~ Prologo ~

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In un tempo molto lontano, ormai sprofondato in fondo all'abisso del tempo, dimenticato e sepolto nell'oblio, tutto era diverso. Non c'era la neve a ricoprire con il suo soffice mantello bianco le vette aguzze delle Montagne del Sole. I monti non erano sfiorati da violente tempeste. I fiumi scorrevano liberi e vivaci, il vento, fresco e pulito, soffiava pieno di vita tra l'erba e le foglie degli alberi. Gli animali si aggiravano indisturbati per i boschi ombrosi, senza temere nessun pericolo, perché nessuno li avrebbe attaccati.

Il sole regnava sovrano lì sulle montagne, scaldando l'aria con i suoi tiepidi raggi e addolcendo gli animi delle persone che abitavano nella valle. A lui, l'unico e vero imperatore del territorio, gli uomini avevano dedicato il nome del loro villaggio e delle loro montagne.

Risuonava nell'aria il dolce canto degli usignoli, ad accompagnare le lunghe ore di lavoro degli abitanti del Villaggio del Sole, che diligenti zappavano il terreno avvolti dal caldo e dalla luce, per poi raccogliere i dolci frutti della terra.

Il sole, pietoso, accarezzava con le sue mani bollenti le pelli sudate dei contadini laboriosi, che lo ringraziavano con sorrisi lieti e affaticati.

Nel tempo si è perso il ricordo di quella spensieratezza che accomunava gli uomini, pacifici e ignari delle loro differenze. Per loro tutto ciò che contava era il lavoro: la loro vita era scandita dal susseguirsi lento e ripetitivo delle stagioni, dalla semina e dalla raccolta.

Anni e anni tutti tra loro uguali. Non accadeva mai nulla. Il mondo era addormentato, immobile, silenzioso, come avvolto da una notte perenne.

Allora la magia era sconosciuta, assopita nei meandri del cuore degli uomini, rinchiusa da un sigillo quasi infrangibile. Nessun uomo era consapevole dell'esistenza di quel sigillo, che era impresso nell'anima nel momento della nascita e controllato da un unico, misterioso cristallo, quindi nessuno sapeva come spezzarlo e liberare la propria magia interiore.

Era sconosciuta l'identità di colui che aveva impresso quel sigillo, così come la motivazione che l'aveva spinto a fare ciò, ma oggi, con ciò che è successo, le risposte sono tutte note. Oh, se solo il potere fosse rimasto addormentato come in quel tempo così oscuro, dimenticato! Tante vite innocenti sarebbero state risparmiate. Ma il bene non sempre trionfa sul male.

La verità non poteva rimanere nascosta a lungo, neanche a quegli uomini spenti, miseri, intenti solo al lavoro, alla semina e alla raccolta.

Il creatore del sigillo sapeva bene cosa sarebbe successo se un uomo avesse scoperto la magia che risiedeva in lui: il male si sarebbe fatto spazio dentro il suo spirito e avrebbe portato solo morte, rovina, distruzione.

Chi ha il potere, infatti, desidera averne sempre di più, fino ad arrivare a minacciare l'equilibrio del mondo; chi non ne conosce l'esistenza, non ne sente la necessità.

In una notte nera e senza stelle, il segreto fu svelato. Il sigillo fu spezzato, la magia risvegliata. Ma come poteva lui, ancora un bambino, sapere a cosa avrebbe portato quel gesto così innocente?

Gli occhi del giovane, prima grigi e spenti come il cuore suo e di tutti gli altri membri del popolo, si colorarono di un azzurro chiarissimo. Da quel momento tutto cambiò.

Il cuore del fanciullo divenne di ghiaccio e la sua anima gelida, proprio come i suoi occhi. Il male, a lungo imprigionato dal sigillo insieme alla magia, risorse e tornò in breve a sottomettere il mondo.

Il potere si impossessò di tutti gli uomini, che persero quella quiete che per anni li aveva distinti.

Quel bambino giocoso e innocente divenne un uomo crudele e violento, che, proprio come aveva predetto il creatore del cristallo, portò la morte e la distruzione tra le Montagne del Sole, se ancora così si potevano chiamare: piogge incessanti cominciarono a battere sulle capanne del villaggio e sulle anime degli uomini, rendendole fredde. Il sole venne oscurato dalle nuvole per quasi tutti i giorni dell'anno, mentre le montagne divennero gelide, quasi invivibili.

Una maledizione fu incisa in quegli occhi di ghiaccio, gli occhi di colui che aveva scatenato tutto, che aveva riportato il male nel mondo per via di un semplice, piccolo, fatale errore:

«La tua discendenza sarà condannata. I tuoi occhi saranno la tua rovina, e con essi collasserai.
Coloro che hanno il ghiaccio nell'anima saranno odiati, temuti, sterminati.
Non uno sarà accolto, non uno incontrerà la pace, non uno si salverà dalla nera morte.
Che tu sia maledetto, Frost Soul».

L'erede di Frost Soul (Vecchia versione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora