La macchina della verità

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-Ah lei è la signorina Cabrera, giusto? L'infermiera di Harlan- l'accolse Benoit.
-Ehm sì sono Marta. Scusate non volevo disturbare, sono solo molto... ehm...- Marta si pentì subito delle parole che le uscirono dalla bocca. Così peggiorava soltanto la situazione.
-È agitata perchè siamo poliziotti? Suvvia non deve!- tentò maldestramente di tranquillizzarla Wagner.
-Non si preoccupi, le facciamo solo qualche domanda veloce. Si sieda prego- l'agente Elliot le indicò la sedia intrecciata rivestita di cuscini sulla quale la ragazza dovette prendere posto.
-Quindi lei era l'infermiera. Bene- iniziò Benoit sedendosi di fronte a lei e cominciando a fumare un sigaro. 
Marta preferiva rientrare a prendere la sua giacca, non sapeva che quello sarebbe diventato il luogo del suo interrogatorio, ma l'investigatore le apparve troppo desideroso di proseguire per alzarsi.
-Sì, sono stata assunta da Harlan sette mesi fa per occuparmi delle sue necessità mediche, principalmente dovute all'età, nel senso che non aveva patologie gravi, e quindi ogni sera e ogni mattina mi occupavo di lui- Marta quasi sperava che queste informazioni potessero bastare, ma certamente sapeva non poter essere così. D'altra parte queste cose le aveva già dette.
Provava già ansia per la domanda successiva, come da piccola le succedeva con le interrogazioni e scuola, e senza rendersene conto cominciò a far tremare nuovamente la gamba destra.
-Stavamo discutendo, io e i miei colleghi, sul fatto che non tutto ci convince in questa storia- Benoit aspettò una possibile reazione della ragazza di fronte alla sua affermazione, ma lei continuò a tenere lo sguardo fisso a terra, quindi proseguì: -Quando ieri ero in centrale a leggere tutte le informazioni inerenti a questo caso mi è capitato di leggere più di una volta che lei era estremamente legata ad Harlan. Anzi, per dirla meglio, Harlan era estremamente legato a lei. Innanzi tutto le dico che mi dispiace davvero per questa sua perdita, e poi le volevo chiedere come mai ho letto su uno dei fascicoli che le sue ore lavorative sono nettamente aumentate negli ultimi tempi, nonostante lei abbia appena detto che Harlan non soffriva di patologie gravi- si appoggiò allo schienale puntando gli occhi su lei, impaziente della risposta.
Il fumo di quel sigaro stava dando veramente fastidio a Marta, ma decise di ignorarlo: -No, infatti non sono aumentate per cure mediche. Gli tenevo compagnia. Parlavamo molto, si era affezionato a me-
Marta ricordava tanti momenti con lui. Appena assunta aveva insegnato all’anziano scrittore come giocare bene a scacchi, dichiarandosi assai stupita che non fosse già a conoscenza di certi trucchi; aveva così imparato che Harlan non accettava facilmente le sconfitte, tant’è che il più delle volte rientrava a casa tardi a causa di quelle rivincite che le supplicava di avere.
Ricordava come talvolta, quando sfogliava silenziosamente un libro, lui le chiedesse di leggerlo a voce alta, in modo da poter seguire insieme a lei e commentare; o di quando quell’estate, pochi mesi prima, lo aveva accompagnato a visitare la sua casa editrice. Era stato davvero bellissimo per lei, che era da sempre un’amante dei libri.
-Parlavate molto? E di cosa, se posso chiedere- un sempre più curioso Benoit la riportò al presente.
La ragazza rimase inizialmente in silenzio. Era chiaro che l’investigatore le stesse domandando qualcosa di preciso. Non era certo interessato alle loro partite a scacchi; piuttosto era certa avesse dedotto che Harlan si confidasse con lei anche riguardo i suoi famigliari. 
Non sapeva bene cosa rispondere. Non sapeva cosa poteva o non poteva dire. 
L’ultima situazione nella quale si voleva cacciare era essere considerata una “spiona” dalla famiglia che l’aveva accolta in casa loro per tutti quei mesi. Ma ormai sapeva essere alle strette.
-Vede, signorina Cabrera, ieri ho letto un'altra cosa molto interessante su di lei. Ed è la ragione per cui ho voluto sentire le sue parole per ultima stamattina. A quanto riportato, lei ha una particolare repulsione per tutto ciò che non corrisponde alla verità. È così?- 
Marta rimase nuovamente ammutolita. Chi lo aveva spifferato? 
Come poteva questo fatto essere stato riportato sul fascicolo del caso? 
In realtà chiunque della famiglia avrebbe potuto esserselo lasciato scappare: tutti, in un modo o in un altro, lo erano venuti a sapere.
E ad ogni modo era vero.
Era una macchina della verità in forma umana.
Proprio per questa ragione balbettò un: -Sì, è vero-
Benoit e i suoi colleghi parvero al settimo cielo per questa notizia, mentre l'agitazione della povera Marta salì invece alle stelle.
I tre uomini davanti a lei sembravano impazienti di sentire altro e tacitamente le chiesero di spiegarsi.
-Sì ecco... fin da quando sono piccola non sopporto le bugie. Nel senso che non le sopporto proprio. Mi fanno stare male e... vomito- ammise fissando il pavimento.
-Realmente? Lei realmente vomita di fronte alle bugie?- Wagner era scioccato tanto quanto gli altri, solo che lo mostrò eccessivamente, come sempre.
-Sì, in senso letterale- era altamente imbarazzata dopo quella confessione. 
E spaventata. L'avrebbero usata, senza il minimo dubbio.
E difatti un sorriso quasi trionfante apparve sul volto dell'investigatore: -Quindi se io le chiedo se le persone all'interno di quella casa hanno segreti che non hanno rivelato? E se le chiedo se i famigliari di Harlan hanno litigato con lui alla festa di compleanno lei cosa mi risponde? -
Marta decise di tentare. Era inutile, completamente inutile, ma doveva almeno provarci: -Non lo so... non ho visto niente di strano quella sera- voleva aggiungere altro per risultare più convincente ma non resse e una pozza di vomito si riversò dopo qualche secondo sul pavimento davanti a lei.
-Santo cielo! Ma è assurdo!- Benoit si alzò di scatto per evitare di essere colpito da alcuni schizzi e fissò la ragazza: -Sta bene? Accidenti ma è ad affetto istantaneo! Non ho mai visto niente di simile- evitò a quel punto di informare la ragazza che già era a conoscenza dei litigi risalenti a quella serata.
-Mi dispiace scusate, scusate, vado a prendere qualcosa per pulire- Marta sfrecciò verso la porta ma con suo rammarico l'investigatore la seguì in casa e mentre prendeva alcool, spazzettone e straccio la tampinò di domande, rivelando di aver colto tutti i tasti dolenti delle precedenti confessioni dei membri della famiglia. 
Quello che gli occorreva erano solo certezze, e Marta, a malincuore, era proprio colei che gliele poteva fornire. Ne era in grado perchè Harlan le aveva confidato tutto.
Le aveva confidato di come su Richard avesse sempre riservato una punta di sfiducia, confermata da certe compromettenti foto che lui stesso aveva colto l'occasione di cercare nel suo computer; le aveva ammesso che Walt era in realtà quasi del tutto incompetente nella gestione pratica della casa editrice, che non sapeva prendere la benchè minima decisione senza consultare costantemente il padre e che nonostante questo si riteneva detentore di quei beni; aveva parlato anche di Ransom e come lo considerasse soltanto un ragazzino sfrontato nonostante i suoi trent’anni suonati; di come Linda fosse talvolta una dittatrice doppiogiochista, ed infine le aveva parlato anche di come era rimasto esterrefatto di fronte alla casuale scoperta che la nuora gli stava fregando un pozzo di soldi da sotto il naso da anni.
Nel suo costante annuire di fronte alle corrette deduzioni dell'investigatore, Marta aveva cercato di tanto in tanto di intervenire a favore dei membri della famiglia, o quanto meno cercando di alleggerire la situazione.
Quando Harlan si sfogava con lei, e di certo era un uomo senza troppi peli sulla lingua, Marta raramente rispondeva sostenendolo: non aveva mai voluto in nessun modo crearsi dei nemici ed era a conoscenza che persino i muri e i quadri avevano le orecchie in certe situazioni. 
Ad ogni modo nella sua vita si era ritrovata davvero poche volte a criticare altre persone: era alla costante ricerca del buono in esse, anche perchè, ora più che mai, aveva imparato che non sempre tutto è come appare.
-Nonostante non sia certo una gran chiacchierona la ringrazio, signorina Cabrera- Benoit era estremamente concentrato sui suoi ragionamenti che quasi non si accorse che la ragazza, dopo aver pulito dal pavimento il frutto delle false verità che aveva tentato di nascondere, stava nuovamente tentando una discreta fuga.
-No ehi! Se vuole entrare in casa faccia pure ma non si allontani, non abbiamo concluso con lei. Finisco il sigaro e torno dentro-
Marta annuì impercettibilmente di fronte alle parole dell'investigatore e sgusciò all'interno.
-Ragazza bizzarra- commentò Elliot.
-Mamma mia sono rimasto di stucco!- tenne a far sapere Wagner indicando con un cenno del capo e un risolino la zona di pavimento appena lavata.
-Le sue deduzioni erano corrette Benoit, però... non so... mi appaiono come moventi un po' deboli. Certo sono strambi forte in questa famiglia ma un bacio con una segretaria, il taglio di un sussidio e un litigio di lavoro non possono costituire prove concrete con cui incolpare uno di loro- anche il cervello dell'agente Elliot era al massimo del lavoro. Era consapevole che tutto ciò puzzava notevolmente, ma se non si incastravano i pezzi nel modo corretto era ben difficile stanare il presunto assassino. Se uno ce n'era. Ma oramai ne era sempre più convinto, come Benoit.
-Resta il fatto che hanno mentito. Ed è ormai un fatto certo che Harlan quella sera aveva dato ad almeno tre di loro un possibile movente per toglierlo di mezzo e inscenare tutto ciò-
Finì in fretta di fumare il suo sigaro, impaziente di rientrare e porre altre domande all'infermiera.
 
Marta fu fatta accomodare esattamente dove si erano seduti in mattinata i membri della famiglia, nella poltrona davanti alla ruota con le spade che mai le era piaciuta.
-Ci dispiace pressarla signorina, ma come sa dobbiamo interrogare tutti, per avere un quadro della situazione il più completo possibile- esordì l’agente Elliot aprendo il suo block notes e cominciando già ad appuntare qualcosa.
-Si figuri- rispose Marta a bassa voce. Continuava a fissare il pavimento come prima in veranda e pregava che sarebbe stata in grado di costruire frasi che non l’avrebbero tradita.
-Marta, come ben sa, lei è stata l’ultima persona ad avere avuto un dialogo vero e proprio con Harlan. Alle 23:30 lo ha accompagnato di sopra ed è scesa a mezzanotte. Lo ha visto turbato? E’ successo qualcosa di particolare? Ci dica cosa è successo in quella mezz’ora-
L’esposizione dei fatti e le domande così dirette di Benoit riportarono, in quel momento più che in tutto il resto della settimana, i ricordi della ragazza a quella serata.
Ripercorse nella sua mente tutto ciò che accadde dopo aver varcato la soglia di casa Thrombey alle 19:50.

Cena con delitto (film 2019)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora