Quella sarebbe stata l'ultima notte,
l'ultima notte dei tempi,
l'ultima notte per loro due
l'ultima notte per vivere
per amare
per uccidere
per piangere
per sotterrare.
Si sentivano come se fossero gli unici uomini sulla terra, come se fossero completamente soli in tutto l'universo, come se tutti gli infiniti atomi fra le stelle neanche esistessero.
I rumori non li infastidivano neache più troppo, rimbombavano in quella stanza silenziosa, dove i loro respiri pesanti erano come bombe carta.
Non sarebbe stato possibile farsi infastidire da tali rumori, né potersi distrarre, rimanevano lì a fissare sfiniti un punto indefinito della stanza in un bagno di sangue e sudore.
Uno era sorridente, un sorriso inquietante che contornava il suo viso angelico lo rendeva demoniaco, spaventoso, mentre aveva la guancia scorticata dalla quale correva del sangue che nessuno avrebbe mai saputo se fosse suo o di qualsiasi altra persona.
E se Lucifero abbia sorriso durante la sua caduta verso l'inferno, quel suo sorriso era uguale al suo, ammaliante e distruttivo, sul viso perfetto del più bel angelo del paradiso.
L'altro se ne stava un po' più in disparte, con gli occhi chiusi, le mani premute sulle orecchie come per non ascoltare delle urla inesistenti.
Il sangue contornava il suo corpo minuto, come un'armatura che stonava sul corpo di una danzatrice.
Erano una immagine pittorica, senza tempo ne epoca: L'arcangelo Michele e dall'altra parte il principe delle tenebre.
Il protettore e l'usurpatore.
Quis ut Deus?
Non lo sapeva,
ma davanti a Michele, Lucifero pareva l'incarnazione perfetta di Dio.
Gli lacrimavano gli occhi per tanta bellezza, nonostante sapesse quanto fosse sbagliato, quanto quel diavolo lo stesse uccidendo.
Ma cosa poteva fare lui che tanto era rimasto incantato?
Poteva forse tirarsi indietro?
