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Tredici anni dopo
«Milo? Sei sveglio?» Lexie bussò per la centesima volta sulla porta della stanza del figlio mentre sotto l'altro braccio reggeva il cesto del bucato. «Sbrigati o farai tardi, su!»
Sempre la solita solfa sin da quando quel benedetto ragazzo aveva iniziato ad andare a scuola.
Se solo Andrew non fosse stato così indaffarato come capo della polizia, avrebbe potuto dargli una mano a star dietro non a due, ma a ben quattro figli. Dopo Milo non erano trascorsi che un anno, poi altri due, prima dell'arrivo del resto della prole. L'ultima volta si era trattato di gemelli, entrambi maschi e pestiferi.
Furono proprio loro, impegnati a fare i matti come al solito, a urtarlo per sbaglio nel bel mezzo del corridoio e a fargli cadere la cesta. «Insomma, voi due!» li riprese esasperato Lexie, raccattando i panni alla bell'e meglio. Si alzava alle sei di mattina per rassettare la casa, preparare la colazione e fare la lavatrice, e non c'era un attimo di tregua neppure in seguito, quando i ragazzi erano a scuola, visto che poi doveva preparare il pranzo per sé e per il marito – i figli mangiavano a scuola – e poi, ancora, altro bucato, altre faccende, la cena, eventuali serate fra amici e piatti in più da lavare, e infine a letto, dove spesso e volentieri, anche quando non aveva granché voglia, per amore del proprio matrimonio doveva far fronte ai doveri coniugali del talamo.
Aveva chiesto una vita normale e casalinga, non un inferno sulla terra e si ritrovava certe volte a rimpiangere di non aver castrato il marito.
«A volte strangolerei quei due» borbottò inviperito. Non avrebbe neanche dovuto sforzarsi o chinarsi tutte quelle volte, visto che era in dolce attesa per la quinta volta e ormai sulla soglia dei cinque mesi. «Dovrei essere sul divano a sorseggiare un drink analcolico e invece devo fare lo schiavo. È il colmo!» continuò, peggio di un bollitore ormai allo stremo. Si fermò sulla soglia della stanza del figlio minore, divenuto ufficialmente tale da quando Michael era partito prima per il college e in seguito era andato a vivere da solo. «Anthony, hai sedici anni ed è ora che tu impari a non lasciar in giro per la stanza le tue cose! Accipicchia!»
Il ragazzo sbuffò e si ravviò i capelli biondi mentre recuperava la borsa di scuola. «Dai, pa'! Sai che non devi arrabbiarti!» protestò svogliato. «Poi rimetto a posto quando torno da scuola, promesso.» Diceva sempre in quel modo e puntualmente non era vero. E comunque era un concetto di per sé sbagliato e privo di senso rimettere a posto una stanza di sera, quando poi bisognava tornare a letto per dormire. A parer suo, il padre se la prendeva troppo per quella storia.
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𝐎𝐧𝐞 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐒𝐡𝐨𝐭 - 𝐓𝐡𝐞 𝐎𝐛𝐲𝐫𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐎𝐧𝐞 𝐒𝐡𝐨𝐭𝐬
FantasyIn questa raccolta saranno racchiuse delle one shot ambientate sia nell'universo canonico della Serie di Obyria, sia in contesti AU (Alternate Universe). Per ulteriori dettagli vi basterà "aprire" questo libro e sbirciare!