8. Immobile

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Il sole stava calando, Shayndel aveva percorso molte leghe durante la giornata eppure le sembrava che la terra tremasse ancora.

Era uscita dalla finestra della sua camera appena in tempo per sentire al piano di sotto la porta d'ingresso venir scorticata a suon di spinte e calci. Si era affrettata a scendere dal pino secolare, quasi senza guardare e a memoria poiché lo aveva fatto molte volte di nascosto; correndo riuscì quasi a scalvarcare il ruscello dietro a casa con un balzo e ad atterrare a carponi sulla sponda opposta. Si era voltata un'ultima volta indietro, e anche se la vista era un po' offuscata dalle lacrime, guardò casa sua per pochi secondi con un groppo in gola, per poi dirigersi nuovamente di corsa nel bosco.

Lo zaino le era scivolato dalla spalla destra diverse volte, la spallina era allentata e stava cedendo. In quel momento si ricordò perché non lo aveva più usato. Ma non si perse d'animo decidendo che l'avrebbe aggiustato appena la situazione lo avrebbe permesso, continuò fino a pini storti, l'ultimo posto dove aveva parlato con suo padre. Scelse di non fermarsi per paura di crollare dal dolore della perdita e prese la direzione verso Est come ordinato da sua madre. Un'altra voragine si era scavata nel petto per il ricordo. La visuale fu ottima, era riuscita a scorgere il sentiero largo e agevole che avevano preso gli Uomini. In quel momento di riflessione si era accorta che qualcuno la stava seguendo e per vedere chi fosse e allo stesso tempo nascondersi, si era buttata dentro un piccolo fosso alto non più di mezzo metro. Fortunatamente vi era cresciuto un pino proprio davanti, permettendo all'elfa di poter scorgere chi stava arrivando senza esporsi troppo.

A pochi metri da lei si era fermato un Uomo, il respiro corto e affannoso per la corsa. Era alto circa 1,65cm, di corporatura esile, con un taglio di capelli molto corto e una barba di almeno tre giorni faceva da cornice al viso allungato e parecchio sciupato. Portava dei calzoni di tessuto marrone lacerato in più punti, una cintura di pelle che reggeva anche un pugnale e una maglia sporca a maniche lunghe che probabilente era, parecchio tempo prima, bianca. Non sapeva quanti anni potesse avere, non aveva mai visto da vicino un Umano, ma dalle rughe sulla fronte e intorno agli occhi neri poteva affermare che non era più molto giovane.  L'uomo aveva imprecato qualcosa sotto voce e Shayndel, terrorizzata, aveva iniziato piano a tastare il terreno sul quale era accovacciata. Proprio di fianco a lei aveva trovato una pietra grossa come un pugno, la prese ma nel gesto di alzarla fece rumore per via delle foglie secche che giacevano nel sottobosco.

L'uomo si era accorto e si era girato nella sua direzione. Senza pensarci, mentre correva verso di lei, Shayndel aveva alzato il braccio nel quale vi era la pietra e gliela scagliò addosso con tutta la forza che possedeva. In quei pochi secondi di terrore, dopo aver lanciato l'unica arma che aveva a disposizione, l'elfa aveva chiuso gli occhi per la troppa paura. Aveva sentito un tonfo e subito dopo un lamento seguito da un corpo caduto di peso per terra. Poi aveva aperto gli occhi e si era resa conto che il suo udito non l'aveva tradita. In fretta era uscita dal suo nascondiglio per accertarsi che il nemico fosse davvero incosciente e dopo che ebbe constatato ciò per via della fronte piena di sangue, aveva perso il pugnale che l'individuo portava con sé.

L'uomo respirava ancora e l'elfa era sicura che da un momento all'altro si sarebbe svegliato e così corse via.

Dopo quell'episodio non si era più fermata, fino ad arrivare alla collina che divideva il bosco di Eunice con la foresta di Liriel.

Era ormai il tramonto, Shayndel decise di sedersi su una roccia per riposarsi ed esaminare quello che aveva dentro lo zaino: un pentolino, gallette di cereali, carne affumicata e il borsellino di pelle che le aveva dato sua madre. Lo aprì e vi trovò molte monetine.

-Porca miseria madre, qui ci sono tutti i soldi che tenevate come risparmi.- Parlò tra sé con nostalgia ma allo stesso tempo senso di colpa.

A quel punto rovesciò il contenuto sull'erba e iniziò a contare quella piccola fortuna che aveva tra le mani.

-400ùnire!!- Esclamò stupita.

Con quei soldi poteva mangiare la sua solita razione quotidiana per almeno cinque mesi concedendosi di tanto in tanto dei piccoli lussi. Ma ora quei soldi per lei non valevano niente, aveva perso tutto ciò che di più caro aveva al mondo, si trovava sola su quella collina dove negli anni della sua infanzia aveva trascorso giornate intere sperando di vivere in un posto diverso da Eunice. Aveva sempre desiderato andarsene, lasciare quello sperduto villaggio e vivere da sola senza genitori che la rimproveravano di continuo e ora, che avrebbe dovuto farlo per forza, voleva rimanere lì per sempre.

Era assorta nei suoi pensieri, seduta su quella roccia ad ammirare un tramonto dalle mille sfumature di rosso e a pensare a quello che era successo e a quello che sarebbe potuto essere se la disgrazia non avesse colpito il suo popolo, quando, troppo tardi, si accorse di un rumore dietro di lei.

Mezzo secondo dopo una lama fredda era poggiata sul suo collo e una voce maschile parlò alle sue spalle:

- Ferma o ti taglio la gola, Elfa-

Shayndel, l'elfa oscuraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora