Capitolo uno

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《Se la vita ti ruba qualcosa, a volte devi riprendertela.》-Storia di una ladra di libri

Dunque eccomi qua... allora, dov'ero rimasta? Ah, sì, stamattina al cimitero.

Okay... me ne stavo seduta sull'erba, stringendo il mio niente in mano, ed esprimendo quel desiderio di tornare indietro per salvare un po' del mio tutto, con l'amara consapevolezza che non si sarebbe avverato, perchè uno queste cose le sa. Lo sa che non si può più portare indietro chi se ne va, ma non vuole accettare la realtà, perchè vivere in un sogno fa meno male ed è più semplice. Tuttavia, non è di un sogno che vi voglio parlare, per quanto la storia che sto per buttare giù lo sembri a tutti gli effetti. Dunque, l'erba era troppo bagnata, l'aria troppo fredda e il sole troppo caldo, quella mattina, o forse era semplicemente il fatto che il mondo era meno bello senza di Kevin. Insomma, esprimevo questo desiderio, presa dallo sconforto e abbandonata a vecchi ricordi che mi rammentavano quanto avevo perso e poi ho sentito dei passi lontani. 

Ho drizzato la schiena e mi sono asciugata gli occhi. Stava arrivando qualcuno e io non volevo fare pena. Abbiamo sempre paura di mostrare il nostro dolore, questo è risaputo, e credo che il motivo sia che il dolore è come un compito di matematica andato male: non piace a nessuno e nessuno vuole diffondere l'informazione per essere consolato da chi ha collezionato un'altro 9. 

In ogni caso mi sono alzata in fretta in piedi, sbattendomi giù la terra e l'erba dai pantaloni, e mi sono ricomposta, cercando di fingermi una normale parente del defunto, che era venuta a portargli un saluto.

Ma nessuno ci avrebbe creduto.

Una ragazza giovane ed emotivamente molto colpita che sta davanti alla tomba di un ragazzo altrettanto giovane e che gli poggia dei fiori accanto alla lapide... Dai, era palese che ero la sua ragazza. Quindi in un primo momento ho pensato che la persona appena entrata in cimitero stesse venendo verso di me per controllare che stessi bene e che non stessi svenendo, o magari semplicemente per curiosare, l'hobby preferito di tutti, che lo ammettano o no. Del tipo:"Guarda lì, quella povera anima! Ha dei fiori orribili, ai parenti non fregava proprio di lui." oppure: "Quella povera bambina... cosa aveva, la leucemia?" oppure ancora:"Cavolo, ha vissuto tanto, però, 87 anni!"

I cimiteri raccontano mille storie, è vero, ma credo che siano come mille scrigni chiusi a chiave e la chiave non dovrebbe essere per tutti, ma per chi ha amato quelle persone in vita. È come raccontare di un libro bellissimo che hai letto. È finito, ma sei tu a raccontare cosa ha significato per te, non chi non ha alba della trama. 

Chiunque fosse quell'anziana che era entrata dal cancello sghembo del cimitero e veniva verso di me, non la sapeva la trama della vita di Kevin, né della mia, quindi non la volevo vicino alla sua tomba. So che forse era un pensiero egoista, c'erano tante persone che avevano amato Kevin in vita e per quello che ne sapevo io, quella vecchietta magra e con una lunga gonna poteva essere una di loro, ma nessuno lo aveva amato come me, questo era certo. Volevo un momento per me, per me e lui e volevo davvero solo piangere, non mi sembrava di chiedere tanto, ma la donna continuava a camminare verso di me e più si avvicinava, più nella mia mente si definivano meglio i suoi lineamenti.

Uno, due passi...

La gonna era troppo lunga.

Tre, quattro passi...

La donna aveva i capelli bianchi e profonde rughe le solcavano il viso, segnando i suoi anni come fanno le venature nel tronco di un albero.

Cinque, sei passi...

La donna zoppicava.

Sette, otto passi...

Non l'avevo mai vista. Ne ero sicura.

"If only..."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora