L'eredità di Harlan

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-Ora mi spieghi perchè al funerale non ti sei degnato di presentarti mentre alla lettura del testamento sei puntualissimo!- 
Mentre scendeva le scale seguita dai tre poliziotti Marta sentì Meg inveire contro il figlio di Linda.
-Fatti i cazzi tuoi ragazzina- le rispose lui spostandola di lato e sedendosi pesantemente su una delle poltrone del salone principale della casa.
-Non ci posso credere! Sei un idiota!- replicò lei sbattendo le mani sui fianchi e recandosi poi in cucina insieme a sua madre.
Per tutta risposta Ransom sogghignò e si accese una sigaretta.
-Dobbiamo interrogare quel ragazzo. È l'unico con cui non abbiamo parlato una seconda volta- ricordò Wagner ai colleghi. 
-Sì certo è vero, ma prima dobbiamo un attimo discutere tra di noi di ciò che abbiamo scoperto stamattina. Le dispiace aspettarci qua?- domandò Elliot all'infermiera, indicando proprio la sala dove si trovava Ransom.
-Ehm... sì certo-
-Dobbiamo dire ai membri della famiglia di non allontanarsi dalla città...- sentì l'eco dell'agente mentre con i colleghi sia avviava verso la fine del lungo corridoio per appartarsi.
Marta rimase sola, dentro di lei aleggiavano .dubbi e paure sul fatto che i tre uomini stessero ipotizzando un qualche suo coinvolgimento in tutta quella storia.
Dopo i salti mortali che aveva orchestrato quella mattina, conveniva a quella video casetta di essersi smagnetizzata e a quelle tracce di fango di risultare inutili. Se tutta la verità fosse venuta a galla avrebbe potuto avere seri problemi, oltre che per l'omicidio colposo, anche per aver taciuto la verità così a lungo; forse sarebbero perfino risaliti alla manomissione delle prove. Solo a pensarci sudava freddo e il suo cuore aumentava notevolmente le pulsazioni.
Fece qualche passo istintivo dentro il salone.
I membri della famiglia si trovavano chi in cucina chi nelle proprie stanze, tutti impazienti dell'arrivo del notaio. Per quanto abbattuti, la certezza che tra poco si sarebbero tutti spartiti l'ingente eredità di Harlan, compresa l'azienda editoriale, di certo non guastava il loro umore.
-Ciao Marta- senza nemmeno voltarsi Ransom la salutò con il suo solito tono da spaccone. Sembrava essere sempre convinto di avere ogni situazione sotto controllo, come fosse sempre superiore a chiunque.
-Ciao- ricambiò lei piuttosto freddamente.
-Vieni, siediti qua- il figlio di Linda battè la mano sulla poltrona che si trovava accanto a lui, come se Marta fosse un gatto.
Tentennò. Tutto ciò era piuttosto strano.
Non aveva mai avuto grandi conversazioni con quel ragazzo. Non lo conosceva bene, e di sicuro non si era mai rivelato amichevole; tuttavia fece come le era stato richiesto.
-Come stai Marta?- le chiese poi, estraendo il suo cellulare dalla tasca del cappotto e continuando a non degnarla di uno sguardo.
-Beh, non posso certo dire bene. Quello che è successo...-
-Sì è terribile certo- la interruppe lui -Direi che la tua amichetta Meg pensa proprio che io abbia tagliato la gola al nonno- ammise alludendo al rapido scambio di battute di poco prima.
-Probabilmente perchè abbiamo sentito che quella sera tu e Harlan avete litigato- 
-Certo... beh vedi, a differenza di quello che tutti voi probabilmente crediate, io non ho un reale motivo per essere qui stamattina- mentre confidava ciò staccò lo sguardo dal telefono e si sporse notevolmente verso Marta.
-Cosa intendi?- chiede lei, leggermente a disagio.
-Quella sera Harlan mi ha comunicato che sarei stato escluso dal testamento- ammise appoggiando la mano sinistra sul bracciolo della poltrona della ragazza.
Cosa stava facendo? Cercava maldestramente compassione? O era solo un cretino che la prendeva in giro?
-E perchè lo avrebbe fatto?- Harlan non le aveva mai rivelato nulla riguardo il suo testamento, inizialmente non immaginava nemmeno ne avesse stilato uno; anche perchè non era certo sua intenzione suicidarsi, prima di quella sera. 
Ad ogni modo si trattava di qualcosa di troppo privato.
-Perchè sono uno stronzo- rispose guardandola negli occhi.
Marta non riuscì a trattenersi: -Beh...- 
Ransom scoppiò subito a ridere, intuendo il suo pensiero.
In quel momento l'arrivo di un'auto smosse la ghiaia del cortile e attirò l'attenzione di tutti.
-Il notaio!- gridò Linda precipitandosi fuori dalla cucina e correndo a spalancare la porta d'ingresso.
-Voi non mi conoscete davvero- concluse il ragazzo continuando a guardare Marta negli occhi prima di appoggiare la mano sulla sua gamba per darsi uno slancio per alzarsi e dirigersi insieme a tutti gli altri nel grande salone dove Linda stava già facendo accomodare il gradito ospite.
L’infermiera rimase un attimo ferma a fissare la parete davanti a lei in fondo alla sala, per poi raggiungere gli altri.
E se avesse valutato Ransom troppo frettolosamente, fermandosi all'apparenza e a quello che le altre persone pensavano di lui?
Certo, si stava basando su veramente poco per cambiare opinione, tuttavia questo dubbio si insinuò comunque in lei.
Lo tenne d'occhio mentre si sedeva in fondo al salone, quasi in disparte, sempre con il telefono in mano e  quell'aria da perenne disinteressamento. 
In realtà non sapeva nemmeno cosa facesse nella vita. Tutti dicevano che fossero i soldi di Harlan a mantenerlo, ma non sapeva bene la ragione. Aveva un bell'aspetto e forse non era nemmeno un cretino totale quindi un lavoro avrebbe potuto trovarlo.
Ma forse per i ragazzi ricchi funzionava così. Finchè era possibile si facevano mantenere dal primo parente ricco che trovavano disponibile.
Come poi avevano fatto Joni e Walt.
Meg invece voleva studiare ambientalistica per poter salvare quanti più alberi possibili, a detta sua. Era quel genere di ragazza che si poteva definire una fissata dell'ecologia, e questo suo lato era notevolmente da apprezzare.
A proposito di Meg, si stava avvicinando proprio in quel momento: -Ehi ehm... sei stata per caso tu a chiedere che partecipassi alla veglia di ieri sera?-
Non era necessario per Marta avere una risposta, tuttavia era davvero curiosa di ciò.
La ragazza sembrò veramente spiazzata da quella domanda, e Marta le lesse in faccia che non voleva far fare una brutta figura a Linda o deludere lei.
-Beh diciamo che ho suggerito fosse bello se ci foste state anche tu e Fran, ma penso proprio che lo avrebbero fatto comunque!-
-Grazie Meg- e le era davvero grata. Forse qualcuno era migliore di quello che si era sempre immaginata.
Forse aveva persino dato troppo peso ai racconti negativi di Harlan. 
-Ho necessità giusto di due minuti per organizzarmi, intanto voi prendete pure posto- il notaio si sedette dietro alla scrivania in fondo al salone cominciando ad estrarre dalla sua valigetta un mucchio di scartoffie.
I parenti si sparpagliarono per la stanza, Linda e Walt in pole position davanti alla elaborata ed intagliata scrivania di mogano.
-Ah Marta ne approfitto per dirti una cosa, vieni- Meg le appoggiò una mano sulla schiena invitandola a seguirla in corridoio. 
-Che succede?-
-Nulla, volevo solo ribadirti che noi ti consideriamo parte della famiglia e quindi... beh se avrai mai bisogno di qualcosa noi ci siamo. Tu sei stata così carina con il nonno e anche con noi. Se hai bisogno di... beh anche di soldi noi te li diamo volentieri ecco- Meg le sorrise iniziando a pettinarsi i capelli con le dita, come sempre faceva quando era nervosa o imbarazzata.
Marta era sicura che parlasse principalmente per se stessa, probabilmente non ne aveva nemmeno discusso con sua madre, ma fu comunque davvero prezioso quello che aveva appena sentito.
A quanto pare Meg era certa che lei e sua madre avrebbero ottenuto una fetta d'eredità, altrimenti non le avrebbe mai offerto un aiuto in denaro quando nemmeno riusciva a pagarsi la retta del college.
Non sapeva se e quando avrebbe accettato, sarebbe stato davvero mortificante per lei aver ucciso suo nonno e poi spillarle anche l’eredità.
-Sei davvero gentile. Grazie davvero. Ci penserò-
-Sì, non farti problemi, non vergognarti o cose così mi raccomando- le disse di fretta prima di rientrare in salotto, dove era appena stata annunciata l'apertura del testamento.
