Meglio tardi che mai

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Il matrimonio era andato a gonfie vele, nonostante quel piccolo imprevisto, e Hermione era tornata alla sua solita routine.
Sapeva già da un po' di tempo che il furetto aveva iniziato a far parte della squadra di Auror, ma con credeva che i rapporti fossero migliorati così tanto da vederlo addirittura al matrimonio dei suoi migliori amici.
Ginny avrebbe dovuto avvertirla, conoscendola era impossibile che non lo sapesse, come era impossibile che se ne fosse dimenticata; nella migliore delle ipotesi, aveva sperato in quel loro incontro.
Ginny era l'unica a sapere la verità, dopo qualche mese dalla nascita di Scorpius era riuscita a farsi dire tutto, supplicando Hermione che si ritrovava in uno stato pessimo.
Crescere un neonato da sola e in giovane età non era un'impresa semplice neanche per la strega più brillante del secolo. L'amica andava a trovarla spesso, dandole il cambio per permetterle di riposare almeno qualche ora: durante quei momenti parlavano tanto, senza mai nominare quel nome che Hermione non voleva più sentire neanche per sbaglio.
Col tempo poi si era abituata, fingendo indifferenza nonostante la ferita nel profondo le bruciasse ancora. E adesso ne era ancora più convinta, che spavalderia aveva avuto a parlarle come se nulla fosse.






Draco Malfoy se ne stava seduto su una delle poltrone del Manor, una sigaretta tra le mani e il fumo che gli usciva dalla bocca, mentre il caffè sul tavolino davanti a lui si stava già raffreddando.
Era assorto nei suoi pensieri, gli unici in grado di destabilizzarlo dopo tempo.
Nonostante non ne fosse del tutto convinto alla fine aveva deciso di presentarsi al matrimonio di Potter con la Weasley, aveva fatto molto in quegli anni per rimediare ai suoi errori e rifiutare l'invito sarebbe stato scortese, soprattutto se il resto della squadra sarebbe stata presente.
Aveva indossato uno dei suoi abiti più eleganti e si era presentato alla Tana poco prima dell'inizio della cerimonia.
Forse avrebbe visto la Granger, anzi sicuramente l'avrebbe vista: Potter e Weasley la nominavano spesso e sapeva che sarebbe stata la testimone della sposa. Non poté che ricordare il modo in cui anni prima si era innamorato di lei, coinvolgendola in quel gioco dal quale entrambi erano rimasti feriti.
Spesso, nei momenti di grande debolezza in cui solo lei sapeva cullarlo, le aveva quasi confessato tutto, tenersi quel peso era un macigno difficile da trasportare.
Doveva scegliere tra la sua famiglia e quella ragazza, e se non fosse stato per la sua stessa vita avrebbe senza dubbio scelto lei.
Ma era stato codardo e si era macchiato di peccati che lei non gli avrebbe mai perdonato.
Perderla era stato un dolore atroce, ma era il prezzo da pagare per saperla al sicuro.
Eppure, prima di quel giorno, non aveva mai pensato che lei potesse essersi rifatta una vita, addirittura un figlio... lenticchia alla fine ci era riuscito.

''Che mi aspettavo'' sussurrò tra sé e sé.

Lui l'aveva ferita, abbandonata, distrutta, e quel Weasley era rimasto lì a raccoglierne i cocci.
L'aveva visto il loro bacio, alla fine della guerra, quando nascosto in un angolo era tornato per cercarla. Ma era troppo tardi.
Ron Weasley le stava già dando tutto l'amore di cui lui non era stato in grado, le aveva invece sussurrato  parole dolci solo al buio dei loro nascondigli per poi fingere indifferenza alla luce del giorno.
Lei si meritava un amore in grado di mostrarla al mondo, e lui non poteva farlo.
Non ce l'aveva neanche con lei, ne aveva tutto il diritto di odiarlo profondamente, se lo meritava.
Ce l'aveva con sé stesso, il sé del passato.








''Perché non me l'hai detto?'' chiese Hermione, aiutando Ginny a cucinare mentre Scorpius giocava con Harry nella stanza accanto.

I due sposini erano rientrati dal viaggio di nozze e li avevano invitati a cena nella nuova casa.

''Cosa?'' chiese Ginny, finendo di sminuzzare le cipolle, sapeva quanto Hermione adorasse la cucina Babbana e aveva imparato a fare qualche ricetta con l'aiuto di sua madre.

''Che si sarebbe stato lui...'' disse Hermione lasciando sottinteso il nome.

''Lui...'' ammiccò Ginny.

''Sai benissimo di chi parlo''.

Ginny fece un sospiro, in parte esasperata. ''Non ne eravamo sicuri, non aveva dato la conferma''.

''Avresti almeno potuto avvertirmi''.

''Cosa sarebbe cambiato?'' disse Ginny, alzando le spalle.

''Non lo so'' tentennò Hermione ''sarei stata più attenta a Scorpius''.

Ginny fermò i movimenti meccanici con i quali stava cucinando per guardare l'amica con sguardo interrogativo.

''Li ho trovati che parlavano, al tavolo dei dolci'' ammise Hermione.

''E...'' disse Ginny curiosa.

''E niente, parlavano di dolci''.

Hermione girò le spalle al tavolo, appoggiandocisi contro con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra.

''Pensi che lui sappia?'' chiese Ginny.

''No, non penso...'' sospirò Hermione facendo una lunga pausa ''o almeno spero... quello che ha fatto a me è un conto, ma se sa che è suo figlio e non lo cerca, non penso che potrei sopportarlo''.

Ginny guardò nell'altra stanza, dove Harry e Scorpius stavano scartando delle cioccorane ''non potrai nasconderlo per sempre''.

''Voglio solo che sia abbastanza grande da non rimanerne ferito''.

''Herm, ne rimarrà sempre ferito, a qualsiasi età... è una cosa che non puoi evitare''.

''Meglio tardi che mai, no?''

Calò un silenzio imbarazzante, riempito solo dal rumore di pentole e posate che le due amiche stavano utilizzando per cucinare.








Ronald Weasley se ne stava con la testa piegata su un grosso libro, silenzioso e concentrato come mai prima d'allora: sfogliava le pagine delicatamente e stava attento a ogni singola parola che gli si presentava davanti. Accanto a lui, Harry Potter lo guardava con aria corrucciata, cercando di scrivere un paio di appunti in una pergamena ancora intatta.

''Non ci capirò mai nulla'' disse Ron, rassegnato, indicando il libro che aveva davanti ''cosa sono tutti questi simboli''.

''Sono Rune'' rispose Harry.

''Ma noi non l'abbiamo mai frequentato il corso di antiche rune, come dovremmo capirci qualcosa'' disse Ron, alzandosi.

''Non lo so'' rispose Harry, anche lui rassegnato ''ma dobbiamo riuscirci, il ministero conta su di noi per quest'operazione''.

''Non può pensarci Malfoy? Lui l'ha frequentato quel corso no?''

''Sta già cercando di creare una pozione che ci permetta di entrare all'interno del caveau, non possiamo perdere altro tempo''.

Il rosso si lasciò ricadere sulla sedia, portandosi le mani alla testa e sforzandosi di trovare una soluzione.
Amava essere un Auror, era il lavoro dei suoi sogni, ma il tipo di missioni che venivano affidate alla loro squadra erano una più impossibile dell'altra.
Questa volta dovevano riuscire a intrufolarsi nel caveau di alcuni ex mangiamorte per recuperare delle informazioni che al ministero servivano urgentemente, il tutto senza farsi uccidere nonostante gli incantesimi di protezione di alto livello.
E se tutto ciò non bastava, la posizione del caveau era annotata su un bigliettino da decriptare.

''Forse potremmo chiedere a Hermione, lei amava quella materia'' propose Harry.

''Sei impazzito?'' disse Ron, alzando un po' troppo il tono della voce ''lei non è un Auror, non la puoi coinvolgere''.

''Non dobbiamo per forza spiegarle a cosa ci serve'' sospirò Harry '' è solo un favore''.

''Si come no, tanto lo sappiamo entrambi che alla fine le dirai tutto. Ma se mi evita di restare a guardare questo libro allora fai come vuoi''.

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