I personaggi della saga di Harry Potter sono di proprietà dell'autrice JK Rowling e l'opera, di mia invenzione, è stata scritta senza scopo di lucro.
Ottobre, 1997
Le ombre dei ragazzini in fuga corsero lungo la parete di pietra al suono dei passi frettolosi e dei cuori che battevano all'impazzata, che Draco sentiva benissimo nel suo animo invece che nelle orecchie, mentre percorreva, lento ma senza fermarsi, il corridoio che portava alla sala comune dei Serpeverde.
"Avevi ragione, Amycus era proprio dove dicevi tu". Una figura incappucciata lo affiancò e percorse con lui il corridoio. Draco non si fermò, né rallentò, ma il suo cuore sospirò. Sospirò di sollievo per il fatto che lei stesse bene.
"Quindi cosa ci fai qui, Piattola?"
"Vorrei capire perché..." Ginny sentì la sua voce perdere sicurezza. Neanche lei sapeva bene cosa ci stesse facendo lì. Aveva pensato di ringraziarlo, ma come avrebbe fatto a spiegarlo ad alta voce? Si era stupita quando, nel pomeriggio, lui aveva aiutato lei e altre due ragazze a nascondersi mentre Carrow le cercava. Si erano salvate grazie a lui e non sapeva perché lo avesse fatto.
Poco prima era scesa nei sotterranei e, quando lo aveva visto passare, non era riuscita a non parlargli.
Si guardò intorno furtiva e, sentendo il rumore di passi frettolosi e voci concitate alle loro spalle, un po' si spaventò: era fuori dalla sala comune, fuori dal suo territorio, le bastava incontrare una serpe o uno dei seguaci dei Carrow e sarebbe stata nei guai. Non pensò al fatto che stesse camminando accanto proprio alla peggiore delle serpi. Si voltò indietro e portò la mano alla bacchetta, sulla difensiva, quando si sentì spingere contro la parete.
"Cosa ci fai qui, di notte, nei sotterranei?" le chiese ancora Draco, guardandola negli occhi mentre la spingeva in una nicchia nascosta dal corridoio.
"Abbiamo finito la polvere di Bardana e... altre cose. Sto andando al magazzino delle provviste per le pozioni" spiegò lei, trattenendo il fiato e respirando a fatica.
Draco capì che non era la sua presenza a toglierle il respiro e fece un passo indietro. La polvere di Bardana andava a ruba quell'anno a Hogwarts perché serviva per produrre le pozioni guaritrici e, con tutte le ferite magiche che colpivano gli studenti, ne servivano grandi quantità. La piccola Weasley era una di quelle più insolenti e i Carrow godevano a farla punire durante le lezioni. Le aprì il mantello e le posò una mano sul maglione della divisa, alzandolo. Quando guardò la camicetta proprio nel punto in cui l'aveva spinta poco prima, appena sopra la cintura della gonna, e notò una macchia rossa fresca di sangue, soffocò un'imprecazione. La guardò di nuovo negli occhi e, mentre lei abbassava il maglione e cercava di scuotere le spalle, senza pensarci le prese una mano e iniziò a trascinarla velocemente per il corridoio dei sotterranei.
Ginny si lasciò trascinare senza opporre resistenza. Era stanca, fisicamente e mentalmente, e il fianco le faceva un male boia. Avevano finito la pozione Cura Ferite con i ragazzi del quarto anno che quel pomeriggio avevano avuto lezione di Difesa contro le Arti Oscure con Amycus ed erano stati presi per cavie da quelli di Serpeverde, obbligati a usare incantesimi contro di loro.
La porta che aprì Malfoy, piccola e quasi nascosta, li fece entrare in una stanzetta fredda circolare piena di scaffali.
"Dove siamo?" chiese, guardandosi intorno. Gli scaffali erano pieni di barattoli e bottiglie vuote.
"Al sicuro, non ci cercheranno qui. Togliti la divisa" ordinò.
Ginny alzò un sopracciglio, ma lui non la stava guardando. Malfoy frugò nella borsa che aveva a tracolla e l'appoggiò a uno scaffale per facilitarsi il compito. Quando tirò fuori diverse ampolle di vari colori la ragazza capì che voleva curarle la ferita che aveva sul fianco.
Abbassò gli occhi e si tolse il mantello e il maglione. Sfilò la camicetta dalla gonna e, nel farlo, la stoffa premette la pelle ferita e lei trattenne di nuovo il fiato.
Draco volse lo sguardo verso di lei e notò quanto la macchia si fosse estesa in quel poco tempo in cui avevano raggiunto la cantina. I suoi occhi lampeggiarono odio e ira, ma cercò di trattenersi.
"Dov'è lo Sfregiato? Ti protegge così?" Nella sua voce riversò tutto l'astio verso il prescelto e la rabbia di non poterlo prendere a incantesimi.
"Lascia stare Harry" rispose lei.
"Cosa sta facendo?" Sperò che quell'idiota non si stesse solo nascondendo come dicevano gli altri e che non avesse abbandonato i suoi amici per... per non fare niente.
Ginny alzò gli occhi su di lui, in quanto si era avvicinato e la superava di tutta la testa. Si chiedeva anche lei le stesse cose: cosa stavano facendo Harry, Hermione e Ron? Dov'erano? Ma non ne avrebbe parlato con Malfoy neanche se lo avesse saputo.
"Non sono fatti tuoi" rispose, stizzita. Quando si rese conto che era arrabbiata anche con Harry, si morse il labbro. Effettivamente sperava che stessero facendo davvero qualcosa.
"Ah, non lo sai neanche tu. Bene" la prese in giro lui.
Ginny ebbe un fremito e spalancò gli occhi. "Non usare la legilimanzia con me!"
Lui rise, arrogante. "Non lo farò. Non c'è bisogno che ti legga i pensieri: ti si legge tutto in faccia".
"Non provarci lo stesso!" Il ragazzo annuì distrattamente. Ma lei poteva fidarsi di lui?
Quell'idiota di Potter aveva disertato Hogwarts per fare chissà cosa e aveva lasciato i suoi amici lì, in balia degli eventi. Sospirò forte. Aveva abbandonato anche la sua ragazza. Lui non lo avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai abbandonato lei.
Per quanto gli piacesse l'idea di leggerle i pensieri, le poche volte che ci aveva provato, non c'era riuscito. Pensava che fosse perché era coinvolto emotivamente e quindi faceva più fatica. Praticamente per sapere le cose che gli interessavano di più, la Legilimanzia non serviva a niente. Annuì alla sua richiesta.
"Togliti anche la camicetta" disse, solo per metterla in imbarazzo, mentre controllava le etichette delle boccette.
Al suo 'no', che Draco non si aspettava, si voltò verso di lei, pronto a risponderle, ma quando vide che aveva alzato l'indumento scoprendo tutta la ferita, rimase senza parole: era grossa, le copriva il fianco, una parte del ventre e metà schiena. Che cosa l'aveva colpita? E da che parte era stata scagliata?
"Come te la sei fatta?"
La ragazza alzò le spalle e si morse un labbro. Di nuovo. Merlino, Draco dovette esercitare un forte autocontrollo su se stesso per distogliere lo sguardo.
"Hai avuto Difesa contro le Arti oscure?" le chiese. Sapeva che Amycus era spietato e provava piacere a mostrare gli attacchi magici più efficaci.
Lei scosse il capo e poi sussurrò: "Puoi darmi la pozione e basta?"
Draco non disse niente, si avvicinò a lei e si sedette su uno scaffale sporgente per essere all'altezza giusta. Le fece colare il liquido violetto su tutta la ferita, passando dalla schiena al ventre, e lei gemette mentre il fumo si alzava dalla carne. La vide trattenere il fiato senza dire niente e Draco sorrise: lui stesso sapeva quanto bruciasse e si sentì orgoglioso del suo comportamento. Guardò ancora la ferita: doveva essere profonda perché la pozione non l'aveva pulita del tutto. Così non avrebbe potuto guarirla con l'incantesimo. Doveva aspettare che fosse del tutto a posto. Si innervosì al pensiero che lei avesse subito una tale tortura.
"Non basta un'applicazione" disse, accarezzandole una parte della schiena dove la pelle morbida era ancora intatta. Si avvicinò senza accorgersene e respirò il suo profumo di pesca. Le sue dita andarono su e giù mentre si godeva quel momento. Sapeva qual era il suo profumo: lo aveva sentito l'anno prima nell'aula di pozioni quando Lumacorno aveva preparato l'Amortentia.
"Non fa niente" disse lei, coprendo tutto e facendogli spostare la mano, trascinandolo al presente, nella cantina.
Lui annuì e, una volta che lei fu rivestita, le porse la boccetta. "Tienila. Domani mattina medicati ancora. Una volta pulita del tutto, potrai incantarla" le ordinò, mordendosi il labbro quando pensò al fatto che non sarebbe riuscita a farlo da sola. Chi l'avrebbe aiutata?
"Perché Paciock ha mandato te per gli ingredienti? Perché non è venuto lui?" L'avrebbe aiutata lui? Sentì una morsa allo stomaco al pensiero di quel coglione che la accarezzava.
"Neville è in infermeria. Ieri..." tentò di spiegare Ginny, ma si interruppe, perché non voleva raccontargli niente. Malfoy le lanciò un'occhiata intimidatoria, ma lei resistette e non parlò più.
Si allungò a prendere la boccetta che le aveva offerto e quando le loro dita si toccarono lui la lasciò andare come se si fosse scottato.
Draco non seppe se anche lei avesse provato la stessa cosa, perché la piccola Grifondoro non lo guardò mentre infilava il vasetto nella tasca del mantello.
"Fammi una lista di ciò di cui hai bisogno. Te li procuro io" mormorò, sospirando, subito dopo. Ginny lo guardò incuriosita: perché voleva aiutarli?
"E perché dovrei fidarmi di te?"
Draco sbuffò forte dal naso. Cosa voleva quella ragazzina, delle referenze?
"Perché è l'unico modo per avere quello che ti serve" spiegò, forse con un po' di arroganza.
"Posso farlo da sola."
A Draco lampeggiarono ancora gli occhi, ne era sicuro. Non aveva mai avuto a che fare con una persona testarda come lei. "Io potrei farlo più facilmente" spiegò.
"Vedo" disse lei, lanciando un'occhiata alle boccette sullo scaffale. Poi riportò lo sguardo su di lui. "Quello che non capisco è perché dovresti farlo per noi".
Per te. Ma Draco non lo disse. Non voleva che lei lo sapesse. Lei, la Piattola. Lei, la piccola Weasley. Lei, la ragazza che riempiva i suoi pensieri. L'aveva vista passare da un idiota all'altro, per finire fra le braccia del prescelto. Pensò a Potter con fastidio e nausea. Lui non avrebbe mai lasciato la sua ragazza senza sapere se fosse al sicuro o meno. La guardò mentre aspettava una risposta. Lei era forte, una strega coraggiosa, era...
"Ginevra..." mormorò, come se fosse una spiegazione sufficiente alla sua domanda. Si avvicinò di un passo e la ragazza lo guardò con gli occhi enormi, spalancati, come se avesse capito.
Ginny vide lo sguardo di Malfoy farsi scuro, come quando un cielo in tempesta si scontra con il mare agitato. Ma non faceva paura e, esattamente come il mare in tempesta, Ginny si sentiva in balia di molte emozioni. Ma non si mosse. Non se ne andò e non fece un passo indietro. Voleva stare lì, con lui. Non pensò a Harry, che stava facendo solo Merlino sapeva cosa, né a Ron, che odiava Malfoy con tutto il suo essere, né a Hermione che le avrebbe spiegato dettagliatamente quanto fosse sbagliato. Rimase lì e lo guardò avvicinarsi. Perché non desiderava altro.
Draco capì che lei non avrebbe opposto resistenza quando posò lo sguardo nel suo. I suoi occhi nocciola erano caldi e la linea della sua bocca si addolcì. Il ragazzo non riuscì più a spiegarsi perché non dovesse farlo e le prese il viso fra le mani avvicinandola a sé.
Le sue labbra si posarono su quelle della ragazza e lei non soltanto non si tirò indietro, ma schiuse la bocca dandogli il permesso di assaporarla. E lui lo fece.
Ginny portò le mani dietro al collo di Malfoy e gli si aggrappò come un naufrago a una zattera di salvataggio. Lasciò che la sua lingua le accarezzasse le labbra e chiuse gli occhi. Si strinse a lui e con il suo petto sfiorò quello del ragazzo alzandosi sulle punte dei piedi.
Le mani di Malfoy abbandonarono il suo viso e le accarezzarono il collo, provocandole piccoli brividi quando scesero dalle spalle sfiorandole le rotondità dei seni. Quando scivolarono sulla schiena per stringerla a lui, passarono sopra la ferita e lei gemette di dolore.
Draco la lasciò subito andare quando capì di averle fatto male. Non si era reso conto di ciò che era successo: pensava di baciarla e basta. E invece no, nel momento in cui le loro labbra si erano sfiorate lui non aveva avuto più il controllo sulla sua mente: i suoi pensieri erano corsi lontano, in un tempo e in un luogo che non esistevano, dove lui si sentiva in pace come quando da bambino si addormentava sotto al calore della coperta davanti al camino, fra le braccia della nonna. Una sensazione che Draco non provava da parecchio tempo: serenità e casa. Qualcosa che non aveva a che fare né con il Manor né con la sua condizione sociale privilegiata. Aveva baciato altre ragazze, si era sentito eccitato, aveva esplorato, ma non era mai successo che la sua mente prendesse il volo e si staccasse completamente da lui.
Lei abbassò gli occhi quando i loro sguardi si incrociarono e disse subito dopo: "Forse dovrei andare...", e sembrava così persa che lui si sentì in colpa. Ma non durò molto.
"Sì, vai. Tanto abbiamo finito" confermò. Ciò che aveva provato lo metteva un po' in agitazione perché non vi era abituato e iniziava a sentirsi a disagio.
Lei alzò di nuovo lo sguardo e Draco credette quasi di leggerle dentro la delusione per le sue parole. Poi la piccola rossa annuì, ma lui non si tranquillizzò.
Ginny iniziava a vergognarsi di se stessa: aveva appena baciato Malfoy, un mangiamorte, un seguace di Tu-sai-chi, il ragazzo più odioso di Hogwarts e, ciò che era peggio, a lei era piaciuto e avrebbe voluto rimanere lì con lui ancora.
Cosa avrebbero detto gli altri se lo avessero saputo? Neville, cosa avrebbe detto Neville, lui che era sempre stato deriso dalla serpe bionda? O Ron, che disprezzava Malfoy per i suoi atteggiamenti arroganti, cosa avrebbe pensato di lei? Poi il suo pensiero corse a Harry. Harry. Harry che stava cercando di sconfiggere il Signore Oscuro, mentre lei era lì ad amoreggiare con uno dei suoi sostenitori.
"Forse dovrei andare..."
Quasi si aspettò che Malfoy la contraddicesse, che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, per indurla a rimanere, ma lui, da bravo Serpeverde, la liquidò con un: 'tanto abbiamo finito'.
Giusto. Giusto. Alzò lo sguardo e, cercando di capire dai suoi occhi se quel bacio avesse significato qualcosa anche per lui, annuì senza capire la risposta.
Draco la guardò allacciarsi il mantello e tirare su il cappuccio: stava andando via. Aprì la porta e controllò il corridoio: deserto, come doveva esserlo a quell'ora. Infrangere il coprifuoco notturno era pericoloso perché si rischiavano punizioni molto dolorose. Pensò alla ferita della ragazza e si chiese ancora se fosse dovuto a quello. In quel momento avrebbe voluto avere il mantello di Potter.
Per baciarci sotto la sua ragazza? si chiese. La guardò mentre usciva dalla cantina e pensò che lo avrebbe rifatto. Sì. Voleva assaggiarla ancora. Voleva chiudere gli occhi e affondare il naso nei suoi capelli, per godere ancora del suo profumo. Doveva rifarlo. Al più presto. Perché lei... "Pesca..." Lei sapeva di pesca.
"Come?" chiese la Weasley sottovoce, girandosi verso di lui.
Draco si rese conto di aver parlato ad alta voce e scosse le spalle.
"Sei stata ferita per aver infranto il coprifuoco?" le chiese invece di risponderle.
Ginny sospirò. "No. Noi abbiamo..." ma si interruppe.
Draco alzò un sopracciglio. "Eri nel gruppo di quelli che sono entrati nell'ufficio di Piton?" Draco sentì qualcosa nascergli nello stomaco e risalirgli fino alla gola: una sensazione nuova, più forte di quando perdeva a Quidditch o quando Potter riusciva a cavarsela in qualcosa. Più forte di quando suo padre gli urlava contro e lui non poteva dire niente. Era qualcosa di grosso e potente. Qualcosa che gli prendeva il petto e gli chiudeva i polmoni dalla tanta rabbia che gli faceva provare. Era più forte perché non era rabbia: era paura. E, forse per la prima volta, aveva paura per un'altra persona.
Aveva sentito delle voci di corridoio in cui si diceva che un gruppo di ragazzi fosse entrato nell'ufficio di Piton per rubare qualcosa di importante, ma lui non ci aveva fatto particolare attenzione. Ora se ne stava pentendo.
Non si chiese perché lei lo avesse fatto, perché la risposta ovvia lo faceva stare male. Ma si chiese chi le avesse lanciato un incanto del genere. Poteva essere magia oscura? Era stato... Piton?
Lei non disse niente e Draco, pensando alla posizione della ferita, esclamò, stupito: "Ma ti ha colpito alle spalle?"
Lei annuì e spiegò: "Stavamo correndo nel corridoio, mentre scappavamo dopo che ci avevano sorpreso; siamo passati in mezzo ad altri ragazzi e non ci siamo fermati. Non ho visto arrivare la maledizione, ma ho sentito mentre veniva pronunciata e mi sono girata. Infatti mi ha colpito sul fianco". La ragazza si toccò il fianco leso, ma poi trattenne il respiro. "Ma mi è andata bene, gli altri sono ridotti peggio. Neville è infermeria e Seamus...".
Serrò un pugno e le nocche gli divennero bianche: voleva sapere chi fosse il colpevole per riempirlo di pugni. Vabbè, anche di maledizioni. Ma un pugno era sicuro che avrebbe dato molta più soddisfazione.
"Chi è stato?" chiese ancora Malfoy.
Ginny alzò una spalla, quella che le faceva meno male, e disse solamente: "Buonanotte, Malfoy".
Non si girò a guardarlo, anche se avrebbe voluto, ma si sentì comunque meschina e traditrice.***eccomi qui, con questa nuova storia... non so, non avevo mai preso in considerazione del tutto questa coppia, ma ora... ora ci siamo e questa storia la devo proprio raccontare.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

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Una cicatrice che non si vede
FanfictionCopertina di @StarCrossedAyu fanart di Date_at_midnight che trovate su devianart.com https://www.deviantart.com/wmash/art/Date-at-midnight-330329247?fbclid=IwAR1-lIgjxTupPoQNZLrIuvAoIKatNz6jyx4bPHckW89qIPQqllw67g0xZPo Non si può sfuggire ai sentime...