Claire e Christina entrarono nella nuova casa a fine dicembre. Era un appartamento leggermente più piccolo di quello in cui abitavano prima, ma era perfetto per due persone. L'arredamento era molto semplice, poco caratteristico "Meglio così, almeno possiamo avere più libertà nell'arredare, no?" disse Claire a Christina subito dopo averle fatto vedere le due camere da letto, interamente bianche e ciascuna aveva solo un letto matrimoniale, due comodini e un comó con tre cassettoni con il piano di copertura in triciolato, lamina di carta e bordo in plastica. Christina annuì e andò subito fuori al balcone, che era abbastanza grande da poter mettere un tavolo e una sedia per quando, con il caldo, avrebbe voluto stare lì fuori a disegnare. Si affacciava sulla strada, che era costeggiata da lunghe file di alberi, probabilmente tigli pensò Christina, che ormai erano completamente spogli. "Allora com'è, ti piace?" le chiese Claire mentre iniziava ad aprire alcuni scatoloni con all'interno le stoviglie "Sì, è carina. Posso fare un giro? Voglio vedere com'è la zona" "Se aspetti ci andiamo insieme", Christina sospirò e si sedette sul divano interamente di poliestere verde acqua con la struttura di pino massello e compensato -troppo scomodo pensò Christina- e iniziò a guardare l'intera stanza: anche in quel caso i muri erano completamente bianchi, la cucina con i pensili in pet grigio verde e la parete senza mattonelle ma dipinta probabilmente con smalto lavabile, un piano cottura a induzione portatile bianco e il piano cucina in legno. Il tavolo da pranzo era tinto di bianco con vernice a polvere e le gambe erano in legno di quercia, alto all'incirca 75 cm e largo 120 cm. Le sedie erano in tessuto vellutato bianco con le gambe in legno di faggio e un cuscino imbottito che le rendeva particolarmente comode. Il pavimento in gres porcellanato effetto legno, come nelle due camere da letto e il bagno -la cui unica cosa positiva era la vasca, per il resto era troppo stretto e il mobilio a Christina non piaceva per niente-. Se fosse stata dell'umore giusto avrebbe iniziato sin da subito a decidere come decorare camera sua, di che colore pitturare i muri, dove posizionare le sue piante (una crassula ovata, un'aloe juvenna, una yucca gloriosa, un'orchidea e un piccolo cipresso glodcrest appena regalati dalla madre per natale), avrebbe scelto delle stampe da appendere e avrebbe riordinato tutti i suoi vestiti nei cassettoni del comó, ma invece di fare tutto questo rimaneva lì sul divano, disorientata e solo con la voglia di mettersi a dormire, o in alternativa di camminare, ma avrebbe preferito che la madre non la accompagnasse. Da quando era a casa per le vacanze natalizie Claire non la lasciava sola un secondo quando non era a lavoro, era il suo modo per far capire alla figlia che lei c'era e ci sarebbe sempre stata, qualunque cosa succeda. Ma Christina, nonostante si trovi bene in compagnia di sua madre, aveva bisogno di rimanere da sola, per vivere appieno il dolore e la tristezza che provava senza doverli reprimere e nascondere. Ogni singolo istante delle sue giornate consisteva nel trattenere le lacrime, nel cercare di non installare di nuovo i social network sul cellulare e di non contattare Lorenzo, l'aveva promesso a sua madre e anche a se stessa. Nonostante stesse provando ad andare oltre quanto successo qualche settimana prima, la sua mente riusciva solo a ricordare quei momenti, le centinaia di messaggi che le arrivarono su instagram, gli occhi di tutti puntati su di lei che sembravano bruciarle la carne, la vergogna, l'umiliazione, il terrore di uscire di casa e di andare a scuola, il senso di colpa, il dolore, il fatto che Lorenzo, nonostante tutto, le mancasse e per molto tempo le fece più male l'idea di non averlo più nella sua vita piuttosto che quello che le aveva fatto. Era completamente sola, e in quelle settimane si rese conto di esserlo sempre stata. Si rese conto, dal comportamento di Sara, quanto avesse investito inutilmente tempo, energia e amore in un'amicizia unilaterale, e quanto in realtà chiunque, appena succede qualcosa di terribile a qualcun'altro, si allontana. Christina arrivò a pensare che tutti hanno paura della sofferenza, e se ne allontanano quanto prima per non farsi contagiare. Se una sua compagna di classe o chiunque altro nella scuola avesse subito quello che ha dovuto subire lei, Christina sarebbe stata pronta a fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di aiutare. Non l'avrebbe mai lasciata sola, quella persona, chiunque fosse stata. Invece quella persona era lei, e nessuno ha fatto lo stesso. Nessuno ha corso il rischio di contagiarsi, tutti hanno girato le spalle e sono andati avanti, mentre Christina è rimasta immobile e da allora non si è più mossa. Tutti continuavano a camminare, lei li vedeva allontanarsi, sentiva che il suo corpo aveva l'istinto di correre per raggiungerli, ma non si muoveva. "Quindi andiamo a fare un giro? Magari ti faccio anche vedere la scuola", disse Claire entusiasta, facendo tornare Christina alla realtà "Sì, va bene", rispose. Il quartiere era pieno di negozi e di piccoli pub, Christina non ci aveva mai fatto caso quando passava di lì sull'autobus per andare da suo padre. Nonostante si sentisse completamente estranea a tutto ciò che aveva intorno, sentiva per la prima volta che forse era stata la scelta giusta. Camminava e si guardava attorno soffermandosi sui minimi dettagli, una cosa che non faceva da tempo. Anche Claire era entusiasta e si sentiva rinata, le tornarono alla mente tutte le case che cambiò quando era giovane e innamorata e quanto in realtà avesse bisogno di continuo cambiamento. Era nata e cresciuta a Bedford, nella contea di Cuyahoga in Ohio, una cittadina che non ha mai amato.
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SCREAM
Romance"Hai una voce, usala. E se nessuno ti ascolta inizia ad urlare, non permettere che ti zittiscano. Io ti starò vicino e ti appoggerò, sempre, qualunque cosa tu decida di fare, ma se vuoi accettare un consiglio da qualcuno che ti ama e che vuole il me...