~ Capitolo quattro ~

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«Sei pronto a scoprire chi sei?»

Quella domanda rimbombò più volte nella testa di Erik che, ormai nel panico, era rimasto completamente immobile, con gli occhi di ghiaccio sgranati. Le scintille blu gli danzavano intorno vorticosamente, in attesa di una risposta, continuando a borbottare e a sussurrare.

«P-perchè? Chi... chi sono?» chiese tremando incontrollato, non sapendo cosa quelle voci avrebbero potuto rispondergli.

«Oh, questo non sta a noi rivelartelo. Rimarresti troppo sconvolto. Possiamo però garantirti che non tarderai a scoprirlo da solo. Per adesso, vieni qui. Tocca una di noi. Forza, non avere paura» mormorarono in coro le fiammelle, avvicinandosi a lui.

Il ragazzo parve pensarci su: poteva fidarsi di una voce della quale non conosceva la fonte? Poteva arrischiarsi a compiere un gesto del quale non sapeva le conseguenze? Tutto ciò che stava vedendo stava accadendo davvero? Ma poi, cosa è vero e cosa illusione? Cosa è sogno e cosa realtà?

Intorno a lui c'era il vuoto: era come sommerso in un mare fatto d'aria, come se stesse fluttuando attraverso un cielo notturno puntinato di baluginanti stelle azzurre, che continuavano a insistere, a chiedergli di avvicinarsi, di avere coraggio. Tutte quelle voci cominciarono a rassicurarlo, e dentro al suo cuore si accese un fuoco scoppiettante, che divampò rapido nel suo spirito come un incendio: aveva preso la sua decisione.

"Lo farò" pensò tra sè.

Allungò la mano verso una di quelle scintille, che divenne ancora più luminosa e cominciò a chiamarlo più forte. La sfiorò con la punta di un dito: era gelida, ma non gli dava fastidio. Appoggiò interamente il palmo. All'improvviso, tutte le fiammelle si unirono a quella che aveva toccato: se all'inizio la figura di cui avevano assunto le sembianze aveva contorni indefiniti, piano piano questi si delinearono sempre più, finché non diedero origine a una forma precisa. Erik sussultò, di fronte a ciò che si trovava di fronte a lui: un ragazzo dalla pelle diafana e dagli occhi freddi, del tutto uguale a lui. Lo fissava con superiorità, la crudeltà impressa nelle iridi color ghiaccio. Chi poteva essere? Un fuoco fatuo? Uno spettro?

«So cosa ti stai chiedendo, Erik Gondar» cominciò a dire la figura trasparente, tremolando al vento come le scintille da cui era costituita. «Ma no, io non sono un fantasma. Io sono la tua anima».

«L-la mia... anima?» balbettò il giovane, cercando inutilmente di indietreggiare.

«Esatto. In particolare, sono quella parte della tua anima che delinea ciò che sei stato, che sei e, soprattutto, che sarai. Contento di fare la mia conoscenza?» chiese lo spirito, sorridendo. Erik non sapeva come rispondere, se non per mezzo di mugolii impercettibili. «Come immaginavo... Il tuo cuore è troppo debole per accettare queste rivelazioni» concluse, scuotendo la testa.

Il ragazzo si indignò all'udire quelle parole: «Ti sbagli! Io non sono affatto debole!»

L'ombra sghignazzò: «Ah, sì? Beh, se ne sei così convinto, allora trova il coraggio di accettare l'evidenza, anche quando sembra assurda».

«D'accordo, lo farò» borbottò Erik abbassando la fronte.

Il ghigno sul volto dell'anima si allargò: «Ora inizi a ragionare! E ciò è un bene, visto che da questo momento in avanti dovremo convivere».

«C-convivere? In che senso? Se tu sei la mia anima, non ti saresti già dovuta trovare dentro di me?» domandò il giovane, picchiettandosi il petto con l'indice.

«Oh, come sei ottuso! Proprio non ci arrivi? Io sono sempre vissuta dentro di te, ma ero intrappolata. Tu, oggi, mi hai liberata. Quindi, stringimi la mano, e ti svelerò la tua vera identità».

L'erede di Frost Soul (Vecchia versione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora