Il sole quel giorno illuminava le strade ricoperte dalla neve morbida e bianca caduta la notte stessa.
Si potevano vedere tutte le persone con giubbotti pesanti, guanti e sciarpe, compreso Izuku, indossava un cappotto imbottito, dei pantaloni pesanti muniti di calze sotto e scarponi per la neve, tutti di un blu scuro.
Stava camminando per la strada dirigendosi verso la scuola, pensava ancora a ieri, poteva sentire ancora le sue urla e il dolore straziante delle corde ottorno ai suoi polsi, il segno delle corde ancora doveva togliersi e per questo era costretto ad indossare una felpa con le maniche lunghe, sperava che quel giorno, a causa della neve, non avrebbero dovuto fare allenamento perché senò sarebbe stato costretto a togliersi la felpa.
Il suo collo era dolcemente avvolto da una sciarpa calda che evitava di farle venire il mal di gola, il suo sospiro leggero diveniva vapore acqueo all'uscita, l'ansia che Izuku non ci sarebbe stato nuovamente a scuola aumentava ma soprattutto la sensazione di essere osservata costantemente era a mille.
Ochako, anche lei camminava per i marciapiedi cercando, con il suo respiro, di riscaldare le mani coperte dai guanti sottili di lana, era stata stupida e non pensò al fatto che avrebbe fatto così freddo, aveva un semplice cappotto che le arrivava al fondoschiena che copriva il suo maglione di lana rosso, un pantalone di jeans blu sopra alle calze anch'esse di lana.
Camminava lentamente in mezzo alla folla, un passo dopo l'altro era sempre più convinta che qualcuno la stesse seguendo, l'ansia riempì il suo corpo, come se circolasse nelle sue vene, sentì ogni parte del corpo come intorpidirsi, cadde a terra senza forze, riuscì solo a rimanere a stento con le palpebre aperte, anche se, con la vista offuscata.
Sentiva le urla della gente, i pianti dei bambini, riusciva a sentire anche, le loro emozioni, paura, rabbia, stress, scocciatura, riusciva a sentire di tutto.
Una donna, con in braccio un bambino si avvicinò a lei assieme ad un ragazzo incappucciato che la prese in braccio, furono le ultime cose che ricordò prima di non riuscire neanche a tenere gli occhi aperti.
Cosa era successo?
Era questa la domanda che la ragazza si fece.~•~•~•~••~•~•~•~•~•~••~•~•~•~•~•~•~•~•~•
Uraraka sì risvegliò su un suolo morbido, al tocco sembrava un materasso, avvolta completamente da una coperta calda e con un pigiama addosso, dopo un po' di tempo che aveva aperto gli occhi riuscì finalmente ad udire i suoni attorno a lei.
Sentiva una donna canticchiare una soave melodia, una che creava quasi nostalgia, quando girò la testa di lato la vide.
Era bellissima, capelli lunghi biondo castano, gambe esili lasciate scoperte che qualsiasi persona avrebbe potuto avere paura di toccare con l'ansia di poterle rompere, le braccia altrettanto, ma quelle erano nascoste dalle maniche lunghe della vestaglia primaverile.
I riscaldamenti erano accesi, era per questo che con solo quello che indossava non aveva freddo il che a primo impatto poteva sembrare strano.
Era girata di spalle, strizzava i panni inumiditi di Ochako a causa della caduta in mezzo alla neve, alcuni erano già stati appesi su uno stendino posto affianco al lavandino, il letto su cui era sdraiata Uraraka era parallelo a quest'ultimo, perciò non riusciva a vedere la donna in viso, ma dalla corporatura sembrava avere tra i venti e i trent'anni.
Continuava a canticchiare quella canzoncina mentre aspettava che i panni asciugassero stendendone altri suoi oltre a quelli della ragazza e dopo un paio di minuti entrò una figura che si mise a parlare con la donna ma era impossibile udire suoni in quel momento ad Uraraka che non riuscì nemmeno a mettere molto a fuoco la scena notò soltanto il colore verde scuro dei suoi capelli e quello acceso dei suoi occhi, gli ricordava quasi Izuku, le fece tornare a mente che non ebbe proprio sue notizie il giorno prima e neanche quando andò difronte a casa sua la madre sapeva nulla di lui fino alla sera prima, l'ultimo messaggio che aveva ricevuto era che stava a dormire da un amico.
Perché era scomparso così all'improvviso?
Magari era offeso o forse gli era successo qualcosa? Per Ochako era impossibile saperlo senza incontrare di persona la persona stessa.
Mentre nella sua testa giravano vari pensieri sulla fine che aveva fatto il ragazzo una voce la risvegliò, la vocina di un bambino, avrà avuto otto anni circa, era affianco alla ragazza sdraiata sul letto, era alto poco più del letto stesso. A differenza della donna lui era vestito normalmente, un pantalone di jeans blu chiaro e delle bretelle delle medesimo colore che sovrastano la maglia a maniche corte gialla pallida quasi pastello, i capelli erano dello stesso colore della donna di prima solo che erano leggermente ondulati verso destra ordinati in un ciuffetto ribelle, due grandi occhi Blu opachi che fissavano il volto della ragazza. Anche lui era vestito in modo molto leggero per la stagione, eppure non sembrava chissà quanto caldo nella stanza che stare a maniche corte, il bambino avrebbe potuto prendersi la febbre.
Come saluto per la piccola figura difronte ai suoi occhi, Ochako riuscì a farsi uscire solo un flebile e delicato:
《Hey...》il bambino alla sua parola era come se gli si fossero illuminati gli occhi e subito corse nell'altra stanza dove forse c'era la donna e quell'altro ragazzo.
Uraraka seguì con lo sguardo quel piccolo che saltellava verso la porta con una felicità unica come se fossero giorni che lei non si svegliasse.
Subito dopo entrarono quelle due figure, ora la ragazza riuscì a mettere a fuoco tutto, il ragazzo era proprio lui. Appena lo vide uno scatto istintivo la fece alzare di prepotenza con la schiena, e quasi con l'affanno lo guardava lei aveva uno sguardo pieno di rabbia ma anche sollevato, lui la fissava con la bocca semi chiusa e uno sguardo da cucciolo, non riusciva a capire cosa le fosse preso.
《Deku...》La ragazza si alzò violentemente dal letto e si mise difronte a lui.
Se era un abbraccio ciò che vi aspettavate, vi sbagliate completamente, il segno di una mano sulla guancia di Izuku si stampò, rosso quasi sangue, sembrava indelebile.
La mano del destinatario dello schiaffo si alzò lentamente sul segno fatto sul suo viso, ma intanto il suo volto non cambiò, stavolta gli occhi la guardavano colmi di tristezza per poi formare le labbra in un flebile sorriso.
Allargò le braccia e prima che Uraraka potesse fare qualcosa fu avvolta da quest'ultime.
Un attimo estremamente silenzioso, ma se ci si applicava fino infondo si potevano sentire mille urla, pianti ma soprattutto tanti ringraziamenti da parte di entrambi rivolti a un essere superiore.
Peccato che Ochako non sapeva ciò in cui si era cacciato Midoriya e che tutto ciò lo faceva per un sentimento più grande del voler bene.
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|izuocha| Dopo Quel Giorno {sospesa}
FanfictionOramai non sapevo più che pensare... la mia autostima scendeva poco dopo poco e lì non c'era nessuno ad aiutarmi... L'unica persona che amavo mi riteneva un ottima amica... Non riesco ad aiutare nessuno. Erano queste le parole che avevo per la test...