Sono uscito dalla casa velocemente, sbattendo la porta di ingresso. Scendo le scale correndo.
Un milione di emozioni si stanno battendo in me per decidere quale sarà a prevalere. Rabbia, gelosia, frustrazione.
Poi tristezza, delusione. Dopo aver già percorso diversi metri dal palazzo, inizia a piovere.
Come aveva potuto? Non riesco a togliermi quella scena dalla testa. Quella mattina avevo bussato alla sua porta, una, due volte. Nessuna risposta, ma era aperta. Entro, 'C'è nessuno? Astrid, sei in casa?'. Nessuna risposta. Arrivo fino al soggiorno, non c'è nessuno. Strano, dico, se è uscita come mai la porta è aperta ? In quel momento ho avuto paura che le fosse successo qualcosa, che fosse in pericolo. La paura si fa più forte quando vedo qualcosa sul pavimento della cucina. È la collana che le ho regalato, insieme alla promessa che sarei stato suo per sempre. Non se l'è mai tolta da allora. Mi giro e vado verso la camera da letto. Forse stava riposando, in quel caso sarebbe stato meglio non disturbarla. Mano a mano che mi avvicino, inizio a sentire dei rumori. C'è qualcun altro con lei ? Inizio a camminare con un passo più spedito, arrivo davanti alla porta della camera. Con un po' di esitazione la spalanco. E vedo proprio quello che pensavo, ma che fino all'ultimo momento ho sperato non fosse la realtà. Astrid era in casa, stava bene, il mio primo pensiero è stato 'Grazie a Dio'. Ma subito qualcosa ha attirato la mia attenzione. C'era un uomo con lei, qualcuno che però io non conoscevo. Sembrava alto, per quanto io potessi capire vedendolo solo in parte, abbastanza allenato. Si stavano baciando, per diversi secondi non si accorsero nemmeno della mia presenza. Ci misi poco a realizzare cosa stava succedendo. Così adesso sono qui, da solo con i miei pensieri, a camminare, quasi correndo, sotto la pioggia.
Non ho una destinazione, non so cosa fare, dove andare. Mi sento distrutto, come se il mio cuore fosse diventato una voragine che mi prosciuga dall'interno. Lo squillo del mio cellulare mi distoglie per qualche secondo dai miei pensieri. Mi fermo per rispondere, tiro fuori il cellulare dalla tasca della giacca verde che avevo addosso. Non era impermeabile, perché non si prevedeva che avrebbe piovuto. Sembra che la pioggia sia stata improvvisa e inaspettata, la chiamerei un'amara coincidenza.
È Astrid, ignoro la chiamata e, dopo aver rimesso il telefono della giacca, riprendo a camminare. Il telefono squilla altre quattro, forse dieci volte. Non le conto, non mi importa più. La piazza è vuota, con la pioggia sono tutti in casa a ripararsi. Mi siedo lentamente su una panchina la cui vista dà sui palazzi vicini. Osservo le finestre, vedo le luci che si spengono e si accendono negli appartamenti. Penso, chissà se sono felici. Chissà se anche loro hanno una voragine nel cuore, o al contrario sono così tranquilli da dimenticarsi dei loro problemi. La voragine si fa più grande. Mi accorgo di state piangendo, le lacrime si confondono con la pioggia. Penso di andare a casa, ma la parola non suona più allo stesso modo. Il mio appartamento non sembra più casa. Perché casa era dove c'eri tu, adesso mi sembra di non averne.
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Forbidden Love|Hiccstrid One Shots
FanfictionEra una mattina d'inverno. Il cielo era coperto e dalle nuvole sembrava che stesse per iniziare un temporale. Guardai Hiccup. Dormiva accanto a me, così tranquillo, senza preoccupazioni. Mi alzo cercando di non fare rumore.