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"Cristo Santo"

Diversi "Ah ah ah" rochi, fuoriuscirono dalla bocca rosea dell'uomo che di lí a poco sarebbe stato il possessore del corpo di Louis, che ora si stava godendo lo spettacolo.
Porcellana tra le sue dita sottili, morbide come piume, pericolose come lame affilate.
Il modo con in cui lo sfiorava lo mandava in estasi.
La sofferenza più meravigliosamente profonda che avesse mai provato.
Si sentiva quasi come se stesse per implodere.
Louis era letteralmente in paradiso.
Allargava le gambe ed inarcava la schiena sul lussuoso baldacchino color rosso fuoco dove era steso.
Cercava di contenersi, ma la visione dell'uomo che aveva davanti gli faceva tremare il basso ventre dalla voglia e dall'ardente desiderio che provava nei suoi confronti.

Ma come ci era finito in questa situazione?

Las Vegas.

Louis era gay e viveva a Las vegas nel 1956.

Un combo perfetto non è così?
Essere così fottutamente fortunati da vivere in un'epoca che condanna gli omosessuali a nascondersi, strisciare inosservati e silenziosi come ombre della notte che non hanno il permesso di farsi vedere.
Tenere la bocca chiusa e fingere, fingere di volere una moglie, una famiglia "naturale" e un bel matrimonio con tanto di messa e ricevimento.
Las Vegas però era sempre Las Vegas.
Una città che non è per tutti, la città che accoglie il denaro, il fuoco negli occhi competitivi di chi vive per vincere.
Grande e grosso inno al capitalismo.

Beh, dovete sapere che a Louis, famoso e ricco imprenditore di successo, interessavano poche cose.
I soldi e il sesso.

Ad abbagliarlo era il costante desiderio di essere sottoposto ad un fermento sessuale incontenibile e meravigliosamente doloroso.
Una condizione di estasi, corrispondente al puro annullamento di ogni concreta realtà.
La voglia di essere posseduto e sottomesso da un uomo.
Aveva imparato ad amare anche la violeza ed era quasi diventata una sua perversione.
Sarebbe bruciato eternamente all'inferno, eppure era certo che avrebbe potuto sedurre i demoni che lo popolavano.

Non c'era mai stato sesso vaniglia per lui.

Proprio come tutti gli altri anche lui aveva bisogno di sfogare la sua frustrazione sessuale prima o poi no?

Fortunatamente esistevano dei luoghi che gli permettevano di ottenere tutto ciò che voleva.
Corrispondevano all'esatta definizione di "peccato".
Per chiunque desiderasse perdere tutti i suoi soldi oppure incassare qualcosa, bastava imbucarsi in questi piccoli rifugi per pezzi grossi della società come lui.
Ma oltre che ad essere fontane di denaro e di gente disgustosamente ricca erano segretamente colmi di uomini.
E Louis lo sapeva, sapeva che sarebbe bastato uno schiocco di dita per sedurli e farli cadere ai suoi piedi.
Ed ecco che lo avrebbero dominato se solo lo avesse chiesto, lo avrebbero fatto urlare e lo avrebbero scopato fino a fargli dimenticare il suo nome e forse, per un po', anche la noiosa vita che viveva ogni giorno.

Satan's house.

L'insegna rossa a led illuminava il buio nella foschia.
Un grosso portone decorato ed enormi vetrate dalle quali proveniva un'intensa luce dello stesso colore dell'insegna.
Risate di ubriachi, urla strazianti di chi non aveva più un soldo in tasca e chi più ne ha più ne metta.

Louis sistemò la frangia e le bretelle e una volta assicuratosi di avere tutto in ordine si avviò verso quella che sarebbe stata una lunga notte.
Il liscio entrò salutando il portiere che ormai conosceva da una vita, salí nel lussuoso ascensore che lo avrebbe condotto dove voleva arrivare.
Controllò ancora un'ultima volta di essere perfetto, sistemando i costosi gemelli dorati sulle maniche.
Quando l'ascensore si fermò fece capolino nella sala principale.
A prima vista poteva sembrare un semplice locale fatto per chi voleva scambiare due chiacchiere e bere qualche drink con i propri amici.
Una camera al centro con diversi tavoli e sedie in velluto, uomini e donne, tutti vestiti in modo elegante e con un ghigno in faccia che non prometteva nulla di buono.
Stile classico, odore di tabacco e di cuoio di qualità.
Bastava superare la sala principale per addentrarsi nel cuore del casinò.

<<Louis, caro, come stai?>>

Una voce familiare giunse alle orecchie del liscio.

<<Salve Angela, io sto bene, tu come stai tesoro?
Oggi sei stupenda, come sempre.>>

<<Oh Lou, mi fai arrossire>> disse la donna, portando una sigaretta alla bocca rigorosamente dipinta di rosso.

Angela era una meravigliosa donna dai capelli biondi e voluminosi.
Indossava un lungo abito a sirena, tacchi così alti che facevano sembrare basso chiunque le stesse accanto e una bellissima pelliccia nera.
Angela era la proprietaria del Satan's house ed era stata la salvezza di Louis.
L'unica persona a conoscere il suo segreto.

Si erano conosciuti anni prima per pura casualità.
Louis, ancora ragazzino, era appena stato picchiato dato che qualcuno era venuto a sapere del suo orientamento sessuale e aveva deciso di picchiarlo.
Angela lo aveva consolato, lo aveva accolto tra le sue ali protettive, in quanto anche lei, proprio come Louis, avendo lo stesso e identico segreto era riuscita a crearsi una solida corazza per ptoteggersi.
Perciò, intenerita da lui, aveva deciso di insegnare a quell'indifeso ragazzino viziato come farsene una propria.

<<Ti sembra di essere in un luogo parallelo e sconfinato, pronto ad inghiottirti e sputarti ripetutamente senza preoccuparsi di spiegarti come ci si rialza.
Hai paura di scivolare, hai paura di affogare, hai il terrore di ritrovarti con la testa sotto l'acqua, ancorato al fondo.
Siamo piccoli frammenti di uno specchio di cui nessuno conosce l'esistenza.
Uno specchio che riflette l'amore che la maggior parte delle persone non comprende.
Siamo sparsi nel mondo, siamo preziosi ma nessuno comprende quanto.
Siamo costretti a sottometterci al lurido sistema che è stato creato per opprimerci.
Non hanno fatto altro che soffiarci nelle orecchie che siamo sbagliati, ma credimi, mentivano.
È il momento di brillare Louis, il momento di urlare al mondo chi siamo>> gli aveva detto mentre il piccolo Louis singhiozzava inerme sul suo petto.

E ancoraggio adesso, ora che era diventato adulto e responsabile, era lí con lei.

<<Qualcuno di nuovo oggi?>>

<<Oh sì, poco fa è arrivato un dottore, mi pare si chiamasse Styles o qualcosa del genere.
Non è male e poi credo che venga da Londra.
È tutto tuo Lou.>>

Angela gli fece l'occhiolino, prima di ridacchiare e avviarsi verso altri clienti.

Louis si sedette al suo solito posto, ordinando un Dirty Martini e accendendosi un buon sigaro, cominciando ad esaminare chiunque gli passasse davanti ai suoi occhi cobalto.
Grossi uomini d'affardi che scommettevano il loro intero patrimonio, donne sotto braccio ai propri mariti che camminavano su vertiginosi tacchi e mettevano in mostra i loro gioielli.
Le risate di chi era pronto a barare e sparlare di chiunque.
C'era chi era venuto solo per bere e chi piangeva con le mani tra i capelli.
La parte divertente del Satan'house era che non bisognava nemmeno sforzarsi per rendersi conto di cosa fosse l'alta società.
Louis non ci aveva messo molto per capirlo: la parola 'peccato' deriva dalla radice indoeuropea 'es' che significa 'essere.'
Gli era bastato scoprire questa etimologia, per comprendere intuitivamente che 'essere' in senso pieno è 'peccare' e il luogo dove i peccati si concentravano era proprio quello dove era comodamente seduto a sorseggiare dell'alcool e ammiccare alle donne che gli sorridevano.

Che bugiardo del cazzo.

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