Addio

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"Non mi chiuderò in casa!"
La voce di Ginny esplose nella cucina della Tana mentre intorno alla tavola Molly contava troppi pochi figli per una cena felice.
"Ginny, è meglio così. Hogwarts non è più..." La voce di Molly cercò di essere convincente. Purtroppo discutere con una figlia che era una versione piccola di se stessa non l'aiutava nell'impresa. Lanciò un'occhiata al marito.

"Ma che ne sapete voi di com'è Hogwarts? Come faranno i ragazzi a difendersi dai Carrow?"
"Nessuno dovrebbe tornare a Hogwarts" Fred mangiava come se non avesse toccato cibo da una settimana. Di solito, quello, era il compito di Ron.
"Io. Devo. Tornare. Là."
Ginny iniziò ad avere le vertigini: nessuno di loro capiva. Lei doveva tornare. Per Neville, per Seamus, per Anthony, Hanna, Ernie, per i ragazzini dei primi anni, per Draco. Draco...
"Ginny, basta. Abbiamo deciso per la tua sicurezza. Tornerai a Hogwarts, ma non adesso". Poche volte suo padre era stato così duro e severo e Ginny sapeva perfettamente che non poteva fare niente per fargli cambiare idea.
"Non ho fame. Vado a chiudermi in camera mia, così mi abituo" disse duramente guardando tutti gli occupanti del tavolo.
"Ginny..." La voce di Molly si perse da qualche parte fra il primo e il secondo piano e la ragazza continuò a salire le scale.

Arrabbiata, Ginny sbatté la porta della camera tanto forte che il poster delle Sorelle Stravagarie si staccò dalla parete fluttuando verso il pavimento e ammucchiando i musicisti sul fondo, sotto al palco.
La ragazza si buttò sul letto e, una volta girata sulla schiena, incrociò le braccia sotto al seno e sbuffò forte. Cosa avrebbe fatto se davvero i suoi non l'avessero più fatta uscire di casa? Con malinconia pensò a Draco. Come poteva avvisarlo che non sarebbe tornata a scuola e che non doveva preoccuparsi? A Gennaio aveva detto che avrebbe potuto scrivergli. Poteva valere ancora quella proposta? E come avrebbe fatto? Avrebbe dovuto usare un gufo postale invece di Leotordo? Si girò su un fianco e guardò fuori dalla finestra. Cosa doveva fare? Voleva fargli sapere che stava bene.
Un gufo dal piumaggio grigio, chiaro come il cielo, si posò sul suo davanzale: aveva in bocca una busta da lettere e picchiettava sul vetro per entrare.
Ginny si alzò di scatto e aprì la finestra, sporgendosi oltre la scrivania: il freddo della sera entrò nella stanza e nei suoi pensieri, posandosi anche su Gwenog Jones che nel manifesto sulla parete opposta volava sulla scopa verso i pali del campo da Quidditch, sulla coperta color pesca che rivestiva il letto, sul piccolo comodino, il libro di schemi di gioco posato su di esso e la lampada che c'era vicino.
Il gufo entrò zampettando sulla scrivania e lasciò cadere la busta sul piano di legno, bubulando. Poi volò fino alla spalliera del letto.
Ginny alzò un sopracciglio, ma richiuse la finestra e prese in mano la busta, soppesandola fra le dita: non c'era scritto niente ma sembrava carta raffinata. O forse, lo sperava. Guardò ancora il gufo che alzò una zampa per girarsi e un'ala per becchettare sotto le piume.
Sospirò e ruppe la chiusura della pergamena. Un foglio piccolo, ma di buona fattura, scivolò fuori e si posò volteggiando sulla scrivania. Lo raccolse per leggere le poche righe scritte.
"Lo Sfregiato, Lenticchia e la Sotuttoio sono stati a trovarci presso la nostra dimora, ma hanno dovuto riprendere il cammino troppo presto, con nostro grave rammarico. Viaggiano con graditi ospiti e sembrano godere tutti di buona salute.
Cari saluti"
Ginny riconobbe la scrittura di Draco per via di tutte le missive che gli aveva scritto in quei mesi per farle sapere i loro appuntamenti.
Sorrise: secondo la lettera Harry era stato al Manor ma era riuscito a fuggire. Dovevano essere tutti insieme: Lenticchia era il soprannome che Draco aveva dato a suo fratello e la Sotuttoio doveva essere per forza Hermione. E se aveva capito bene, anche Luna e Dean erano riusciti ad andarsene. Si portò la lettera al petto con gioia e sentì, facendo scorrere i polpastrelli sulla carta, delle righe incise sulla pergamena. Spiegò di nuovo il foglio e seguì con il dito le linee marcate. Erano lettere. Distese il foglio sul piano della scrivania e prese la boccetta dell'inchiostro, l'aprì e versò il liquido direttamente sulla pergamena, che scivolò andando a riempire le righe incise. Lo alzò e tutto l'inchiostro colò sulla scrivania e, come sotto l'incantesimo di una bacchetta, apparvero altre parole dopo i saluti.
"Mia Piccola Pesca, ti prego di occuparti di Hope, non voglio che torni qui. Consideralo un regalo. Di quelli che non ti posso fare e che accetterai comunque.
Sei sempre nei miei pensieri, aspetto con ansia di rivederti.
Mister Serpeverde."
Si portò la lettera al naso e respirò il profumo del ragazzo. Lui le aveva scritto per tranquillizzarla e lei stava morendo di piacere. Chissà quanto aveva rischiato per mandarle quella lettera. E lo aveva fatto solo per lei. Per farle sapere dei suoi amici.
Ginny sospirò e guardò il gufo appollaiato sul suo letto: Hope. Draco le aveva regalato un po' di speranza.
Sorrise e si avvicinò all'animale.
"Ciao, Hope" disse, avvicinandosi, ma l'animale tentò di beccarla e lei ritrasse appena la mano e sorrise tristemente. "Sembri il tuo padrone. Non sai quanto ci ho messo a far crollare il muro che si era creato intorno". E senza pensarci, allungò ancora le dita verso il gufo, che questa volta si lasciò accarezzare il capo e la ragazza lo coccolò un po'.
Avrebbe voluto così tanto rispondergli, fargli sapere che aveva apprezzato tantissimo, che era contenta, che non vedeva l'ora di rivederlo, che desiderava stare con lui che... che non sarebbe tornata a Hogwarts.

"Ginny, Ginny!" La voce di Fred la fece sobbalzare quando un colpo forte alla porta la risvegliò dai suoi pensieri. L'uscio della sua camera si aprì e Fred entrò con la stessa irruenza di un uragano sotto una tempesta.
"Stanno bene! Harry, Ron e Hermione stanno bene! Sono da Bill, a Villa Conchiglia!" gridò ancora suo fratello, avvicinandosi a lei e abbracciandola stretta. Era così contento che la strinse e la sollevò per la gioia.
Ginny rise, contagiata dall'entusiasmo del gemello. "E Luna e il folletto? E... Dean?"
Fred la mise giù e la guardò con sospetto. "Come fai a sapere..." La scrutò e guardò ciò che stringeva ancora in mano.
Ginny piegò la lettera ancora macchiata di inchiostro e la mise nella tasca dei jeans. "Ginny..."
"Va tutto bene, Fred. Io ho soltanto... saputo la notizia diversamente" spiegò.
Fred vide sulla testiera del letto il gufo e si voltò verso di lei. "C'è qualcosa che vuoi dirmi?" le chiese.

Quando Ginny fece quella faccia triste a Fred pianse il cuore. Lei era la sua sorellina, non doveva essere triste. "Ginny" le disse, prendendole il viso fra le mani. "Stanno tutti bene, è una bella notizia".
"Sì, lo so, e sono molto contenta..." Però la ragazza non sembrava del tutto sincera.
"Cosa è successo? È per Hogwarts?" Con stupore di Fred, sua sorella annuì.
"Ma non capiresti". Quelle parole fecero scorrere sulla schiena di Fred un brivido gelato che lo immobilizzò.
"È così brutta?" Gli occhi di sua sorella erano affranti e Fred non riuscì a non provare tristezza per lei.

Ginny annuì, cercò nello sguardo di suo fratello un po' di complicità e Fred fece una cosa dolcissima: l'abbracciò e la tenne stretta. Poi, senza preavviso, dopo un po' che lei si stava facendo coccolare con lui, la gettò sul letto e lei cadde di schiena. Iniziò a ridere e il fratello le fece il solletico fino a quando non ebbe più fiato.
Si ritrovarono sdraiati vicini e Ginny a un certo punto sospirò: "Non capiresti davvero".
"Proviamo?"
"Hogwarts è diventato un inferno. Ai Carrow piace torturare i ragazzi, Piton non fa niente per la nostra sicurezza e abbiamo iniziato ad aiutarci fra di noi. I bambini più piccoli sono spaventati e anch'io ho consigliato a qualcuno di loro di non tornare alla fine delle vacanze."
"Perché tu vuoi tornarci, allora?" le chiese Fred mentre con la bacchetta faceva apparire piccoli disegni sul soffitto.
"Per proteggere quelli che torneranno comunque e per..." Ginny si bloccò.
"Per un ragazzo?" le chiese Fred.

Quando sua sorella annuì senza dire niente, Fred non si pronunciò subito. Fu infatti dopo dieci minuti che chiese sottovoce: "Ti va di dirmi chi è?"
Ginny si alzò puntellandosi su un gomito e rispose: "È questo che è difficile da capire". Un ragazzo che non è Harry. Come l'avrebbe presa la sua famiglia? Un ragazzo che faceva parte dei suoi nemici, poi.
"E se ti stupissi?"
"E se tu lo andassi a raccontare e io venissi rinchiusa?"
"Hai tradito... Harry?" le domandò.
"Non nel modo che stai intendendo tu. Non sono una spia. Io e Harry non stiamo insieme, ma io ho sempre pensato di amare solo lui. E invece ho iniziato a dubitare dei miei sentimenti. Non è che non lo ami più. Semplicemente... Non è l'unico. Mi sembra di essere divisa in due."
"Ho paura di non poterti aiutare in questo contesto, Ginny. Non mi sono mai innamorato. Non so neanche se succederà mai."
"Certo che ti succederà Fred, perché non dovrebbe?" La ragazza accarezzò la guancia del fratello con tenerezza.

"Paciock?" chiese Fred per sviare l'argomento sull'amore e la sua bugia.
Ginny rise un po' scioccamente. "Immagino che se fosse Neville sarebbe molto più semplice, Fred. È un Serpeverde".
Il rosso si alzò a sedere velocemente. "Malfoy! Per questo sapevi di Ron e gli altri!"
Ginny non disse niente ma tornò a stendersi e guardò ancora il soffitto.
"Ginny..."

Ginny non voleva doversi giustificare ancora. "Fred, lui ha rischiato per farmi sapere che mio fratello stava bene. Ti rendi conto? Se hai intenzione di dirmi che mi sta usando sei sulla cattiva strada, non mi ha mai chiesto..."
"Ginny" disse ancora suo fratello, girandosi verso di lei. "Io mi fido di te. Ma ho paura che tu possa imbrogliarti da sola. O peggio, che Malfoy possa deluderti".
"So quello che sto facendo. Il mio unico problema è che voglio fargli sapere che sto bene e ringraziarlo per aver corso questo rischio per me, ma non posso rispondergli perché vuole che Hope resti qui e io non posso fare magie fuori da Hogwarts, lo sai" spiegò, sperando che Fred le proponesse un aiuto.
"Chi è Hope?" le chiese lui.
"Il gufo" rispose lei indicando l'animale che era volato sull'armadio e si stava spulciando le piume in un minuzioso becchettare.
"Oh, per fortuna che ha già un nome!"
"FRED!" esclamò lei, ridendo e tentando di dare una manata al fratello, che rideva anche lui: la prendevano tutti in giro per i nomi che dava agli animali domestici, perché dicevano che aveva gusti un po' strambi.
"Sai cosa potresti fare?" disse lui, dopo un po', allontanandosi dal letto e prendendo la sua bacchetta dalla scrivania.
Ginny osservò i movimenti del fratello per capire cosa volesse fare e non gli rispose subito.
Quando lui le allungò la bacchetta spiegò, ancora: "Potresti mandargli un Patronus".
Ginny sorrise del fatto che lui non volesse impedirle di comunicare con Draco, ma subito si rattristì. "Fred, non posso fare magie, l'ho appena detto..."
"Ti copro io. Se lo fai subito resto con te. Nel caso dico che sono stato io".
Ginny spalancò gli occhi e saltò in braccio a suo fratello.

"Dai, dai, quante smancerie! Non è da te!" Ginny rise e Fred notò che non era stata così felice neanche quando le aveva detto che Harry stava bene.
Osservò sua sorella chiudere gli occhi, stringere la bacchetta, fare un respiro profondo e poi, velocemente, riaprirli, muovere la mano in un gesto sicuro e calcolato, e poi esprimere la formula dell'incantesimo solo muovendo le labbra. Per un attimo si chiese a quale pensiero felice avesse pescato energia.

Ginny osservò il cavallo di luce uscire dalla sua bacchetta e correre oltre la finestra e volare nel cielo della sera.
"Grazie, Fred."
"Se non si comporterà bene, Malfoy dovrà vedersela con me."
Ginny non disse niente, tornò vicino a lui e gli passò la mano dietro la schiena, appoggiando il viso sulla sua spalla.

***

Draco era sdraiato sul letto e guardava annoiato il muro davanti a lui. Non aveva ancora imparato a divertirsi senza bacchetta.
Lo avevano di nuovo rinchiuso in camera: sua madre aveva pensato che così sarebbe stato al sicuro dall'ira del Signore Oscuro, arrabbiato per la fuga non solo di Potter e i suoi amici, ma anche di tutti i prigionieri delle segrete.
Scocciato, si alzò a sedere e guardò fuori dalla finestra sperando di vedere il gufo di Pansy o l'allocco di Blaise portargli qualche messaggio dei suoi amici, ma il cielo era molto buio, quindi perse presto la speranza.
Mentre osservava fuori, però, qualcosa attirò la sua attenzione: un gioco di luci strano, che si intravedeva nel bosco che circondava la casa si muoveva a velocità sostenuta.
Draco si voltò verso la porta, come se qualcuno in quel momento avesse potuto entrare e accusarlo di qualsiasi cosa. Continuò a guardare fuori dalla finestra, incuriosito e meravigliato: la luce blu si stava avvicinando a una velocità inaudita.

Quando vide il cavallo blu correre verso di lui, Draco ebbe un fremito, forse di paura, forse di anticipazione. Capiva che era una magia, una magia potente e di fattura pregiata, probabilmente, ma comunque una magia. Pensava di averla già vista, ma non si ricordava dove. Forse... La magia nella mente di Piton? Era molto simile.
Il cavallo correva a perdifiato piegando le lunghe zampe in modo sincronizzato, e in alcuni momenti sembrava che volasse, tanto la sua corsa era elegante. E infatti prese il volo verso di lui e saltò in direzione della finestra. Draco fece istintivamente qualche passo indietro e si ritrovò appoggiato al muro opposto ai vetri.
L'animale atterrò sul suo pavimento come se non avesse fatto nient'altro in tutta la sua vita, scosse la lunga criniera e il muso, camminando lentamente verso di lui.
Gli fu davanti in un batter d'occhio e si fermò. A Draco ricordava molti dei cavalli inglesi che aveva visto durante l'infanzia, ma non sembrava né un Cleveland, né un cavallo da sella o da tiro, il suo occhio esperto lo definì un purosangue e come pensò quella parola, gli venne in mente lei: Ginevra.
Un purosangue come lei, come lui. Si avvicinò di un passo, mentre il cavallo faceva lo stesso e poi, come se lui l'avesse riconosciuto, l'animale chinò la testa verso il ragazzo e nitrì. Fece un altro passo e poi sbuffò, avvicinando il muso al suo viso. Draco allungò la mano e il cavallo fece il gesto di accarezzarla, pur non toccandolo.
Quando il suo muso si avvicinò al suo orecchio, la voce della sua ragazza preferita, scandita così bene come se fosse nella stanza con lui, disse: "Grazie di tutto, Mister Serpeverde".

Il cavallo fece un passo indietro, si girò, corse verso la finestra e sparì nella notte. Draco lo guardò come se fosse un miraggio.
O come l'addio che era.
Si lasciò cadere sul letto e si coprì il viso con le mani. Le urla dal piano di sotto lo destarono dal suo torpore e lo costrinsero a rimettersi sull'attenti per continuare a fingere di vivere una vita magnifica.

***Eccomi!!! Nuovo capitolo 😍😍😍 che ne pensate?

Una cicatrice che non si vedeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora