Attraversare il Foro fu più difficile del previsto. La gente era così tanta che Tooru e Hajime furono costretti a smontare da cavallo e ad avanzare a piedi, tenendo saldamente i destrieri per impedire che la quantità di persone li facesse agitare.
La gente urlava, sbracciandosi per vedere la figura che stava parlando al centro del foro. Tra chi gridava lusinghe e chi minacciava di morte la famiglia di quello che Tooru riconobbe essere un esponente del ceto senatorio, in generale Roma era avvolta dal caos e dalla confusione.
Il popolo era stanco, le mogli gridavano spergiuri, alcune con neonati attaccati al seno e accusavano il governo di incompetenza nella gestione di una guerra che da già parecchi anni aveva sottratto loro i mariti.
Il popolo era stanco di vedere le classi nobiliari giacere sugli allori e crogiolarsi nelle loro ricchezze mentre moriva di fame, mentre la guerra spezzava famiglie e la Republica assumeva sempre di più i connotati di una pagliacciata.
Il popolo era stanco delle belle parole dei senatori, stanco delle guerre e delle rivolte. I piccoli proprietari terrieri poi, il cui rendimento era stato enormemente danneggiato dall'impiego degli schiavi nelle colture agricole da parte dei latifondisti, finivano spesso per essere costretti a piegarsi a loro volta, incapaci di sostenere la concorrenza.
Le mogli private dai mariti da ormai troppi anni poi, erano le più arrabbiate di tutti e si gettavano a parole e gesta contro l'uomo che parlava a gran voce su di un palco in legno, con bambini spaventati stretti tra le braccia e gli occhi di chi non ha niente da perdere.
-Dunque il fronte Armeno è finalmente caduto e da combattere resta solo Mitridate! - aveva detto il senatore, che Tooru non conosceva, parlando con una folla presa dall'ira.
-A guardarli non si direbbe che stanno vincendo la guerra - commentò Hajime, meravigliandosi dello scontento generale. Tooru gli aveva spiegato come Pompeo era riuscito a far sì che Tigrane, che aveva prestato aiuto a Mitridate, abbandonasse il conflitto, attraverso anche l'intercessione e il tradimento del figlio omonimo.
-È quello che succede quando godi della fama di essere un condottiero magnanimo... Oltre che di quella derivata dalle vittorie precedenti - aveva concluso, con gli occhi accesi di passione ed emozione. Hajime lo aveva baciato a fior di labbra, sussurrando un - Sembra tu abbia mangiato un trattato storiografico-. E Tooru allora aveva sorriso e i suoi occhi avevano brillato con una luce diversa, quella che riservava solo a lui, quando erano soli e nessun altro poteva vederlo.
-Questo succede quando porti avanti per tredici anni una guerra che avresti potuto risolvere in cinque. Le ribellioni degli schiavi poi peggiorano la situazione... Anche alla scuola non se la sono passata bene dopo che io ho provato a fuggire immagino - rispose Oikawa, guardando con odio il senatore e irrigidendo la postura, le braccia incrociate con aria minacciosa davanti al petto.
-Beh, è ovvio che si ribellino in questa situazione di caos - asserì Hajime, tornando ad ascoltare l'uomo che parlava, pur di controvoglia. Passare era impossibile visto la calca, tanto valeva farsi due risate innanzi all'umiliazione che quell'uomo stava subendo, interrompendo il discorso ogni tanto per schivare verdure, frutta o persino ciottoli che gli venivano lanciati addosso.
-La classe senatoria è fottutamente ipocrita. Sta adulando quello stesso Pompeo a cui si sono rifiutati di dare il comando... È una classe destinata a sopperire davanti a qualcos'altro e sicuramente saranno stati i senatori stessi a nutrire il loro aguzzino - ghignò Oikawa, la rabbia pervasa di rabbia e di un sottile compiacimento, nel preannunciare la caduta della Repubblica. Tooru era un figlio del popolo, vista l'occupazione umile dei genitori e aveva sempre nutrito odio nei confronti dei senatori. Se fosse stato ancora un cittadino non ci avrebbe pensato due volte a schierarsi a sostegno dei populares e dei tribuni della plebe.
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Luogo chiamato libertà |KageHina & IwaOi|
Fanfiction|In revisione| Roma, 66 a. C. Shouyou Hinata è uno schiavo di origine britannica, affidato a Tobio Cassio Kageyama, figlio illegittimo di un senatore romano e una liberta, di cui porta il secondo cognome. Divergenze di rango e di carattere insieme a...