Capitolo IV: L'allenamento

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Senza neanche fare colazione, uscii subito dalla taverna: si, era un giorno più leggero, ma questo non significava che non mi sarei dovuta impegnare. Ionia non poteva aspettare a lungo.
Rakan tentó di starmi dietro con i movimenti, ma era ancora assonnato, e di sicuro non stava capendo.
Usciti dalla città, Rakan mi chiese il perchè di tutta quella fretta, e io glielo spiegai.
"... quindi oggi ci prendiamo un giorno di allenamento libero, va bene?" dissi io.
"Va bene, va bene, agli ordini. Ho qualche compito importante da fare mentre ti alleni?" rispose Rakan.
"No, no, ti allenerai con me. Non preoccuparti, non saremo uno contro l'altro, semplicemente ci..." e qui mi stoppai.
"Ci?"
"Niente, lascia stare" e chiusi la conversazione.

La mia voce si era come... fermata. Non per paura o qualcosa in particolare. Semplicemente, trovai molto strana la tranquillità con la quale gli stavo parlando. Ero stranamente calma, e questo mi bloccó nel parlare.

Dopo varie decine di minuti, arrivammo in un boschetto, senza anima viva. Lo trovammo per caso, ma era un buon posto per allenarsi. Era molto tranquillo.
Decidemmo quindi di stanziare lì. E decidemmo di piantare la tenda. Si, la tenda, ne avevo portata una.
Le notti alla taverna comunque costavano, quindi ogni tanto dormire fuori portava benefici. Inoltre, per noi vastayani riposare con intorno la natura è molto meglio, migliora il flusso di magia, e permette di respirare appieno.
Presi quindi la tenda, e chiesi a Rakan di darmi una mano, solo per velocizzare il processo.
Dopo aver finito, ringraziai Rakan. Ma qualcosa non tornava. Mi guardai intorno: Rakan non aveva piantato la tenda.
Gli dissi quindi di piantarla subito, così da averla già pronta di sera. Lui mosse il capo: non aveva la tenda.
A quel punto, lo rimproverai un paio di volte. Sia sul fatto di ricordare sempre cosa portare dietro, sia sul fatto di aver dimenticato la tenda.
"Scusa, scusa. Tranquilla, dormiró sul prato, non credo ci siano problemi. Non voglio importunarti" disse lui.

Avrei potuto farlo dormire nella mia tenda: dopotutto, era abbastanza grande. Ma non era il caso: si sa quanti problemi ci possono essere quando due sconosciuti dormono insieme.

Dopo aver messo a posto il necessario, iniziammo l'allenamento. Dissi a Rakan prima di tutto di osservare i miei movimenti, le mie mosse, per riuscire a darmi un supporto in battaglia. Dopodichè, iniziai. Iniziai cercando di colpire dei bersagli sugli alberi dritti nel centro. Il mio obbiettivo era quello di migliorare la mira, così da riuscire a fare un bel colpo alla testa nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
Dopodichè, mi allenati nel richiamare le piume, e rilanciare, a mio piacimento.
Le mie piume funzionano con la magia. Provengono direttamente dal mio manto, quindi sono particolari: sono solo mie, e solo io posso controllarle. Peró, lanciarle e richiamarle a mio piacimento spreca molta energia: ecco perchè mi alleno. Inoltre, ogni volta che richiamo e lancio continuamente, alleno di un minimo la mia stamina e, piano piano, riesco ad aumentarla.
Invece, a livello di movimento non ho problemi. I vastayani sono riconosciuti per essere molto veloci. Inoltre, anche se per solo qualche secondo, posso riempire il mio mantello di magia e liberarmi in aria, per poi fluttuare. Anche se ho detto "volare", non l'ho mai considerato tale: il volo a cui noi vastayani aspiravamo era un altro, non dato dalla magia, bensì dai sentimenti e dalla natura.

Continuai i miei allenamenti, per qualche ora. Spesso vidi Rakan osservarmi, altre volte lo vidi chiudere gli occhi e addormentarsi. Avrei dovuto dargli speranza? Non dava grande segno di collaborazione, e fino a quel momento non era riuscito ad aiutarmi molto.
Dopo un po', mi stancai. Si, non ho e non avevo stamina infinita. Era mezzogiorno circa, ed ovviamente avevo fame. Svegliai Rakan, e lo invitai a mangiare. Rifiutó, non sembrava avere fame.
Dopo aver mangiato, iniziai a pensare. Si, dovevo comunque pianificare le missioni, e quel pensiero mi balenava ogni volta in testa. Rakan, al contrario, sembrava molto tranquillo e senza pensieri.
Allora, un'idea mi arrivó.
"Rakan!"
"Mmh?"
"Alzati, allenati anche tu. Voglio vedere cosa sai fare"
"Sono proprio obbligato? Si sta così bene qui, tranquillo, sul prato"
"Beh, mi aiuteresti molto se lo facessi"
"Va bene, va bene, lo faccio. Posso fare quello che voglio?"
"Si. Carta bianca"

Questo fu il nostro piccolo dialogo. Dopodichè, Rakan si alzó, si stiracchió e si scrocchió quasi tutte le ossa in corpo. Si aggiustó il mantello, prese uno specchietto dalla sua tasca e si specchió. Si sistemó i capelli, dopodichè si diede un'ultima occhiata. Infine rispose lo specchietto nella tasca.
Ora che lo osservavo bene, era molto alto. O perlomeno, molto più alto di me. Inoltre, il suo fisico sembrava molto allenato: non me lo sarei mai aspettato, da uno come lui.

Quindi, inizió l'allenamento.
La prima parte dell'allenamento fu la cosa più noiosa della mia vita.
Corse. Corse tutto il tempo. Letteralmente, avrà fatto più di un'ora di sola corsa, se non di più. Il bello era che era senza sudore, come nuovo. Era predisposto per la corsa? Sapeva fare solo questo?
La risposta è no. E lo scoprii poco dopo.
Si fermó, prese un bel respiro e scattó in avanti. Scattó verso una zona piena di tronchetti e foglie appassite.
Qui, notai un qualcosa di fantastico.
Infatti, terminato lo scatto, eglì balzó in alto, facendo balzare insieme a lui tutte le foglie e i tronchetti nei dintorni.
Quando balzó, sentii il mio corpo come in risonanza... Non saprei, sembrava comprendere quel tipo di magia.
Si, era magia anche la sua. I vastayani possedevano tutti un po' di magia, ma solo alcuni potevano esprimerla in questo modo. E Rakan, come me, era uno di quelli.

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