appoggiandomi sul muretto. Non appena mi sentii una mano sulla spalla. Mi vennero i brividi.

"Ciao, che succede?" Un ragazzo moro, indossava una bandana rossa, mi chiese preoccupato. Allora non cen'é solo una di persona normale qui.

"No, niente, non è successo niente." Mentii, non potevo raccontarlo a tutti, specialmente ad un ragazzo, si sarebbe solo aggravata la situazione.

Osservó il mio corpo dolorante, pieno di lividi, fermando lo sguardo sul viso.

"Chi ti ha picchiata?" Chiese accarezzandomi il volto con il pollice. Inclinò la testa per arrivare alla mia altezza.

"Di cosa stai parlando?" Mentii ancora sconstandogli la mano dal livido.

"Di questi." E mi indicó tutti i miei lividi. In effetti, in quelle condizioni non potevo negare che qualcuno mi avesse fatto del male.

"Un certo Hemmings, lo conosci?" Chiesi io speranzosa, volevo sapere di più su quell'idiota.

"É stato lui?! Giuro che io lo-"
"No no no, stai calmo, ehm.. ragazzo." Risposi io, non sapevo il suo nome.

"Ashton." Rispose lui ancora furente, mandando occhiatacce al biondo.
"Okay, Ashton, non fare nulla, aggraveresti solo la situazione."
Risposi.

"Piuttosto.. Raccontami un po' su di lui." Chiesi appoggiando la testa sulla mano. Posai il gomito sul muretto.

"Lui è Luke Hemmings, lo conoscono tutti qui dentro."
Disse ovvio.

"Tutti tranne me." Dissi facendo roteare gli occhi.

"Si, ha 20 anni, fa il 5º liceo, sta in E." Rispose lui elencando, sembrava conoscerlo bene.

Ma non era quello che mi preoccupava.

"Oh cazzo." Sussurrai.
"Che succede?" Chiese lui preoccupandosi.

"Anche io sono in E."

Mad. ||Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora