Chapter 4.

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Tra vari shooting e appuntamenti, la settimana è passata in fretta anche se sommersa nella sua solita frenesia. Armata di tanta pazienza, flash sparati sul volto, molteplici truccatori, parrucchieri e costumisti al seguito, sono arrivata al sacro weekend. "Sai bene che per questi tre giorni non esisto per nessuno, ti amo da morire ma da ora fino alle 20:00 di domenica sera, il mio cellulare farà un bel viaggetto in modalità aereo." - sgomitando cerco di farmi strada nella folla di gente e, con il telefono bloccato tra la spalla e la guancia, mi ritrovo ad imprecare silenziosamente pregando di trovare Johnny.

"E va bene, chiederò a qualcun altro ma sappi che questa me la paghi, biondona ossigenata." - sorrido per il solito tono gentile e delicato che Elisa usa con me. Finalmente trovo Jonathan immischiato nella marea di gente e gli porgo immediatamente il vassoio con le birre.

"Ehi abbassa la cresta leoncino e smettila di fare quella faccia, - dico sapendo alla perfezione che adesso ha la fronte aggrottata e un mezzo sorrisetto sulla labbra. - ti verranno le rughe e tu odi le rughe." - ridacchio e prendo il cellulare tra le mani che ora sono libere. Faccio segno a John di andare avanti così da non perdere i posti e mi metto in fila per prendere da mangiare.

"Vero... io odio... rughe, credo proprio che... fare... bella skincare ades- so." - in sottofondo sento il fastidiosissimo rumore del phon e, con l'aggiunta del trambusto che c'è alle mie spalle, non riesco a capire quello che dice.

"Pronto? Eli c'è qui c'è un casino assurdo e non sento nulla, ti richiamo io." - aspetto una risposta sperando che sia minimamente comprensibile, quest'ultima però, arriva del tutto ovattata alle mie orecchie. Decisa a richiamarla una volta tornata in hotel, chiudo la chiamata e rimetto il telefono in tasca aspettando che arrivi il mio turno.

Nel frattempo mi guardo un po' intorno e quello che vedo mi fa sorridere: l'esterno dello stadio è stracolmo di persone con la faccia dipinta con colori della loro squadra del cuore. Alcuni bambini mi passano davanti rincorrendosi l'un l'altro con una palla in mano, altri tirano i loro genitori verso gli stand dello zucchero filato, ci sono ragazzi di tutte le età che si spintonano ridendo e prendendosi in giro mentre parlano del primo tempo appena finito. C'è gente che indossa la maschera della mascotte della loro squadra, chi invece non fa altro che vantarsi della sua maglietta autografata dal quarterback più forte del campionato, chi va in giro con lo sguardo perso a cercare il solito amico che si è perso tra i mille corpi urlanti, e anche qualche donna disperata che sbuffa aspettando che il marito finisca di parlare con i suoi amici di mezza età.

Poi il mio sguardo viene catturato da qualcosa di insolitamente familiare: occhi azzurri vispi ed attenti, spalle larghe, scarpe da ginnastica bianche ed un semplice pantalone blu. Ma il pezzo forte arriva alla fine, t-shirt con fondo blu oltremare sulla quale primeggia lo stemma dei New England Patriots e, come se non bastasse a mettere in chiaro il suo schieramento, il biondino ha deciso di indossare un cappellino con lo stesso logo della maglietta. Passa un vassoio con dei cestini di patatine ad un suo amico, gli dice qualcosa e, dopo un'amichevole pacca sulla spalla, lo vedo dirigersi a passo svelto verso la mia direzione. "Quando ti ho chiesto di sorprendermi non parlavo di questo." - dico quando mi è davanti, puntando lo sguardo sulla sua figura possente.

"Beh mi spiace deluderti, ma devo dire che in verità sei tu a sorprendere me, biondina." - e ci risiamo ancora una volta con questo nomignolo. Fa un sorriso sghembo, destinato però, a rompersi troppo in fretta. "Aspetta un momento, stai scherzando?!" - abbassa lo sguardo sulla mia felpa e sembra essere sconvolto.

"Assolutamente no, mi chiedo se sia tu quello che ha voglia di fare il simpatico oggi." - indico la maglia e il berretto così da fargli capire a cosa mi riferisco.

"I Giants?! Cioè tu sei venuta qui, per vedere i Giants?!" - spalanca gli occhi e abbassa di poco il mento con un'espressione scioccata in volto.

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