Capitolo 19

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Hajime riuscì, con immensa fatica a portare Tooru fuori dall'arena. Deciso di non tornare subito dal lanista, dirottò su una stradina secondaria e la percorse per circa un centinaio di metri, prima di abbandonarla per addentrarsi nel prato su cui passava.
Raggiunse un grosso albero che proiettava attorno a sé un'ombra piacevole nel caldo afoso, e quasi gettò Tooru a terra di peso, prima di accasciarsi a sua volta, esausto.

Tooru teneva lo sguardo alto come al solito, ma le sue labbra erano strette in una linea dura e la mascella indurita per l'atto di serrare i denti.
Vedeva tutti i pensieri negativi che gli stavano passando per la mente in quel momento, li sentiva risuonare nella sua stessa testa:"È colpa mia. Sono un perdente. Non sarebbe morto nessuno, se io avessi vinto".

Gli batté forte una mano sulla spalla più vicina, in quel modo di fare tipico dei ragazzi spicci e dai modi grezzi com'era lui, in quel modo di fargli sapere che lui c'era, nonostante tutto, che era rimasto.

-Iwachan... - sussurrò Tooru, stringendo i pugni e sviando lo sguardo. Gli sembrava di avere il cuore in gola e un nodo doloroso gli serrava lo stomaco, rendendogli difficile pure respirare.

Tremava, aveva la vista appannata e sentiva le lacrime pungere ai bordi degli occhi, ma le ricacciò dietro con forza, per mantenere quel briciolo di dignità che ancora gli era rimasto.
Il lembo di pelle sulla parte bassa della schiena, ancora coperta dallo spesso centurone, bruciava. Sentiva quella cicatrice ardere come l'inferno, come la prima volta in cui gliel'avevano fatta.

La prima e ultima volta in cui qualcuno lo aveva piegato sul serio.

-Non è colpa tua - disse Hajime, spezzando il silenzio con una frase che cadde come un pezzo d'acciaio sul cuore di Tooru, frantumandolo.

Il reziario scattò in piedi, nonostante il dolore alla gamba ferita, trattenendo un urlo.
Hajime si alzò a sua volta, pronto a fronteggiarlo.

-Non dire cazzate, Hajime! - urlò, con tutta la rabbia, la frustrazione, il rancore, l'umiliazione e la vergogna bruciante che si portava dentro.
-Se avessi vinto con Ushijima la prima volta, gli altri sarebbero vivi! Vivi, maledizione!-.

-Vedi che sei un coglione? - urlò Hajime a sua volta, bloccando il pugno che l'altro  aveva provato a sferrargli nel frattempo, facendolo impattare contro il palmo della propria mano.
-Non gira sempre tutto intorno a te! Vince la scuola migliore, ricordi? I sei gladiatori migliori, ricordi?-.

Hajime era furente: gli occhi verdi bruciavano come una foresta in  fiamme, la bocca era digrignata in una smorfia quasi animalesca, tirata al punto da scoprire i denti bianchi. Una ruga gli corrugava la fronte e le pupille erano dilatate.

-Chi ha perso la vostra immunità, mhm? - obbiettò Tooru, alzando la voce. Però si sentiva stanco, esasperato e questa vacillò un poco, così come vacillò lui stesso, instabile sulle proprie gambe.

-E chi ha perso la loro vita? I loro scontri? Loro! Non tu! Quindi smettila di fare la prima donna e di addossarti tutta la colpa, razza di coglione! - urlò, incredibilmente forte.
E incredibilmente forte fu anche il pugno che sferrò all'altro e che lo colpì precisamente sullo zigomo sinistro.

Tooru non fece in tempo né a pararlo né a schivarlo e barcollò all'indietro, strizzando gli occhi per il dolore improvviso.
-Sei impazzito?! - sbottò di nuovo e lo colpì a sua volta in pieno viso, spaccandogli il labbro.

-No, sei tu che non capisci niente! Sei il nostro capitano, non la nostra dannata guardia del corpo, ficcatelo in quella testa vuota che ti ritrovi!-.
E lo colpì ancora, al petto.
E Tooru lo colpì a sua volta. Non ci provarono nemmeno a parare o a schivare i colpi dell'altro, entrambi incassavano a testa bassa e colpivano l'altro, sapendo che il colpo sarebbe andato a segno.

Luogo chiamato libertà |KageHina & IwaOi|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora