Capitolo 7-

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Sapevo perfettamente perché Namjoon aveva voluto mettere via la cartella di Jungkook in quel momento cosi, appena le luci si spensero e Jungkook si addormentò, impiegandoci meno della sera precedente, usci da letto, avevo messo un piccolo pezzo di cartoncino che usavo per disegnare sotto la porta in modo che non si chiudesse del tutto, dato che solitamente le porte si chiudevano quando le luci si spensero.

Aprì piano la porta uscendo nell' corridoio, ammetto che non era proprio la prima volta che feci una cosa del genere. Arrivai al secondo piano e voltai a destra, poi a sinistra e ancora a destra fin quando arrivai davanti all' ufficio di Namjoon, ovviamente anch'esso chiuso a chiave, ma anche lì avevo osservato Jin e aveva portato le chiavi in infermeria nel secondo cassetto della scrivania, ecco perché nel pomeriggio finsi di star male e avevo recuperato le chiavi che poi avrei sicuramente riportato al loro posto una volta finito.

Entrai, facendo girare la chiave nella serratura mordendomi il labbro dal troppo rumore.

<< che cosa fai?>> sobbalzai appena vidi Jimin al mio fianco.

<< ssh pazzo>> sussurrai << ci scoprono>> lui alzò gli occhi al cielo

<< che diavolo combini Kim?>> sussurrò

<< d-devo vedere una cosa>> gli comunicai e lui trattenne il fiato.

<< dai>> mi disse << ti faccio da palo>> sorrisi e annui mentre entrai nella stanza.

<< ehi>> disse, lo fissai e lo vidi che mi lanciò una cosa che afferrai tra le mani al volo, una piccola pila.

<< grazie.>> dissi e lui annui dandomi le spalle, era ancora arrabbiato.

Entrai e recuperai la chiave nella scrivania, piccola e con un portachiavi a forma di koala, che trovai quasi tenero. La trovai subito e infine apri il mobile.

<< jeon... jeon>> sussurrai finché non trovai il suo nome << Jeon Jungkook>> lessi e presi la cartella.

<< quindi vuoi sapere la sua storia eh>> mi disse Jimin comparendo ancora una volta alle mie spalle facendomi sobbalzare.

<< dovresti smetterla>> lo rimproverai sedendomi a terra a gambe incrociate e tenendo la pila tra i denti.

Aprì la cartella.

Jeon Jungkook anni diciassette. Era cosi giovane aveva solo due anni più di me. Mi morsi il labbro e continuai a leggere sfogliando la sua cartella.

Ricovero forzato per disturbo d'ansia e ossessivo e compulsivo, forte depressione e autolesionista e aptofobico. Mi morsi di nuovo il labbro più forte.

<< cazzo>> commentò Jimin.

Sfogliai il secondo foglio e notai delle foto dei suoi tagli, del suo corpo pieno di lividi. Scossi la testa.

<< merda leggi qui!>> disse Jimin indicando un punto sul foglio.

" Jeon successivamente dopo la scomparse della madre è scappato dall' istituto trovando lavoro in Hydel Pub dove ha lavorato per nove mesi. Fu una paga buona per chi voleva farsi una vita autonoma come Jeon. Il ragazzino minorenne fu offerto con servizi sfavorevoli che portò al ragazzo al suo disturbo. Essendo un cliente il titolare del pub decise di trattenerlo con paga maggiore con un servizio più favorevole. Quand'è stato trovato incosciente dalla polizia era in uno stato pessimo, con ancora la droga in circolo, il ragazzino fu trovato legato al letto nudo, con diversi segni di violenza fisica sul corpo, che ovviamente il giovane non è stato favorevole ai diversi rapporti sessuali."

<< lo violentavano.>> riassume Jimin con parole crude. Trattenni il fiato e voltai pagine perché quelle immagini mi facevano già male cosi.

"Jeon dopo essere stato portato in centrare hanno avuto un colloquio col medico decidendo di portare il ragazzo in un centro psichiatrico visto i suoi lividi precedenti sul braccio destro. Jeon, ha spiegato , non poteva andarsene da lì sebbene per lui troppo importante guadagnare dei soldi per andarsene non avendo più niente. Ma più passava il tempo lì dentro più si sentiva morire. Ma non aveva alternative."

Chiusi la sua cartella sentendomi male e in colpa con un forte vuoto al petto.

<< non so quant'è stato carino che tu l'abbia letto>> mi disse Jimin ed ero consapevole di questo. Lo fissai

Mi sentivo in colpa ora ma nello stesso tempo volevo aiutarlo più che mai. Ora capì le parole di Namjoon sapevo che voleva che diventassimo amici perché lui aveva bisogno di un amico, aveva bisogno di qualcuno di cui si poteva fidare. Non sapevo perché proprio io ma ora ci avrei messo tutto me stesso per aiutarlo. Alzai di nuovo lo sguardo per dire a Jimin che volevo aiutarlo ma appena lo feci Jimin se ne stava già uscendo dalla stanza e quello che vidi fu solo un ombra che si allontanava e il rumore dei suoi passi nel vuoto.

Sospirai, sapevo che probabilmente era contrario ma Namjoon aveva ragione non potevo essere solo amico di Jimin, o meglio cosi ho creduto per anni, cosi ho pensato che Jimin era il mio unico amico, eravamo io e lui, questo mi bastava. Ma ora dentro di me il mio cuore batteva forte e volevo aiutare, volevo proteggere quel Jungkook con il cuore a pezzi e cosi delicato.

Tornai in camera mia, dopo aver depositato tutte le cose e riordinato in modo che nessuno scoprisse niente e poi chiusi la porta e lo fissai. Jungkook dormiva illuminato dalla Bajour, la bocca socchiusa e il suo petto si alzava e si abbassava in modo regolare, stringeva il niente perché Tata era caduta a terra. Mi fece sorridere ancora di più perché anche se non potevo toccarlo attraverso quel tigrotto in qualche modo lo stavo comunque facendo. Mi chinai e presi Tata per poi riappoggiarlo tra le sue braccia facendo attenzione di non toccarlo. Avrei potuto farlo ora che dormiva, sfiorarlo, toccarlo, ma già avevo fatto una cosa che non dovevo fare ora non potevo fare altri guai cosi mi limitai a fissarlo mentre si mosse stringendo il mio peluche. Mi fece tenerezza.

the demons in my mindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora