CAPITOLO 3

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Shannon si passò le manica della felpa sugli occhi per asciugarsi le lacrime. Silvershine le annusò la faccia sbuffando piano e la ragazza sentì il suo respiro caldo sulle guance. Le carezzò la mandibola ricoperta di pelo lucido e setoso.

Era ranicchiata in un angolo del box sopra un mucchietto di paglia. Chiuse gli occhi e si abbandonò contro la parete. I capelli le si erano appiccicati sulla fronte e ai lati del viso e gli occhi arrossati dal pianto. I palmi delle mani erano segnate di rosso per la forza con cui aveva stretto le redini, china sul collo della cavalla.

Tirò su con il naso e si spostò indietro i capelli. Era strano piangere per una perona che appena conosceva, il ragazzo di cui credeva essersi innamorata, James Wayland. Decisamente il contrario del tipo di persona che a lei piaceva, eppure... Le era sembrato simpatico, con lei era stato gentile.

Silvershine tirò su la testa e drizzò le orecchie. Si sentì bussare alla porta del box. Shannon socchiuse la bocca, ma non ne uscì nessun suono.

«Ehm, sei là dentro?» era la sua voce. La voce di James. Restò in silenzio. Non sentì nessun altra parola per così tanto tempo che credette di esserselo immaginato, poi la porta si socchiuse e la chioma color del grano di James fece capolinio dall'angolo.

«Sapevo che ti avrei trovata qui. Scusa, non volevo disturbare, io... Ma stai piangendo?» le chiese.
Lei alzò la testa e lo guardò. Uno sguardo spento.

Lui le si avvicinò e le si sedette accanto. Shannon riusciva a sentire il suo odore, era fresco, del tipico shampoo che usano i maschi, aveva una maglietta a maniche corte blu scura e dei pantaloni da equitazione neri.

«Mi dispiace, non capisco... Cosa ho fatto?»

«Non... Niente.»

Di nuovo silenzio. Solo i respiri dei due ragazzi e lo sbuffare e ruminare dei cavalli. Doveva essere oscena, pensò Shannon. I capelli spettinati, il viso rigato di lacrime e arrossato e gli occhi gonfi. Non si era mai sentita così fuori posto.

«Ma eri tu, vero? Quel giorno nella scuderia» fece una pausa.«Ti ho riconosciuta. Dagli occhi» le disse. Il suo tono era delicato.

Shannon annuì.

«Non ci siamo ancora presentati...»

Shannon tirò su col naso e si schiarì la voce. «Io sono Shannon, Shannon Collins.»

«E io sono...»

«James Wayland» concluse la ragazza al posto suo.
Lui la guardò, ma non sembrava sorpreso. Semmai risentito.

«Come fai a saperlo? Ah, già» disse passandosi svogliatamente una mano fra i capelli.

«Pensavo... Magari potremmo essere amici?» il tono della sua voce era esitante.

«Io... Non posso.» Shanon strinse i pugni, si alzò e corse via, per la seconda volta. La rabbia era forte e sovrapposta alla tristezza. Non potevano essere amici. Lui era uno di quei ragazzi popolari che fingevano di essere interessati a te e poi ti spezzavano il cuore deridendoti e sparlandomale di te alle tue spalle. Non ci si poteva fidare. Ricordò quello che aveva detto una delle ragazze che facevano endurance: Sapete che ha mandato uno dei suoi cavalli al macello perché ormai era troppo vecchio per saltare in alto e per essere venduto a buon prezzo? Quelle parole l'avevano shoccata, e la inorridivano tutt'ora. Anche se non sembrava come suo fratello Derek non aveva nessuna intenzione di frequentarlo. Un lampo le riportò l'immagine del viso di James quando gli aveva detto di no. La speranza si era dissolta nei suoi occhi facendo posto alla delusione e alla perplessità. Sentì la sua voce che la chiamava, ma non si fermò. Corse fuori dalla scuderia e l'aria fresca la colpì schiarendole la mente. Sospirò. Sentì il viso bagnato. Stava piangendo, di nuovo. Da quando piangeva per così poco?

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