Capitolo 2

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2 mesi prima

-Stai attenta a non calpestare i tubi Isabel!- Sono in macchina con mia madre che mi sta portando all'inferno, il posto dove odio andare, dove non voglio andare, dove devo andare... l'ospedale. Ho il cancro. Devo fare queste visite mediche almeno 4 giorni a settimana. Non è bello, non è bello sentirsi dire sempre le stesse cose... Non correre, non stare troppo tempo in piedi, non mangiare quello, non bere quell' altro. Basta. Non è facile coindividere la vita con un mostro che ti cresce dentro ai polmoni, ormai i tubi che mi trasmettono l'ossigeno sono l'unica cosa che mi separa dalla morte. Che senso ha la mia vita? Vorrei porre fine a tutto quanto ma non ho il coraggio, sono una codarda. Sono anche egoista, non penso al dolore che proverà mia madre quando un giorno morirò, forse perché sto già subendo io un dolore insopportabile, forse perché così capirà quanto fa male il dolore. Lei ha paura che io muoia, io ho paura di vivere troppo. -Odio il dottore. È uno stupido che crede di saper tutto di me, che crede di capirmi, di sapere come mi sento, è come te.- -Riesci a non offendermi per un' ora?- -Perché il dottor Rosati è andato in pensione? Lui era bravissimo, sapeva davvero come mi sentivo- Lui guardava nei miei occhi e non vedeva solo il colore, lui vedeva una ragazzina spaventata dentro una cella buia, con delle lacrime di sangue, ormai asciutte. Quando avevo 11 anni lui era il mio dottore, mi conosceva solo da due mesi ma sembrava fossi una sua paziente da tutta la vita. Il primo giorno di terapia mi disse di portare il mio giocattolo a cui ero tanto affezionata, io portai il mio orsacchiotto che era il mio unico ricordo di papà. Lui prese le forbici gli staccò la testa davanti ai miei occhi. Piansi tutta la notte, poi non piansi mai più. Mi disse che dovevo prepararmi perché il dolore che avevo provato in quel momento era una carezza in confronto a quello che avrei provato nella vita.

-Menomale che è andato in pensione! Il dott. Edoardo Rosati era un pazzo! Ti ha traumatizzata a vita...- -E ancora una volta... non mi capisci.- -Fai nuove amicizie- mi dice mentre apro lo sportello e vado verso l' entrata degl' inferi. Poi mi giro e rispondo -Tranquilla, i distributori di merendine sono molto simpatici...- lei riparte con il sorriso mentre scuote la testa, della serie "non cambierà mai". Entro. Migliaia di uomini e donne in tenuta da lavoro, odio questo posto. Fanno finta di esserti amico, fanno i simpaticoni ma non sanno che dietro i sorrisi che gli fanno i bambini ci sono frasi tipo "ma che vuole questo? Lo so già che sto male, non c'è bisogno che dica che andrà tutto bene"

Mi viene incontro una dottoressa con il cartellino del nome girato al contrario. -Tu devi essere Isabel, giusto? Sono la dottoressa Mckwrite, e da oggi la tua salvatrice- -Uno. Non ti ho detto che mi chiamo Isabel. Due. Come può una stupida neodottoressa curarmi il cancro che mi sta letteralmente mangiando i polmoni che non sono in grado di mandare l'ossigeno nel mio stesso sangue, se non sa nemmeno mettersi il cartellino del nome dritto?- Cambio direzione lasciando la signora guardarsi il cartellino girato con gli occhi sgranati e l'umore a pezzi. Vado verso la stanza dove devo fare delle analisi. Lì c'è il dottor Stevenson che maneggia con delle provette e siringhe. -Ciao Isabel, hai conosciuto la nuova dottoressa del reparto 11? È molto simpatica e soprattutto esperta in settore- -Devo averla conosciuta- -Sono contento, adesso siediti sul lettino e togliti delicatamente i tubi...-

Deve avermi anestetizzata perché non ricordo niente delle punture -Come sempre sei stata bravissima- -Non è un caso che io sia brava soltanto quando non sono coscente...- -Ci vediamo dopodomani Isabel- esco dalla stanza dopo che ho rimesso i tubi e mi incammino verso il distributore di merendine. Poi vado a sbattere contro un ragazzo alto pochi centimetri più di me con occhi color nocciola e capelli castano chiaro. -Guarda dove metti i piedi, idiota- mi aveva fatto leggermente male al bacino con il suo gesso. -Secondo te cosa stavo facendo?- -Stavi guardando per terra- -E dove stanno i piedi?- -Ti comporti così con tutti?- -potrei farti la stessa domanda, chiami anche i tuo amici idiota?- - Non ho amici.- -Perché?- -Nessuno mi capisce...- -Sai, io sono molto bravo a capire le persone- -Davvero?- poi si avvicina al mio viso e sussurra -Davvero- Se ne va ed io torno a casa con mia madre.

Oggi c'è il soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora