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Quella notte, Dean impiega ore a prendere sonno, tutto preso dalla consapevolezza di avere il numero di Cas registrato nel cellulare.

Cas che ha un figlio.

Cas che ha comprato la vecchia casa di Cain.

Cas che ha bisogno del suo aiuto e non ha rifiutato l'offerta.

Non sa di preciso cosa gli stia succedendo dentro, ma non c'è un momento migliore della notte per tirare tutto fuori e farci i conti. Castiel Novak ha qualcosa che spinge Dean a voler passare il tempo con lui. Probabilmente è l'aura scompigliata che si porta in giro, come se avesse bisogno dell'aiuto di qualcuno. Dean ha sempre avuto un debole per le persone in difficoltà. Il complesso dell'eroe, come lo chiama Sam.

Però non è solo questo, Dean lo sa bene.

Perché Cas ha dimostrato di saper prendere in mano la situazione e di avere una personalità decisa. Dean vorrebbe dirsi che è ammirazione per un uomo che ha iniziato una nuova vita, con un figlio da crescere, un lavoro da cervellone e tutto il resto, ma lo farebbe solo perché è abituato a mentire a se stesso.

La verità è che Castiel è interessante e basta, sotto ogni punto di vista, compreso quello estetico. Non c'è niente di male ad ammetterlo, tutti hanno gli occhi.

Questo non fa di Dean...

Qualcosa.

Non significa proprio nulla.

Ha avuto fantasie simili anche in passato, ma non hanno mai avuto conseguenze. Sono piccole distrazioni innocue, che lui si tiene per se e che finiscono lì, di notte, fra le lenzuola.

Come in quel momento, mentre pensa al modo in cui la sua maglietta stava addosso a Castiel, ai suoi occhi blu che lo squadrano, alla bocca rosa pallido che si apre in un sorriso.

Dean infila i denti a fondo nel labbro inferiore e decide che non farà proprio un bel niente con l'immagine che gli si è appena formata nella mente.

Si limiterà a dormire e basta.

***

Il suo piano non funziona, e il mattino dopo Dean decide di occuparsene sotto la doccia, sperando di sbrigare la faccenda alla svelta e senza sentimento. Si concentra così tanto a non pensare a Cas che finisce per pensarci e il piacere è quasi accecante. Ma i cervelli funzionano così: più si prova a non focalizzarsi su qualcosa, più la mente finisce lì. Tutto ha una spiegazione, in fondo, se Dean si impegna abbastanza da trovarla.

Per i due giorni successivi, mentre lavora sotto le auto e dentro i cofani, si sente in colpa per aver permesso ai suoi pensieri di avere conseguenze molto, molto reali, per quanto private. Ogni tanto valuta l'idea di chiamare Cas e chiedergli se possono andare insieme a fare un sopralluogo nella vecchia casa di Cain, ma si ricorda dei suoi pensieri sconvenienti e rimanda a un momento che non si è ancora presentato.

Così arriva venerdì sera e si ritrova teso e confuso al solito tavolo del Roadhouse. Come la settimana prima, ogni volta che c'è del movimento dalle parti della porta, Dean guarda in direzione dell'ingresso.

«Per la barba di merlino, Dean, vuoi bere la tua birra e smetterla di agitarti?» lo rimprovera Charlie, massaggiandosi il braccio dove il gomito di Dean l'ha colpita nel tentativo di sbirciare il gruppo di persone appena entrato.

«Scusami, scusami.»

«Si può sapere che ti prende? Avrai detto sì e no due parole, stasera.»

«Mh?»

«Ecco, appunto. Sei tutto agitato. Che succede? Aspetti qualcuno?»

Sembra una replica del venerdì precedente e Dean quasi sorride all'idea di un Cas brillo che si lancia in disquisizioni su Harry Potter.

Our Happy Ending | Destiel | ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora