Capitolo 5

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Dario si stava dannando per capire cosa indossare per la cena.
Matilde il pomeriggio stesso prese frettolosamente alcuni dei suoi vestiti, i suoi libri e tutti i suoi dispositivi elettronici per tornare a casa di sua madre.
Dario non ci restò male, ne fu invece sollevato.
Ora il suo unico problema era scegliere i vestiti da indossare.
Optò per una camicia celeste ed un paio di jeans.
La cena era alle 20 ed erano ancora le 19, decise comunque di salire in macchina per raggiungere il posto in cui si sarebbe tenuta la cena. Era abituato ad arrivare in anticipo.
A metà strada guardò il vino che aveva poggiato sul sedile anteriore e la prima immagine che gli venne in mente fu quella di Nicolas.
No. Aveva detto niente Nicolas. Niente Nicolas e niente Cesare.
Tranquillo, puoi venire anche all'ultimo minuto.
Non riusciva a smettere di pensare all'invito dei suoi ex ragazzi.
«Aah al diavolo la vita nuova!» esclamò dirigendosi verso la casa di Nicolas.
Perché doveva portare avanti quella farsa? Lui voleva vederli e stare bene almeno per una sera.
Sarebbe stato un incontro normale, come quelli che avvengono tra amici di vecchia data.
Non appena arrivò, si slacciò la cintura di sicurezza, prese la bottiglia di vino e si guardò due secondi allo specchietto retrovisore per aggiustarsi il ciuffo di capelli.
Non capì il perché di quel gesto, ma ci teneva ad essere presentabile.
Suonò il campanello e dopo 10 secondi abbondanti sentì la voce di Cesare e Nicolas che, insieme, urlavano "chi è?" al citofono.
A Dario venne da ridere immaginando la corsa dei due ragazzi verso il citofono per rispondere il prima possibile.
«Sono io» rispose senza pensare al fatto che potessero non capire chi realmente fosse.
In effetti non ce ne fu di bisogno. Scattò immediatamente l'apertura del portone.
Dario entrò, salì le scale ed una volta davanti la porta di casa suonò il campanello.
Immediatamente la porta venne aperta da un sorridente Nicolas.
«Ehi! Sei venuto!» esclamò Nicolas con un sorriso a 32 denti.
«Sì, scusa se non ho avvertito. Ho pensato che a me il formaggio non piace più di tanto, preferisco la pizza. Quindi eccomi qui con il vino» disse Dario porgendo la bottiglia al più piccolo. Si rese conto troppo tardi di star parlando a vanvera.
«Tranquillo, ti avevo detto che potevi venire anche senza avvertire» rispose Nicolas «entra, Cesare è in cucina. Vieni qui e fatti abbracciare» continuò allargando le braccia.
Dario lo abbracciò e in quell'esatto momento capì di essere nel posto giusto.
Dalla cucina, Cesare osservava in silenzio il gesto affettuoso e non riuscì a trattenere un sorriso.
«Nic, se non ti stacchi facciamo notte» disse Dario per prendere in giro Nicolas che si era aggrappato a lui a mo' di koala.
«Sì scusa» rispose Nicolas imbarazzato «vieni, posiamo il vino in cucina»
Non appena varcò la porta della cucina, lo sguardo di Dario si poggiò su Cesare, che stava palesemente facendo finta di sistemare le bottiglie di acqua in frigo.
«Cesare! Da quanto tempo non ci vediamo!»
«Ah ciao Dario! A occhio e croce direi circa 8 mesi»
Dario non capì se quella voleva essere una frecciatina o meno, ma in caso affermativo doveva ammettere di meritarsela, quindi fece finta di nulla.
«Mi abbracci anche tu per salutarmi?» scherzò Dario, con la speranza che l'altro potesse prenderlo sul serio.
«Vieni qua, che non ci vediamo davvero da 8 mesi» risorse Cesare andandogli incontro a braccia aperte.
Aveva deciso che se Dario fosse andato a casa di Nic accettando l'invito, allora sarebbe stato freddo e distaccato. Voleva farlo sentire un po' una merda, esattamente come si sentivano i due ragazzi da quando non lo avevano più visto.
Ma appena i suoi occhi incrociarono quelli dell'altro, non riuscì a resistere.
E quell'abbraccio lo fece sciogliere ancora di più.
«Mi siete mancati» affermò Dario sciogliendosi dall'abbraccio.
«Il sushi dell'Esselunga era buono» rispose Cesare, sorridendo sotto i baffi.
Dario guardò immediatamente male Nicolas, quest'ultimo rivolse lo sguardo arrabbiato verso Cesare.
«Ah sì giusto. Era buono, però io preferisco quello del Carrefour»
A quelle parole Nicolas diede uno spintone a Cesare, che si stava divertendo fin troppo a prenderlo in giro.
Dario rimase interdetto, guardò in modo strano entrambi. Stavano scherzando su qualcosa che solo loro sapevano, questo lo aveva capito. Però, che fastidio che provava a non sapere quello su cui stavano scherzando. È sempre stato il loro modo di fare e a lui mancava.
«Dai, che Dario ci sta guardando male non capendo» disse Cesare «prima che tu arrivassi stavamo scegliendo il film, andiamo di là e continuiamo la ricerca?»
«Non ordiniamo la pizza? Poi ci mette tanto ad arrivare»
«L'abbiamo già ordinata. Per te con verdure, giusto?» domandò Nicolas.
«Ma io non vi avevo detto che sarei venuto» rispose Dario confuso ma con un sorriso ad alleggerirgli il viso.
«Sì beh, ma noi ci speravamo» fu la risposta del più piccolo.
«Grazie, davvero. Quanto vi devo per la pizza?»
«Oh niente, offre Cesare»
«Come scusa? Quando lo abbiamo deciso?»
«Ora»
«Io non te la offro la pizza, al massimo la offro a Dario. Tu te la paghi da solo»
Nicolas mise il broncio e se Cesare non fosse intervenuto subito, Dario lo avrebbe abbracciato e baciato fino a fargli tornare il sorriso.
«No dai amore, il broncio no. Scherzavo, lo sai. Certo che te la offro la pizza»
«Lo sapevo! Il broncio funziona sempre. Io resto qui in cucina e preparo i bicchieri col vino. Voi andate di lì a scegliere il film»
«Quanto sei stronzo» disse Cesare per poi andare verso il salotto.
Dario lo seguì e si sedette sul divano. Cesare si accomodò vicino a lui.
«Perché sei venuto?» chiese senza pensarci Cesare «non fraintendermi, sono felice che tu sia qui. Ma perché?»
«Non lo so Cesi»
«Non illudere Nicolas, ci rimarrebbe troppo male»
«E tu?»
«Io cosa?»
«Tu non ci rimarresti male?»
«Forse, ma io non sono Nic»
«Smettila di trattarlo come un bambino»
Sentirono il campanello suonare e Nic urlò che sarebbe sceso lui a prendere le pizze.
«Ci manchi davvero Dario»
«Cesare, io-» si fermò a pensare cosa dire. Cosa si dice in questi casi?
«Non devi rispondere, non ce n'è di bisogno. Continua pure a stare con Matilde e a fare finta che non sia successo nulla»
Dario continuò a stare in silenzio.
«Cena con delitto?» chiese Cesare per rompere il silenzio.
«Come?»
«Cena con delitto, il film. Va bene?»
«A me sì. A Nic?»
«Sì, mi ha chiesto di vederlo l'altra sera»
Sentirono la porta chiudersi e videro arrivare Nicolas con una faccia strana.
«Nic? Tutto ok?» chiese Cesare alzandosi dal divano, ovviamente seguito da Dario.
«Emh sì. Il tizio delle consegne mi ha scritto il suo numero sullo scontrino. Penso che volesse provarci con me»
Dario prese lo scontrino, strappò la parte con il numero scritto e lo buttò nel cestino della spazzatura.
Gli altri due lo guardarono confusi.
«Che c'è? Non ti serve. Stai già con Cesare» si difese Dario, ritornando nel salotto.
Nicolas e Cesare si guardarono negli occhi sorridendosi.

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