Prologo e Primo atto

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Un giorno, una cittadina come tante, era in grande fermento per l'arrivo di un personaggio noto. La donna che doveva arrivare era una attrice e regista famosissima, tutti gli adulti la conoscevano, ma i bambini non avevano idea di chi fosse. Quando l'ospite arrivò in città venne calorosamente accolta da tutti, e il sindaco le diede le chiavi del teatro dove avrebbe messo in scena un'opera teatrale con l'aiuto dei bambini, a cui avrebbe insegnato qualche trucco del mestiere.

Il giorno successivo il teatro venne riempito di bambini; alcuni erano seduti in platea, tra loro c'era Alessio che parlava tranquillamente con il suo migliore amico Simone, altri erano sul palco a prendere confidenza con la scena; lì c'era Riccardo, il fratello gemello di Alessio, che faceva il possibile per tenere testa a tre bambine che conosceva bene e che non sopportava.

La donna che avrebbe dovuto dirigere i lavori non c'era e tutti i bambini facevano passare il tempo come potevano, ovvero tra la confusione generale, finché non accadde qualcosa di strano. Alessio dalla platea poté vedere tutta la scena: sopra la testa del fratello e degli altri presenti sul palco cominciarono a calarsi, leggeri, dei fili che gli presero i polsi e li scossero a destra e a sinistra; tutti i bambini si spaventarono.

I fili cominciarono ad avvicinarsi alla platea e i presenti scappavano fuori dal teatro ad altissima velocità. Appena fuori avrebbero voluto andare dai propri genitori e raccontare la storia, Alessio avrebbe raccontato che il fratello era stato preso da un mostro sconosciuto, ma l'esterno era completamente cambiato, non erano più nel loro piccolo paesino, ma in un luogo nuovo.

Il gruppo di bambini si ritrovò nella piazza centrale, a loro sconosciuta, traboccante di bancarelle di legno, dalle quali la gente comprava cibo e cianfrusaglie varie. Sulla piazza si affacciava il balcone del Municipio, sul quale si distinguevano due figure; entrambe avevano un lungo mantello nero e due maschere teatrali bianche sul volto, una con un sorriso pressoché inquietante, l'altra cosparsa di lacrime. Dai loro mantelli estrassero le mani e cominciarono a muovere nell'aria le dita, alle quali erano legati gli stessi fili che avevano intrappolato e trascinato via molti bambini tra cui Riccardo, il gemello di Alessio.

La porta del Municipio, sottostante il balcone, si spalancò e delle persone ne uscirono, erano vestite in modo semplice e raffinato, le ragazze con delle lunghe gonne e i ragazzi con delle eleganti giacchette. Cominciarono a ballare sulle note della musica che aveva riempito l'aria. I ballerini nel loro continuo muoversi si avvicinarono ai bambini che erano appena arrivati. Uno dei ragazzi danzanti sì avvicinò ad Alessio, lo afferrò per il polso e avvicinando la bocca al suo orecchio gli disse: "Scappa, veloce, vi vogliono prendere, scappa!". E lo spinse via.

Il bambino vide il suo migliore amico Simone e lo portò via dalle grinfie di una bellissima ballerina. Scapparono, e si infilarono in una stretta via, buia, al cui ingresso era segnata la scritta "Via dell'Essere".

Mentre Alessio riprendeva fiato, Simone gli chiese perché fossero scappati via ma non ottenne risposta. Poi si soffermò sul nome di quella strada ritenendolo davvero strano infatti chiese all'amico "Via dell'Essere, che nome strano!".

I ragazzi erano in mezzo a quella piccola via e appena dietro di loro si aprì una porta che dava su un piccolo salottino da cui li accolse la voce profonda di un uomo che in modo limpidamente cupo disse: "Non è affatto uno strano nome, anzi, oserei dire che non poteva averne uno più azzeccato".

L'uomo era vestito bene, con un maglioncino verde e dei pantaloni lunghi di tela. Continuò: "Ora vi prego, avvicinatevi così vi posso vedere meglio".

I ragazzi si avvicinarono alla soglia della porta d'ingresso e l'uomo con la testa bassa si alzò dal suo posto a tavola dove era seduto. Mentre si avvicinava inciampò in una scarpa, o meglio scarpetta per le piccole dimensioni, di un rosa abbastanza acceso. Le diede un calcio per farla avvicinare ad un mucchio di scarpette di varie dimensioni ma tutte piccole e colorate. Un orribile pensiero attraversò la testa di Simone e di Alessio che raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo per domandare: "Signore di chi sono quelle scarpette?"

Il signore finalmente alzò la testa e per la prima volta i due videro il volto dell'essere: la bocca era esageratamente larga, talmente larga che sarebbe potuta arrivare fino agli occhi, se solo li avesse avuti, perché al loro posto vi era solo una superficie liscia dalla quale sbucava a mala pena il naso. I bambini lanciarono un urlo ed il signore alzò i palmi delle mani verso i ragazzi per vederli meglio, infatti, proprio lì giacevano i suoi occhi.

"Avvicinatevi bambini, so che vi siete persi, venite dentro, qui con me ci sono altri bambini con cui potrete giocare", disse. Poi allungò la mano per prendere Simone.

"No! tu ci vuoi solo mangiare!", ottenne come risposta. Alessio e Simone cominciarono a correre via e il mostro li inseguì, finché non entrarono nella via parallela, la "via del non Essere". L'uomo smise subito di seguirli, cominciò a muovere i palmi in tutte le direzioni, come se non vedesse più i bambini, e tornò nuovamente della sua dimora a pancia vuota. Non solo lui era a pancia vuota, anche i due ragazzi erano molto affamati, perciò non poterono evitare di entrare nel bar appena in fondo alla strada.

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