Quando sentì la sveglia suonare avvertì un tonfo al cuore e la terra sotto ai piedi crollare. Andò in cucina con l'ansia e la paranoia che la assorbirono completamente, Claire era già lì. "Buongiorno amore, vuoi il caffè?" le disse, e guardandola notò la sua preoccupazione. "Sì, grazie" rispose Christina con un filo di voce e si sedette. Prese il caffè, di cui effettivamente aveva bisogno, e le venne subito mal di pancia e nausea. Non sapeva se fosse dovuto al caffè o all'ansia. Poi si alzò e andò in bagno, per iniziare a prepararsi. Si lavò cercando di non pensare, ma era inevitabile e sotto l'acqua della doccia scoppiò in un pianto nevrotico, che prima o poi sarebbe arrivato. Pianse per minuti interi mentre l'acqua calda scorreva sulla sua pelle, e avrebbe tanto voluto qualcuno che la abbracciasse ma non c'era nessuno, era solo lei con se stessa. Continuava a dirsi quelle parole che si era ripetuta per tutta la notte, "tranquilla, un modo lo trovi, non preoccuparti, andrà bene, finirà tutto, sei forte", e lentamente si calmò. Uscì dalla doccia e inizio a truccarsi con un po' di correttore, eyeliner e mascara, sia perchè la rilassava sia per coprire le occhiaie e il rossore, non voleva che la madre vedesse che aveva pianto, non ce n'era bisogno. Di solito i vestiti li sceglieva sempre la sera prima, li indossava per vedere se le piaceva l'abbinamento e come le stavano addosso, ma quella volta non fece così e scelse dall'armadio i primi vestiti che le capitarono, cioè un paio di jeans con un dolcevita nero a costine e le solite sneakers bianche della Puma. Tornò in bagno per asciugarsi i capelli lunghi e mossi e si guardò allo specchio: nel complesso si trovò carina, non si vedeva in quel modo da tempo. "Sono solo poche ore, poche ore" si diceva mentre si metteva il cappotto e la sciarpa, e pensava solo al momento in cui quella mattina sarebbe finita e sarebbe finalmente tornata a casa, al sicuro da tutto e da tutti. "You look great" le disse Claire, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio "sei sicura che non vuoi che ti accompagni? Faccio in tempo ad andare a lavoro"
"Sicura ma', tranquilla, ci vediamo stasera"
"Ti ho lasciato il pranzo in frigo, e poi quando esci chiamami e dimmi come va, okay? Ti voglio bene"
"Anche io", le diede un bacio sulla guancia, prese lo zaino e uscì di casa. Quella mattina faceva più freddo del solito, sembrava che stesse per nevicare: il cielo era completamente bianco, c'erano la brina sulle automobili e il vento gelido. Era raro quel tipo di clima a Roma e in condizioni normali Christina lo avrebbe odiato, perchè se c'è una cosa che detesta più di tutto il resto è proprio il freddo, ma quella mattina si sentì particolarmente in sintonia con quella temperatura che sembrava essere sotto lo zero. Arrivò dopo circa due minuti alla fermata dell'autobus e salì sulla linea 714 direzione Termini, incredibilmente in orario. Avrebbe dovuto aspettare 13 fermate prima di arrivare, avrebbe avuto ancora una mezz'ora, contando il traffico, prima di ritrovarsi davanti alla sua nuova scuola. Quando la vide per la prima volta con Claire non le fece nessun effetto particolare, probabilmente perchè mancavano ancora molte settimane alla fine delle vacanze di natale e quindi non se ne preoccupò più di tanto, ma in quel momento invece cercava di non tremare dall'ansia. Sentiva i battiti accelerare e iniziò a sudare, nonostante il freddo che faceva. Si sedette accanto al finestrino, per fortuna vicino a lei non era seduto nessuno, voleva starsene per i fatti suoi ad ascoltare la musica. Sul bus c'erano più che altro persone adulte che probabilmente stavano andando a lavorare o a sbrigare delle commissioni, ma notò appena salì che c'era un gruppo di ragazzi, presumibilmente della sua età, seduti infondo che parlavano, fin troppo animatamente considerando che erano solo le 7:20 di mattina. Erano due ragazzi e una ragazza e stavano ripassando letteratura inglese. La ragazza catturò subito l'attenzione di Christina, aveva i capelli lisci decolorati che superavano di poco le spalle, la frangetta abbastanza corta e indossava un bomber corto nero, guanti lunghi di pelle che lasciavano scoperte le dita, jeans neri leggermente slavati a zampa d'elefante e le buffalo, rigorosamente nere. Stava ridendo per come uno dei suoi amici aveva pronunciato una parola, e vedere quel trio, che le sembrava così unito, le fece tornare alla mente lei, Sara e Lorenzo i primi mesi in cui si erano messi assieme, quando Christina e Sara ancora non si erano allontanate del tutto. Fu proprio lei a farglielo conoscere, una sera: l'aveva obbligata ad andare a dormire a casa di una sua compagna di classe, che aveva invitato altri suoi amici, tra cui Lorenzo. Christina se ne sentì attratta appena lo vide entrare in casa. Era vestito con un semplice pantalone di tuta e una felpa, alto, capelli mori e ricci, occhi azzurri, le sopracciglia non troppo folte ma abbastanza disordinate, le labbra sottili, il naso dritto, leggermente più allungato verso la punta, la mandibola era accentuata ma non in modo eccessivo, notò qualsiasi cosa di lui e ciò che la colpì ancora di più fu la sua gentilezza e il suo sorriso. Le sembrò uno dei ragazzi più dolci e cordiali che avesse mai incontrato, e da quel momento non se lo tolse più dalla testa. Fu la stessa cosa per lui, che però la vide dopo qualche minuto: era seduta su una poltrona e parlava con Sara, si era accorto che lo guardava insistentemente, cercando però di non farsi notare. Lei aveva un top bianco che le lasciava le spalle scoperte e un vestito corto nero a quadri, con le spalline molto sottili e che le aderiva dolcemente su tutto il corpo. Le sembrò bellissima, e così passarono tutta la sera a scambiarsi sguardi, senza mai parlarsi. Fu solo quando lui se ne stava per andare che le rivolse la parola: "Io mi chiamo Lorenzo" le disse di getto, come se avesse cercato per le precedenti tre ore di dirlo senza successo e in quel momento ebbe finalmente il coraggio per farlo, perchè stava per uscire e la vide vicino alla porta intenta a prendere qualcosa dalla giacca appesa, e si disse "o le parlo ora oppure mai più". Lei si girò quasi spaventata perchè non l'aveva sentito arrivare, e sorrise un po' imbarazzata, ma contenta che le avesse parlato, "Io mi chiamo Christina, puoi chiamarmi Chris" gli rispose, anche lei di getto, come se non stesse aspettando altro.
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SCREAM
Romance"Hai una voce, usala. E se nessuno ti ascolta inizia ad urlare, non permettere che ti zittiscano. Io ti starò vicino e ti appoggerò, sempre, qualunque cosa tu decida di fare, ma se vuoi accettare un consiglio da qualcuno che ti ama e che vuole il me...