Capitolo sette

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«Non vivono sino alla morte se non quei molti che restano fanciulli tutta la vita.» -Giacomo Leopardi


Tutto quello che seguì si confuse nella mia mente, appannata un po' dal racconto che Lauren mi aveva appena fatto conoscere e un po' dal colpo di genio assolutamente inaspettato di Niall. Fu lui a continuare la conversazione con Lauren, dimostrandosi forse più coinvolto di quanto lo fossi io. Per quanto riguarda me, me ne stetti in un angolino, in silenzio, spostando gli occhi da Niall a Lauren e cercando di seguire i loro discorsi, senza tuttavia riuscirci davvero. Avevo la mente piena di pensieri e, esattamente con lo stesso principio per cui con un ago ci si punge facilmente, ma i fachiri riescono a sedersi su una moltitudine di aghi senza sentire dolore, un mucchio di pensieri accavallati creano l'esonero ad ascoltarne uno singolo.

Tutto quello che sentii fu, ad un certo punto, la mano di Niall stringersi attorno al mio polso e trascinarmi fuori dalla casa di Lauren. Faceva freddo in giardino e la musica continuava a pulsare, esattamente come quando eravamo arrivati qualche ora prima. Era buffo pensare che, entrando in quella casa io avevo accompagnato Niall, ubriaco, e adesso lui stava accompagnando me. 

Mentre l'erba bagnaticcia o forse ghiacciata, non so dirlo con certezza, scricchiolava sotto i miei piedi, piano piano frammenti delle parole che Niall aveva rivolto a Lauren mi si fiondarono in testa. L'aveva convinta a mollare, a lasciare in pace Kevin, di questo ero sicura. 

Attraversammo in pochi secondi il cortile dove la gente stava ancora ammassata a saltare a ritmo di musica e io, avvicinandomi al corpo di Niall con il bisogno inusuale di sentirmi protetta, mi resi conto che non mi aveva parlato, nemmeno una volta dopo il racconto di Lauren. Era sconvolto tanto quanto me? Anche per lui le rivelazioni di Lauren erano state agghiaccianti? Dopotutto l'aveva tradito, pensai, e mi fece schifo il suo vestito che portavo addosso.

Una volta superato il cancello ci ritrovammo sulla strada con un taxi parcheggiato al margine. L'aveva chiamato Niall, probabilmente. Aveva preso in mano il controllo della situazione e mi chiesi come sarebbe andata se non l'avessi portato con me. Rabbrividii e non fu solo per il freddo.

''Salve.'' il tassista ci salutò quando Niall aprì la porta posteriore, spingendomi dentro la vettura.

''Buonasera.'' salutai trascinandomi fino al sedile dalla parte opposta, per lasciare posto a Niall che stava entrando dalla stessa porta da cui ero passata io.

Niall dettò l'indirizzo al conducente, dopo di che, il taxi si mise in moto e il rumore del motore sovrastò piano piano la musica. Mi sentii sollevata, guardando la casa di Samantha e di una sola cosa fui certa: non ci avrei mai più messo piede.


''Hai freddo? Vuoi una coperta?''

''No, grazie, adesso mi scaldo piano piano.'' risposi a Niall, sedendomi sul suo divano e stringendomi tra le mie braccia tremanti.

Niall mi fissò per un momento, ed io fissai lui, aveva gli occhi lucidi e un'espressione stanca. Poi scosse la testa ed aprì una cassettiera sistemata in un angolo, estraendone una coperta rossa. Me la porse e io sospirai.

''Ti ho detto che non serviva.'' lo intimai, ma la afferrai e me la gettai addosso, sentendo subito sollievo. Niall prese posto accanto a me, poggiando le braccia sulle ginocchia, con la testa piegata in avanti, con il tipico atteggiamento di chi sta pensando a qualcosa di importante, qualcosa che lo tormenta.

''Mi dispiace per Lauren.'' feci, a mo' di scusa, ma Niall scosse di nuovo la testa.

''Ha avuto quello che si meritava.''

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