Capitolo 1

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Il telefono sta vibrando da un minuto buono nella mia borsa, ma non riesco a raggiungerlo. Ho in braccio le due scatole di documenti, come mi è stato chiesto.
Prima o poi capirò per quale motivo l'archivio di uno studio legale si trova a due isolati dalla sede. All'ingresso mostro il tesserino che tengo a stento tra le dita della mano destra, sperando che la guardia sia gentile e lo passi per me per farmi entrare. Sfortunatamente continua a ignorarmi, così mi trovo costretta a fare l'equilibrista su una gamba mentre con l'altra mantengo le due scatole. Riesco a passare il tesserino sullo scanner, grazie a non so quale agilità riprendo in mano le scatole e mi dirigo agli ascensori.

Il telefono continua a vibrare, appoggio momentaneamente i documenti a terra per farlo smettere. 

«Cosa vuoi Jack?» Rispondo un po' scocciata. Sono due giorni che faccio io tutti i lavori duri al posto suo, solo perché ho perso una stupida scommessa.

«Rilassati o non ti dico chi è appena entrato nell'ufficio di Morgan.»

«Perché dovrebbe interessarmi chi è entrato nel suo ufficio?» inserisco il telefono tra l'orecchio e la spalla e riprendo in mano le scatole, poco prima che le porte dell'ascensore si riaprano. Morgan è il mio capo, ma si occupa solo di casi assicurativi e raramente di qualche divorzio. Nessuna causa importante. Le ragazze della segreteria mi hanno detto che è stato assunto perché uno dei soci era il compagno della madre, ma io credo che sia un ottimo avvocato. Non do molto peso ai pettegolezzi, in particolare se provengono dalle ragazze della segreteria. Non esiste informazione che non passi da loro, ma questo non significa che sia tutto vero.

«Credimi,» mi dice Jack, «è davvero interessante. »

Cammino fino alla sala conferenze, dove un gruppo di stagisti è stato messo a spulciare una montagna di documenti, alla quale sto per aggiungere una seconda vetta.

«Jack, ho appena trasportato quaranta chili al posto tuo.» Gli faccio notare chiudendo la chiamata. Esco dalla sala passando dalla seconda porta e lo trovo, come avevo immaginato, seduto al posto della segretaria di Madison. «Quindi o me lo dici subito o non mi interessa.»

Lui mi sorride divertito e allunga le gambe per posare i piedi sulla scrivania. Rose, la proprietaria di quella sedia, è sempre da qualche parte a fare altro. La puoi trovare al bagno, al bar per un caffè, all'ingresso per spettegolare con le receptionist, ma raramente la vedi seduta alla sua scrivania a lavorare.

«Il signor Prismore.» Annuncia con enfasi. Sentire il suo nome mi procura un tuffo al cuore e devo riflettere un momento prima di capire che si sta riferendo al padre, non a Matt. A Jack non sfugge la mia piccola reazione e corruga la fronte. «Tutto bene?»

«Si, certo.» Rispondo con sicurezza. «Ancora non capisco perché dovrebbe interessarmi.» Fingo di essere distaccata.

«Significa che ha finalmente deciso di lasciare quella strega della moglie.»

«Oppure lei ha lasciato lui, ci hai pensato?» 

Improvvisamente Jack si siede composto, riportando i piedi sotto la scrivania e fingendo di leggere l'agenda di Rose. Mi guardo intorno per capire a chi sia dovuto quel cambiamento e noto John Prismore, sulla soglia dell'ufficio di Morgan, con cui parla educatamente mentre il mio capo lo accompagna agli ascensori. Mi volto prima che possa vedermi anche lui, apro un cassetto di metallo lì vicino e fingo di cercare qualcosa tra la raccolta di ricevute e pagamenti che ci trovo dentro.

«Non ti preoccupare, sei in buone mani.» Sta dicendo Morgan.

Passato il pericolo faccio un cenno di saluto a Jack e torno a lavorare nell'ufficio di Morgan.

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