乇ㄩㄒㄖ卩|卂 || Ep. 24. Finalmente riuniti

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Godric si rigirò nel letto e con una smorfia assonnata e confusa si ridestò quando avvertì il posto accanto al proprio vuoto e freddo. Si tirò pian piano su a sedere sul materasso, i movimenti lenti e un po' affaticati per via della pancia ingombrante, trovandosi ormai sulla soglia del nono mese.

Ricacciò indietro uno sbadiglio e si alzò, si mise addosso il pigiama, visto che era nudo dopo aver fatto l'amore la sera prima col marito, e decise di uscire dalla stanza per andare a cercare quest'ultimo. Prima, però, passò nella cameretta di Lydia, così come in quella di Marilka e Avery, per assicurarsi che stessero dormendo e tutto andasse bene.

Sinceratosi che i loro fossero bei sogni, scese al piano inferiore e finalmente rintracciò il compagno: lo vide seduto sul divano, le braccia sulle ginocchia e il capo chino.

«Che ci fai già sveglio?» gli chiese, aggirando il mobile e sedendosi accanto a lui.

Dante lo guardò e scosse la testa. «Non riuscivo a dormire, tutto qui.»

«Per caso questa insonnia ha a che fare con gli Hammond?» domandò il ragazzo, il quale ormai lo conosceva bene e sapeva riconoscere i suoi vari stati d'animo. Lo vedeva, poi, che era teso.

L'avvocato deglutì. «Spero solo che abbiamo fatto la cosa giusta. Voglio dire... Jeffrey è in prigione e il resto della sua famiglia è in caduta libera tra la crisi finanziaria e il suicidio del vecchio Hammond che ha suscitato scalpore, ma... è davvero finita? Abbiamo vinto?»

«Beh, direi di sì» replicò cauto Godric. «Però tu hai paura. Te lo leggo negli occhi.»

«Non voglio che decidano di vendicarsi in qualche maniera.»

«Non vuoi che lo facciano coinvolgendo me e i ragazzi, intendi.»

Dante squadrò il proprio sposo con aria cupa. «Invidio la tua tranquillità, sai?»

«Credimi, ho paura proprio come te, ma non gli permetterò di privarmi del sonno e della stabilità mentale. Non darò loro questa soddisfazione e non dovresti farlo neanche tu.»

L'avvocato alzò gli occhi al cielo, poi: «Non me la sento di lasciarti da solo per via di quel dannato convegno».

«Devi andarci, e lo sai. Io starò bene e sì, prometto di non cacciarmi nei pasticci mentre sarai via.»

«Potresti entrare in travaglio da un momento all'altro!»

Il ragazzo sbuffò una risata e si sfiorò il ventre, ammiccando. «Nah, l'ostetrica mi ha assicurato che sono sulla via giusta per portare a termine la gestazione fino al decimo mese. È improbabile che accada.» I mesi erano volati, quasi non se ne era accorto, e onestamente non si sentiva ancora pronto all'ultimo passo, quello decisivo e più difficile, nonché pericoloso. Senza contare che era diventata una routine quella di condividere il suo spazio personale con il piccolo, sentirlo parte di sé e saperlo al sicuro e protetto là dentro, lontano dal mondo ostile. Aveva quasi il terrore di darlo alla luce e sì, in pasto alla società, ai malintenzionati, ai bulli, alle persone tossiche e tutto ciò che poteva rappresentare una minaccia fisica o psicologica. Suo marito non vedeva chiaramente l'ora di conoscere il bambino, ma lui... lui non si sentiva realmente pronto a quella separazione, al fatto che, una volta nato, non sarebbe più stato figlio solo suo e di Dante, ma del mondo. 

𝐎𝐧𝐞 𝐋𝐚𝐬𝐭 𝐒𝐡𝐨𝐭 - 𝐓𝐡𝐞 𝐎𝐛𝐲𝐫𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐎𝐧𝐞 𝐒𝐡𝐨𝐭𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora