La prima volta che la vidi era seduta su di una panchina in un parco, distante dalla calca di gente solita a passeggiare nei giorni festivi.
Stava la immobile, aveva il cappuccio tirato su e le cuffiette alle orecchie. Indossava una giacca verde, jeans e scarpe da ginnastica. I suoi capelli lunghi e biondi venivano, di tanto in tanto, mossi dal lieve vento; indossava degli occhiali rosa molto grandi, gli occhi erano color cioccolato e le labbra erano perfette nella loro forma.
Aveva l'aria di essere molto triste, malinconica, di essere una persona pensierosa.
Gli occhi erano velati di tristezza mista amarezza e gli angoli della bocca piegati quasi impercettibilmente verso il basso.
Non so per quanto tempo rimasi a guardarla, la sua perfezione mi aveva mandato in tilt l'intero corpo, ero come impietrito, lo sguardo fisso su di lei.
Volevo a tutti i costi andarle vicino e iniziare una conversazione, ma il mio corpo non lo permetteva: non rispondeva più ai miei ordini. Io dovevo andare da lei all'istante.
Qualcosa cambiò in me e mi diede la forza di almeno avvicinarmi a lei.
"È-é libero questo posto?", dissi con la voce che tremava.
Furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca.
Lei annuì piano mentre si sfilava una cuffietta, quella rivolta verso di me.
Osservandola, ancora, con la punta dell'occhio notai che aveva le guance ancora inumidite dalle lacrime, le labbra secche, gli occhi molto arrossati e una percettibile malinconia che le aleggiava intorno.
Era ancora più bella da vicino.
Il cuore batteva sempre più forte; con grande coraggio le porsi una mano e le dissi:"piacere, io sono Pietro!"
All'inizio i guardò un po' stupefatta, ma poi ricambió il saluto.
"Piacere, Margherita."
《Margherita, che bel nome》ho pensato.
Appena le nostre mani si incontrarono sentii un brivido corrermi lungo la spina dorsale, sentii il mio cuore fermarsi, per poi riprendere a battere ancora più forte. Subito dopo rivolsi io mio sguardo verso la massa di gente che stava danvanti a noi a poche centinaia di metri.
Ora era lei a fissare me, mi stava studiando attentamente, potevo sentire il suo sguardo su di me. E mi piaceva tanto.
"Quanti anni hai?", mi chiese all'improvviso facendomi appena sobbalzare.
"18" risposi, " e-e tu?".
La mia voce tremava maledettamente tanto.
"Ne compio 16 tra un mese".
La sua voce era idilliaca. Come un canto di un usignolo.
Stupenda, mi piaceva sempre di più.
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RomanceLa prima volta che la vidi era seduta su una panchina in un parco. Se ne stava in disparte rispetto alla calca di gente che c'era quel sabato pomeriggio, tutti ammassati in un'area precisa dello spazio verde. Indossava una giacca verde, dei jeans e...