capitolo 2

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Ciao a tutti. Sono un nuovo utente. Non mi sono presentata prima perché non so ancora usare bene questo sito.
Comunque spero che vi piaccia questa storia.
Grazie♥
Margherita♥♥♥

Ci fu un lungo silenzio tra di noi. Devo ammettere che è stato abbastanza imbarazzante.

Il vento gelido di novembre faceva aleggiare il profumo della ragazza fino alle mie narici. Sapeva di buono.

Non sapevo cosa dire o cosa fare, ma d'un tratto le parole uscirono da sole: "Vieni spesso qui?". Arrossii leggermente per l'imbarazzo,  come avevo potuto fare una domanda simile!?

"Si, mi piace molto starmene qua isolata da tutto e da tutti, ma soprattutto osservare quanto può essere ingenuo il genere umano...", rispose la bionda.

Non capii il senso di quelle parole. 'Quanto può essere ingenuo il genere umano...'; no, non ne capivo decisamente il senso.

"Non credo di aver capito bene l'ultima frase che hai detto..." , dissi un po' incerto.    "Si, lo so che non l'hai capita" disse lei, "Perché tu sei come loro, ecco perché non l'hai capito.", mi disse facendo un lieve gesto con la testa per indicare la gente che ci stava di fronte.

Ancora non riuscivo a capire. "Sei una filosofa cavolo!", dissi con un lieve sorriso sulle labbra. La ragazza mi guardò, anche lei stava sorridendo e questo mi rese felice.

"Non sono una filosofa", disse nuovamente, aveva un sorrisetto beffardo sulle labbra adesso. "Allora cosa sei?", chiesi io ingenuamente.

"Sono una normalissima ragazzina a cui piace molto osservare il comportamento delle persone. Mi piace vedere quanto ingenue, prevedibili, corruttibili siano. Quelle più belle da osservare sono le coppie. Sono così ingenue. Così facilmente trasportabili, così semplici nella loro complessità."

Era tornata a fissare le persone e aveva un sorriso leggero sulle labbra, anche i suoi occhi ridevano di gioia. Era così bella, non avrei mai smesso di osservarla.

"Wow!", non sapevo cosa rispondere a quelle parole così piene di saggezza. Mi limitai a porle una domanda: "Abiti qui vicino?". La mia voce non tremava più come prima, ma il cuore continuava a battere forte.

"Si" disse "abito in quella palazzina la sopra, quella con la terrazza" disse indicandomi, questa volta con la mano, un attico affacciato sul parco. "È da li che osservo." Continuò. "Ogni sera vedo un ragazzo ed una ragazza che arrivano un po' prima del tramonto e si siedono su quella panchina ad osservare il sole calare" disse mostrandomi la panchina.

Subito dopo si alzò in piedi e mi disse che doveva andare. "M-mi daresti il t-tuo numero?" Dissi un po' incerto e imbarazzato. Anche io mi ero alzato e mi strofinavo una mano dietro la nuca, come ero solito fare quando ero nervoso. La ragazza prese dalla tasca un pezzo di carta e ci scrisse sopra il numero e il suo indirizzo.

A quel punto mi salutò con un semplice sorriso e si allontanò con passo sicuro.

Non potevo credere a quello a cui avevo appena visto. Era di sicuro un angelo, sicuramente lo era. Ero impaziente, incuriosito, stupefatto. Dovevo assolutamente rivederla. Non sarei resistito tanto senza vederla.

Così decisi cosa fare: sarei andato a casa, mi sarei cambiato e sarei andato da lei.

Provavo un certi imbarazzo nel farlo perché l'avevo appena conosciuta, ma dovevo assolutamente rivederla!

LEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora