Avevo le labbra tinte di viola per colpa del vino rosso che continuavo a mandare giù senza nessun remore, il mio alito puzzava di alcool, ma avevo la mente più lucida che mai, mentre fissavo quel fuoco scoppiettante davanti ai miei occhi.
Ero sobrio sì, l'alcool non mi toccava nemmeno, ma non riuscivo a controllare nulla nel mio cranio e sapevo fosse colpa sua.
Ed è forse vero che in vino veritas, perché in quella solitudine buia e senza fondo, i miei pensieri non erano più bloccati dalla strana e misteriosa morale che non mi permetteva di vivere decentemente.
Per una volta mi lasciai andare, caddi a capofitto in quell'abisso di sentimenti, di parole rubate, di baci dati nell'ombra, di mani strette, di gemiti rochi, di unghie che come lame scavavano nella pelle pallida quasi quanto un raggio di luna.
Mi ricordai perfettamente di lui e dei suoi modi di fare, il suo corpo snello e allungato.
Quel ragazzo era come fuoco ardente, mentre io ero dinamite.
Mi avevano sempre detto di non giocare col fuoco.
Eppure io sono pronto ad esplodere, a fare il casino di mille ordigni.
Eppure se mi guardi con quelle labbra rossee e con quegli occhi lucidi a causa della lussuria che ti appanna la mente, come pretendi che io possa fermarmi?
Mi avevi completamente mandato in panne il cervello, eri peggio della tequila o del vino, avevi corrotto irrimediabilmente le mie azioni.
Sapevo quanto cazzo ci stessi godendo: l'instabilità mi faceva male, la mancata lucidità mi stava uccidendo velocemente.
Ero un ramoscello che si stava trasformando in cenere davanti a te, un fuoco perenne.
Perché questo ero davanti a te: debole come un ramoscello, potente come dinamite ma instabile come la nitroglicerina.
Me lo avevi detto un giorno come l'altro, mentre ascoltavamo distrattamente il battito del cuore dell'atro, un suono tanto noioso quanto rilassante.
Te ne uscisti così, senza fare nessuna premessa, rompendo un assordante e lungo silenzio.
"Odori di sangue ed hai il sapore dolce bruciante della nitroglicerina. Forse pensandoci tu sei nitroglicerina pura. Altamente instabile e puoi esplodere facilmente anche per un piccolo urto."
La tua voce era ammaliante e carismatica, ero caduto nella tua trappola fatta di finta innocenza e velata sensualità, e come un serpente, strisciavo in cerca delle tue braccia magre o delle tue carezze fatte controvoglia.
In quell'occasione mi sputasti addosso crude verità, ma la tua voce era quella di un ammaliatore di serpenti.
Perché sapevo come le tue labbra fossero veleno liquido.
Non ti fermasti, decidesti di spezzarmi del tutto.
"Essa consiste in un liquido denso, di giallo paglierino e può considerarsi come velenosa per la decisa azione dilatatoria dei vasi sanguigni"
Vidi come di proposito sfiorasti la mia patta dei jeans, prima di alzarti ed andare via, come se tra di noi non fosse mai successo nulla.
A volte rabbrividivo davanti alla vista delle tue vene blu, che spiccavano su quella tela marmorea che era il tuo corpo.
Eri una tela bianca ed io un pittore che, geloso della tua semplice ed ordinaria bellezza, aveva deciso di rovinare tutto con le mie mani intrise di tempera rosso sangue.
La nostra non era una relazione amorevole.
Era un'istinto primordiale: carne contro carne, come se volessimo sbranarci a vicenda.
Io ti assecondavo in quel circolo vizioso peccaminoso senza via di uscita che, se anche ci fosse stata, avrei ignorato.
Ero nitroglicerina, sangue, dinamite...
Ma tu?
Tu eri puro veleno, come le tue labbra, una miscela così dannosa per me, ma così attraente.
Insieme eravamo un cocktail letale che prima o poi ci avrebbe ucciso.
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