12. Divergenze linguistiche

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L'alba arrivò calma, Erlys si svegliò timida e tutti suoi abitanti iniziarono ad alzarsi dai loro letti per svolgere le faccende quotidiane.

Tra il bosco al confine con Eunice e l'inizio della Foresta di Liriel un raggio di sole illuminò la distesa di terra dove vi era una collina al centro, e in uno dei suoi pendii il fossato che aveva intrappolato i due ragazzi la sera prima.

Shayndel aprì gli occhi, tutto apparve un po' offuscato. Sfortunatamente i raggi del sole non riuscivano a penetrare fin la sotto e ogni cosa sembrava ancora avvolta da un'oscurita più simile al crepuscolo che all'alba.

La ragazza, intontita dal sonno, cercò di mettersi a sedere ma presto si ricordò della gamba rotta e del forte dolore che si irradiava dalla caviglia al ginocchio. Ancora confusa e ormai afflitta nel constatare ed accettare le sue condizioni, sbuffò e inizio a guardarsi intorno sperando che nella notte, per qualche assurdo motivo, il fossato fosse diventato meno profondo.

Era alto quanto ieri e forse, a causa della debole luce del giorno, sembrava ancora più invalicabile della sera prima.

Dopo aver appurato che l'altezza della sua "prigione" era rimasta invariata, Shayndel spostò la sua attenzione ad Elia che, con suo stupore, la stava guardando da chissà quanto tempo.

-Buongiorno elfa-

Le parole di Elia erano incredibilmente piatte e fredde, sembrava che non fosse una persona ma una voce preimpostata e registrata che avrebbe potuto ripertersi all'infinito senza tralasciare emozioni. Era seduto nell'unico spazio disponile, di fianco a lei con la schiena appoggiata alla parete e le gambe incrociate. Tra le mani aveva qualcosa..forse una specie di ciondolo dorato .. con cui stava giocherellando e che aveva messo nella tasca dei pantaloni appena Shayndel lo aveva guardato. Era seduto composto, né storto né proteso verso di lei (notò la ragazza con una sorta di dispiacere che le passò tra la mente ma che subito rinnegò a se stessa) e dal suo viso privo di espressività solo gli occhi di ghiaccio potevano comunicare qualcosa, che comunque, Shayndel non capì.

-Buongiorno anche a te-

Gli rispose lei cercando di imitare il tono piatto che lui le aveva riservato ma che purtroppo uscì dalla sua bocca più cinico di quanto volesse.

-Comunque ho un nome.. e non mi chiamo elfa- Ormai era l'irritazione che parlava al posto suo, altro che cercare di essere indifferenti e disinteressati, il ragazzo la irritava parecchio e non riusciva a nasconderlo, come non riusciva a nascondere a se stessa che aspettava con ansia sentirlo parlare.

Elia alzò un sopracciglio e la trafisse con gli occhi di ghiaccio.

-Probabilmente è tua abitudine dormire con ragazzi a fianco e non dir loro nemmeno il tuo nome- Un sorriso appena accentuato si era incurvato a lato della sua guancia sinistra come se cercasse di non ridere.

L'irritazione di Shayndel era ai limiti massimi, non solo gli cadeva addosso ma pure si permetteva di fare battute poco simpatiche!

Iniziò a guardarlo male, con tanti insulti pronti da farle prudere la gola dalla voglia di sparaglieli in faccia. Tuttavia si trattenne, si inumidì le labbra e solo allora si rese conto di avere molta sede, tantissima sete. Così decise di mettere da parte i suoi rancori e cercare di far andare le cose in maniera più liscia possibile per trovare il modo di uscire da lì. E poteva incominciare con dirgli il suo nome e stringergli la mano in gesto di pace e collaborazione.

-Mi chiamo Shayndel- Ma la mano rimase al suo posto, forse le trattative di pace dovevano essere rimandate. Per ora la tolleranza reciproca era già un passo fin troppo grande.

-..Chanel che??!!- La faccia di Elia era diventata così espressiva che Shayndel non sapeva se ridere o mettersi la mano davanti agli occhi per cercare di non scoppiare a piangere dalla disperazione.

-S C I A I N D E L- Cercò di scandire la ragazza mimamdo ogni singola lettera e gesticolando con la mano destra sperando di essere il più chiara possibile.

Elia continuava a guardarla con uno sguardo confuso alternando la sua attenzione alle dita che si muovevano e alle lettere che pronuciava una ad una. Tuttavia non aveva capito nulla, quel nome era la cosa più strana e impronunciabile che avesse mai sentito indosso ad una persona. Così, appena lei ebbe finito il suo spelling poco efficace, la guardò e senza nessun problema le disse.

-Okay per me ti chiamerai Nel, è il massimo che posso fare mi dispiace- e il suo viso tornò inespressivo e indecifrabile.

L'elfa sbuffò ma decise di rispettare il principio di tolleranza che si era fissata mentalmente poco prima. Il suo nome era così semplice, sì è vero anche inusuale proprio come le sue origini di elfa oscura, ma nessun elfo aveva mai faticato o esitato a pronunciarlo nel modo corretto. Probabilmente, pensò, saranno gli Umani che avranno qualche deficit linguistico di cui lei non era a conoscenza.

Tuttavia il problema principale rimaneva sempre lo stesso..come uscire da lì?

Stava per esplorlo a Elia quando un viso si affacciò sopra di loro e disse:

-Ma chi abbiamo qui?-

Shayndel, l'elfa oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora