Il tuo corpo era ricoperto di polvere e cenere, la tua pelle bianca sporca di sangue e il tuo cuore fermo. Immobile.
Era stato un attimo, un attimo in cui avevi abbassato la guardia. Quell'attimo cambiò il tuo destino. Il mio destino. Il nostro destino.
Quasi immediatamente davanti a quella vista,nella mia testa si fecero avanti tutti i ricordi che avevo accumulato con te. Dolorosi e tristi, felici e malinconici.
Quante volte ti avevo chiamato perdente, quante volte ti avevo deriso e maltrattato, quante volte ti avevo gridato contro parole d'odio e poi sussurrato lievemente quanto in realtà io ti amassi. Non mi avevi mai sentito o forse facevi finta di nulla perché sapevi che mi vergognavo.
Ma la cosa che più mi sconsolava era una: non ti avevo mai chiesto scusa.
Continuavi a tessere amorevolmente quella tela che era il nostro amore e io con un pugno violento la distruggevo. Ma non ti sei mai arreso.
Mi hai insegnato cosa significa perdere, cosa significa avere una famiglia e quanto fanno male le parole.
Ogni mattina ripetevi che nonostante tutto ci saresti stato per me, ma adesso?
mi avevi abbandonato a me stesso e alle mie lacrime pesanti che si tingevano di nero sulla mia pelle sporca.
Sei un perdente, come lo sei sempre stato.
avevi promesso di voler costruire una vita insieme.
Mi avevi promesso che un giorno saremmo partiti e scappati.
Sognavi noi due a piedi scalzi sulla sabbia, il rumore del mare nelle orecchie.
E continuo a guardarti e ad amarti.
Forse dopotutto sono io il perdente.