Tutti erano stati troppo presi dall'attesa e nessuno aveva notato la loro breve assenza.
Marta si appoggiò un po' in disparte allo stipite.
Non sapeva bene in realtà se le fosse concesso ascoltare, tuttavia era stato Benoit a chiederle di presentarsi quella mattina e nessuno la stava cacciando dalla stanza: la sua presenza era l'ultimo dei pensieri dei fortunati eredi.
Sentiva quasi Linda fremere d'impazienza e vide Joni mordersi nervosamente le unghie.
Il notaio, dopo qualche inutile formalità, cominciò ad elencare i beni posseduti da Harlan, tutti compresi nelle sue ultime volontà.
Non erano pochi.
Anzi, erano somme esorbitanti per lei.
Nessuno dei presenti in quella stanza aveva intenzionalmente ucciso Harlan, ma di certo n quel momento stavano tutti friggendo in brodo di giuggiole.
Non si capacitava di come persone come Joni potessero aspettarsi di essere incluse in quella lista di nomi nel momento in cui, non solo non era una parente di sangue, ma si era anche comportata nel peggiore dei modi con il diretto detentore di quei beni. Se quei soldi non fossero serviti agli studi ambientalistici di Meg, in cuor suo Marta quasi avrebbe sperato che Harlan avesse cambiato all'ultimo il suo testamento.
Quella donna avrebbe dovuto pensare meglio e con più giudizio a cosa avrebbe giovato di più alla sua unica figlia in futuro, ma certamente così non era stato.
Velocemente lanciò un' altra occhiata a Ransom, il quale però la notò con la coda dell'occhio e le fece subito voltare lo sguardo.
-Prima di passare al testamento vero e proprio, vi leggo una brevissima lettera che il defunto signor Thrombey ha scritto per alcuni di voi e che ci ha fatto recapitare insieme al testamento. Dunque allora...- il professionale e ormai anziano notaio inforcò i suoi spessi occhiali e aprì la busta allegata al documento ufficiale.
Linda e Richard si strinsero la mano, evidentemente convinti di star per ricevere i migliori elogi.
-"Miei cari Linda e Walter, mi rivolgo a voi, figli miei, come a tutti voi altri membri riuniti al cospetto delle mie parole. Non si può certo dire che siamo una  famiglia modello. Ma vi conosco bene ormai e vi amo davvero con tutto il cuore. Tuttavia, come ben sapete, sono un uomo assai saggio (e modesto) e ritengo di aver preso una decisione che riterrete sconcertante, ma vi assicuro essere quella più giusta. Forse un giorno capirete il mio gesto e spero lo accetterete senza rancori. Harlan"-
Non senza un lieve imbarazzo, il notaio appoggiò la lettera sulla scrivania e, senza nemmeno alzare lo sguardo sui presenti, si affrettò ad afferrare il tagliacarte dal portapenne per aprire la busta ancora sigillata.
-Cosa significa questo?!- Linda scattò in avanti sulla sedia, mollando all'istante la mano di Richard.
-Non lo so signora, mi sto apprestando ad aprire la busta come vede-
La tensione era veramente palpabile.
Marta era esterrefatta. Dubitava che Harlan avrebbe concesso libero accesso ai suoi beni a tutte quelle persone, ma avrebbe davvero escluso anche Linda e Walt?
Si guardò intorno scrutando i volti dei presenti: Benoit si grattava il mento, stupito ma non eccessivamente, Elliot aveva il solito sguardo serio ed indagatore, Wagner fremeva d'impazienza, mentre tutti gli altri erano sporti sulle loro sedie, con il fiato sospeso e l'espressione travolta da un fievole panico. 
Tutti tranne Ransom, che ghignava sotto i baffi, sicuramente traendo piacere dallo sconcerto dei parenti.
Marta non capiva il perchè di quella sua espressione: l'unica possibilità di ricevere qualcosa e continuare a vivere di rendita, anche se non sua, era che almeno i suoi genitori fossero inclusi nel testamento.
Le prime righe di introduzione dell'atto Marta se le perse, concentrata ad indagare sulla psicologia del figlio di Linda.
-"... tutti i miei beni, le liquidità e le proprietà, siano interamente destinati a Marta Cabrera, così come la casa editrice e le proprietà immobili in mio possesso. Che vengano tutte destinate a Marta Cabrera-
-CHE COSA!?- Linda si alzò come una furia scaraventando all'indietro la poltrona e strappando dalle mani del povero ed innocente notaio, che certamente temette di essere linciato vivo, il foglio di carta che aveva in mano.
-Oh mio Dio Richard! Guarda qui! È la sua firma! Ma cosa è successo? Tutto ciò non è possibile!- 
-Tesoro calmati o ti verrà un infarto-
-Un infarto me lo fa venire la notizia che quella zoccoletta là in fondo prenderà tutti nostri beni e noi invece un fico secco! Ma come è possibile, dannazione!- la figlia di Harlan sbattè un pugno sulla scrivania imprecando.
Joni finse un mancamento e si afflosciò sulla poltrona, mentre Walt, aiutato dal suo fedele bastone, si alzò per verificare lui stesso l'autenticità della firma: -Come può essere legale? Non fa parte della famiglia! Harlan era un pazzo, non lo abbiamo mai detto, ma era un pazzo. Mi faccia vedere- anche lui prese in mano il testamento e, come se se ne intendesse, cominciò a scorrerlo.
-Guardi le garantisco che è tutto nel pieno della legalità. Qui di seguito sono elencati uno per uno i beni che attualmente appartengono alla signorina Cabrera- il paziente notaio cercò di appianare le false accuse indicando sul foglio quanto spiegato.
-Anche la casa. Anche questa casa. È sua ora- anche Meg era incredula oltre modo.
Il testamento, ormai quasi ridotto a brandelli, venne fatto passare per le mani di tutti i famigliari.
-Ti facevi il nonno??- urlò Jacob sovrastando le grida dei parenti disperati.
Marta non stava più ascoltando nulla.
Harlan aveva compiuto una mossa davvero azzardata. Senza avvisarla. Mettendola in un terribile casino. Alla sorpresa e sconcerto di aver udito quelle parole era seguito un appannamento della vista ed un lieve giramento di testa. Solo la fragorosa risata di Ransom mentre usciva dalla sala la riportò alla realtà.
-Ti facevi il nonno?- ripetè Jacob mentre tutti la fissavano a bocca aperta, come bastasse l'insinuazione di un ragazzino per rendere vero il fatto.
-No...- rispose senza voce.
-Cosa è successo? Lo sapevi!?- urlò Linda puntandole minacciosa un dito contro.
-Esci. Marta esci dalla stanza- Benoit la spinse fuori di peso dato che lei era ancora immobile, incapace di pensare lucidamente.
Raggiunse come dentro ad una bolla la porta d'ingresso ma la serratura non scattò. Aveva girato il grande pomello d’ottone al contrario. Dopo tutte le volte che era stata in quella casa. Non si ricordava nemmeno come si facesse a camminare, figuriamoci a guidare. 
Ma sicuramente ci avrebbe provato.
Voleva assolutamente levarsi di torno.
Benoit e i poliziotti avevano cercato di trattenere l'orda impazzita dei Thrombey il più possibile, ma nel cortile Marta fu presto accerchiata.
-Vogliamo solo parlare!-
-È stato ovviamente un errore-
-Fermati un attimo, ne dobbiamo discutere!!-
-Marta stammi bene a sentire! Dove credi di andare!-
-Non lo so dove credo di andare Linda! Datemi il tempo di pensare accidenti!- sbottò rivolta alla capofamiglia, che, incredula come mai l'aveva vista, si sistemò gli occhiali sul naso. Dalla foga quasi le erano volati per aria.
Il rombo di un motore che sgommava li fece tutti spostare velocemente di lato.
Una lancia Fulvia vecchio modello si affiancò all'infermiera.
Ransom era al volante e le fece ripetutamente segno con la mano di entrare. Senza farselo ripetere Marta salì a bordo e si chiuse velocemente la portiera alle spalle.
Un urlo di dolore la spaventò, mentre Ransom continuava a ridere di gusto mentre sgommava sulla ghiaia del cortile.
-Mi ha schiacciato una mano! Mi ha schiacciato una mano!- urlava Walt alla sorella.
Marta non se ne era nemmeno resa conto.
-Oh mio Dio mi dispiace, mi dispiace. Non l'ho fatto apposta, mi dispiace!-
-Tira su quel finestrino- le intimò Ransom prima di imboccare il grande cancello e mostrare un elegante dito medio alla sua famiglia.
-Richiard! Guarda nostro figlio! Dovevi fermarli!- sbraitò Linda nel cortile.
-Che cazzo avrei dovuto fare? Attaccarmi al paraurti?-

Cena con delitto (film 2019)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora