Le porte degli ascensori si aprirono assieme, illuminando di una luce calda e intensa il lungo corridoio stretto che si prospettava lì di fronte. Le pareti dai toni scuri ovattavano qualsiasi rumore, creando un luogo all'apparenza placido e confortevole, nonostante la poca visibilità proseguendo nell'unica direzione possibile. Dall'ascensore a destra, uscì un bambino che con aria curiosa si guardava intorno, analizzando ogni angolo. I suoi grandi occhi azzurri colmi di innocente tranquillità viaggiavano a proprio agio, convincendo il piccolo a proseguire mettendo un piede davanti l'altro, se non saltellando. Sorrideva, solo dopo poco si era accorto dell'altro ascensore ma dal quale nessuno v'era uscito. Fece capolino con la testa, notando come le porte non volessero chiudersi automaticamente quasi costringendo la persona al suo interno di muoversi; nonostante ciò, ella sembrò ignorare il luogo in cui si trovava, lo sguardo insistente del bambino compreso. Era una ragazza, sedeva a terra con le ginocchia al petto ed il capo nascosto tra esse, perfettamente immobile. I capelli lunghi e rossicci, sebbene fossero fini e lisci, contribuivano a coprirle la fronte e le guance, lasciando scoperte solo le caviglie pallide per via dei jeans un po' più corti e delle scarpe sportive basse.
<Ciao. Tutto bene?> Chiese con tono preoccupato il bambino, sperando di vedere bene i lineamenti della ragazza. La sua voce squillante l'aiutò a riprendersi, ricollegarsi alla realtà, finché non alzò lo sguardo mostrando finalmente i suoi occhi castani e lucidi. L'espressione vuota e triste condizionò il bambino dal porre ulteriori domande, lasciandolo lì su due piedi. La ragazza sospirò ma decise di alzarsi, facendosi forza sui palmi anche se sembrava piuttosto gracile. Una volta uscita dall'ascensore anche quello si chiuse improvvisamente, lasciando i due quasi totalmente al buio; istintivamente, il piccolo ricercò la mano di lei, notando quanto facesse ora più freddo rispetto solo a pochissimi attimi prima.
<Come ti chiami?> Le domandò camminando, la curiosità lo rendeva molto tenero, magari voleva soltanto distrarsi dal buio; non conosceva quella ragazza né lei conosceva lui e, sinceramente, sapevano entrambi rispondere appena a quella domanda. Chi fosse non lo sapeva, non lo ricordava. Non ricordava la forma del suo viso né il tono della propria voce e parlare allora le sembrava una vera e propria impresa, percependo le corde vocali come rotte. La sua mente era solo offuscata da pensieri ed emozioni brutte, tenebrose, tristi e violente, senza che lei potesse darne una ragione; ciò che la intimoriva più di tutti era la visione perenne nella sua mente di una probabile morte, la sua effettivamente: sentiva il frastuono dei clacson in mezzo alla città ed un'ambulanza arrivare in ritardo, oltre a varie voci irriconoscibili che piangevano, urlavano e si insultavano a vicenda mentre ella stava osservando le sue braccia grondanti di sangue caldo.
<Mi hai sentito?> Il bambino la scosse nuovamente da quei pensieri, visibilmente preoccupato per lei, quella volta. Ella annuì, ignorando del tutto la domanda precedente.
In breve tempo arrivarono ad un salone ampio, illuminato per via di luci soffuse sui toni blu oltreoceano, perfette assieme ad un alto e stretto acquario posto di fronte a loro; osservando bene, si notavano piccole meduse ondeggiare, quasi incantando lo spettatore.
<Benvenuti al Quindecim>, una voce profonda e maschile interruppe i pensieri dei due nuovi arrivati, attirando l'attenzione su di sé <lasciate che io mi presenti: sono Decim il barman al vostro servizio> aggiunse atono e con un breve inchino. Difatti, sostava dietro un bar colmo di alcolici, drink di vario genere e - perché no - stuzzichini che invogliavano anche i meno affamati a farsi avanti. Il barman era un uomo all'apparenza giovane anche se sul suo volto era impressa una smorfia per nulla amichevole. Sembrava non battere ciglio ed ogni sua frase uscita dalle sottili labbra era come registrata, senza colore o... Vitalità. I capelli albini splendevano sotto le luci del bar, avevano un taglio insolito, particolare, con alcuni lunghi ciuffi che coprivano l'occhio destro. Non era la figura alta e slanciata ad incutere timore, né i pochi ma aulici termini con cui si esprimeva; semplicemente il modo con cui osservava e analizzava quelle due persone era impressionante, come se le stesse giudicando.
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𝐎𝐍𝐄-𝐒𝐇𝐎𝐓𝐬 • 𝓹𝓮𝓻 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓲 🦋
Fanfiction• 𝐑𝐚𝐜𝐜𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢 𝐟𝐢𝐜𝐭𝐢𝐨𝐧 𝐯𝐚𝐫𝐢 • 𝐑𝐢𝐜𝐡𝐢𝐞𝐬𝐭𝐞 𝐚𝐩𝐞𝐫𝐭𝐞 __________________________________