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L u n e d ì

Amber sospirò guardando l'ennesima insufficienza cerchiata in rosso che la professoressa aveva scarabocchiato sul foglio vuoto per metà che consisteva nella sua penosa verifica.

La campanella suonò e lei si trascinò fuori dall'aula. Sospirò mentre passava nel corridoio facendo lo slalom tra gli studenti e si fermò davanti alla bacheca degli avvisi.

I suoi occhi chiari percorsero i foglietti scritti a mano e a computer dove gli studenti si offrivano per ripetizioni. Il suo sguardo cadde su una scritta che sembrava proprio adatta a lei.
Per ripetizioni di matematica, chiamare il numero 418 09 87 654

Allungò la mano, coperta fino alle nocche da un maglione grigio, e strappò una delle strisce prima di uscire dall'edificio.

Amber: ciao, sono una ragazza del terzo anno, avrei bisogno di aiuto con matematica
Numero sconosciuto: ciao! Va benissimo, quando vuoi che ci vediamo?
Amber: ti va bene il venerdì pomeriggio per tutte le settimane?
Numero Sconosciuto: okay, a casa mia?
Amber: benissimo. Quando devo portare a lezione?
Numero sconosciuto: dieci
Amber: d'accordo, grazie
Numero sconosciuto: ci vediamo venerdì

M e r c o l e d ì
Amber: uhm, ciao, mi sono accorta che non so dove abiti
Nunero sconosciuto: ops :) via roosevelt 34
Amber: grazie mille e scusami
Numero sconosciuto: figurati, a venerdì

[ Inviato alle 14:56 ]

Numero sconosciuto: ehy hai già ricevuto voti?
Amber: uhm sì una verifica, F (gravemente insufficiente)
Numero sconosciuto: oh, riesci a fare la fotocopia così che possiamo vedere gli errori e lavorarci su?
Amber: non sai quanto mi chiedi, la professoressa mi odia, ma ci proverò
Numero sconosciuto: perfetto, grazie

G i o v e d ì

Amber prese un respiro profondo. Era appena suonata l'ultima ora e lei era corsa a cercare la professoressa di matematica.

Era davanti alla porta laccata di bianco, tremendamente nervosa e con la spalla dolorante per i sei chili della cartella.

Si fece avanti tormentandosi le maniche della felpa gigante che aveva indosso. L'arcigna professoressa era seduta alla cattedra e stava parlando con un ragazzo.

Amber sentì il cuore accelerare mentre osservava le spalle ampie del ragazzo, fasciate perfettamente dalla maglia a maniche lunghe che evidenziava i suoi bicipiti gonfi di muscoli. Le si gelò il sangue quando lo sguardo ghiacciato dell'insegnante scivolò su di lei e una smorfia le deformò il viso rugoso.

- Watson! Che vuoi? - abbaiò, interrompendo la voce rilassata del ragazzo di spalle.

Amber sussultò mentre il ragazzo si girava. Aveva dei bellissimi lineamenti dolci, con una leggera e curata barba castana sulle guance e sul mento. Aveva i capelli tagliati di media lunghezza, e i suoi occhi erano amichevoli. Le sorrise e lei si sentì vagamente rassicurata.

- I-io... mi scusi se la d-disturbo - balbettò lei, nervosa, mentre le sopracciglia della professoressa si aggrottavano. Ogni volta che Amber era nervosa, balbettava. E lei non lo sopportava, così come non sopportava ogni altro aspetto della giovane studentessa. - V-volevo chiederle se p-potevo fare una f-fotocopia della ve-verifica.

Il ragazzo intuì la risposta sgarbata della professoressa e intervenne.

- Bella idea! Anche io faccio così, vero prof? - l'avvoltoio lo guardò adorante, annuendo.

- Va bene, Watson. Prendila e muoviti, tra due minuti la rivoglio indietro.

Amber evitò lo sguardo gentile del ragazzo e afferrò il foglio. Poi scappò via.

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