2. Il primo giorno di scuola

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La sveglia suonava all'impazzata. Maledetta sveglia! Avevo un postumo di malditesta della sera prima grazie alle mie care amiche mestruazioni, solitamente da me chiamate "Agnese, l'amica del mese".

Infondo non era così male averle. Erano una perfetta scusa per poter giustificare le mie reazioni scorbutiche e irritanti con chiunque si parasse innanzi a me con intenzioni diverse dalle mie.

Non sono molto rapida nel prepararmi, la mattina appena sveglia. Per me alzarmi dal letto è un trauma, come dopo l'uscita da un lungo coma. Mi rimane difficile muovere una gamba dopo l'altra appena scesa dal letto, e coordinarle nel modo più svelto possibile, al mio cervello non arrivano gli impulsi necessari. La parte più facile è vestirmi, non richiede molte fatiche, e poi, che strazio truccarsi. Mi chiedo perchè non sono potuta nascere già perfetta, con delle sopracciglia colorate invece che bionde, quasi trasparenti, delle labbra un po più carnose e gli occhi marroni, mi piacciono troppo, hanno qualcosa di dolce in loro, invece che i miei occhi azzurri, pieni di freddezza.

Per colazione ho trovato le deliziose uova strapazzate di papà, che non aveva trascorso la notte in ospedale ad operare qualcuno, altrimenti avrei mangiato quella disgustosa miscela di uova e formaggio della mamma. Per mia sfortuna, é l'unico pasto che preferirei venisse preparato da un americano che mette l'ananas sulla pizza piuttosto che da lei.

Mia madre mi aspettava in auto con un piede sull'acceleratore e l'altro sul freno, credevo volesse partecipare ad una gara di automobili da corsa, anche se la sua Mercedes non ne ha tutte le caratteristiche.

La mia nuova scuola non era molto distante, ma sapevo fare tardi anche se dovevo percorrere mezza stanza per andare a tavola in casa mia, figuriamoci per andare a scuola. Appena scesa, non mi capacitavo di quanti ragazzi carini ci fossero, ma ho notato più che altro Jennifer farsi largo tra la folla come una pop star e venirmi incontro e abbracciarmi, quasi soffocandomi.

«Ehi, Meg! Come stai? Ci siamo viste ieri, lo so, ma sai che sono sempre euforica!»

«Emh... sto bene! Okay, Jenni controllati, mi stai soffocando!».

Jennifer era la mia migliore amica, la conoscevo da quando ero piccola. Aveva solo un anno in più di me perché in prima elementare era stata bocciata per le numerose assenze, dato il fatto che sua mamma, Alisia, una donna stupenda, la sua fotocopia, che tutt'ora è in splendida forma, aveva avuto un tumore, e Jennifer non aveva nessuno che la accompagnasse a scuola. Infatti dopo essere stata bocciata, sono subentrata io nella sua vita, e anche nei suoi passaggi, quelli per andare a scuola, ovviamente! A scuola era una vera tosta, nessuno le ha mai dato fastidio perché nessuno ha mai avuto in effetti il coraggio di affrontarla. Aveva veramente un carattere forte. Una volta un bambino stava per rubarmi la merenda e lei, la mia Giovanna D'Arco, è corsa in mio aiuto, e da allora siamo diventate quel che siamo adesso, migliori amiche. E poi era così bella! Capelli castano chiaro, occhi marroni, le punte dei capelli ondulate, fisico impeccabile, come uno di quelli da modella. Certo, anche io ero magra, ma lei era una vera e propria bomba sexy!

La nostra aula non era poi così grande come me l'aspettavo, ma aveva un'aria accogliente, e soprattutto dei professori molto validi, erano tutti vestiti in abiti eleganti. Ma l'abito non fa il monaco, certo. Mi sedetti al primo banco libero e Jennifer accanto a me. Notai che aveva un piccolo biglietto tra le mani. Incredibile! Già il primo giorno di scuola era stata in grado di rimorchiare! Era sempre stata abile in questo campo, e poi c'ero io che la coprivo nelle uscite con i suoi spasimanti.

Le lezioni durarono fino alle 12:00, essendo il primo giorno. Tornai a casa a piedi con Jennifer, sapendo che mi aspettava il terzo grado della mamma, le solite domande del tipo "Allora, come è andata? Hai conosciuto qualcuno? E Jennifer è ancora fidanzata? ". La mamma era una pettegola, e per fortuna non ripresi da lei questa incredibile dote.

La prima settimana passò molto in fretta, non me ne accorsi neanche, io e Jennifer studiammo spesso insieme, anche se lei era una vera capra in aritmetica, mentre io, non che fossi un genio, me la cavavo abbastanza bene.

Passati i primi tre mesi e consegnate le pagelle, mi preparavo per essere ammessa ad uno dei concorsi di disegno più prestigiosi della mia scuola, il PAS, ovvero il Pictures Accademy Stage. Amo disegnare, mi riesce bene qualsiasi schizzo ho in mente di fare, ma non per questo non avrei trovato rivali.

Il sole di mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora